Dalla smobilitazione di grandi armate, dei due conflitti mondiali, tornò alla vita civile una sopravvissuta massa di soldati, per la maggior parte feriti, mutilati ed invalidi permanenti. In tali circostanze post-belliche fu molto difficile reintegrare nella vita economica dei singoli Paesi milioni di uomini costretti ad abbandonare il proprio lavoro per andare al fronte. In casi più estremi molti reduci non ottennero la giusta ricompensa e parte di loro visse chiedendo la carità. Solo con la nascita dell’associazionismo dei combattenti e reduci si ebbe l’opportunità di creare luoghi di ritrovo, dove perpetrare lo spirito comunitario del cameratismo in guerra, difendere la memoria dei commilitoni caduti, aiutare soprattutto i reduci e dare un forte contributo riformatore della società.
In onore della Patria, degli ex combattenti italiani testimoni delle barbarie delle guerre mondiali, nonché dei caduti che versarono il sangue per difendere le nostre terre, cui noi saremo sempre grati per i loro gesti estremi, Difesa Online ha partecipato domenica scorsa all’inaugurazione e riapertura di un’antica sede dei Combattenti e Reduci dei due conflitti mondiali, del Comune di Giffoni Sei Casali, in provincia di Salerno, risalente al 1921, la cui sede fu donata ai Combattenti dal benefattore italoamericano Giovanni Cifrino. In tale evento è stato intervistato Pietro Biscardi, vice presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (ANCR), reduce della seconda guerra mondiale ma soprattutto del periodo dell’8 settembre 1943, uno degli eventi più brutti che vissero gli italiani durante la guerra.
Pietro Biscardi, ritiene che l’associazionismo dei combattenti oggi si possa assumere il compito di agire per prevenire ed impedire nuove guerre?
Certo, ormai gli eserciti sono armate di pace e si spera che guerre non ce ne siano più, anche se, come lei sa, le guerre sono nate con l’uomo. Con la riforma dell’art. 5 dello Statuto dell’ANCR si è consentita la partecipazione dei simpatizzanti all’associazione, in modo che questi ultimi abbiano gli stessi diritti dei combattenti, possano soprattutto mandare avanti le finalità dell’ANCR, evitare che i caduti delle due guerre siano dimenticati e agire nella vita sociale per impedire o prevenire futuri conflitti.
Il combattentismo può ancora oggi partecipare alla promozione di riforme per rinnovare la società civile?
Certamente e collegandomi con la risposta di prima, sarà soprattutto compito dei simpatizzanti trasmettere i valori dell’ANCR.
È vero che nella Grande Guerra soldati, pur estranei tra loro, si avvicinarono a legami di fratellanza e di sacrificio più forti che in qualsiasi amicizia nel tempo di pace?
Si, questa è una verità acclarata. Bisogna però ricordare che già nel periodo della ferma militare obbligatoria i ragazzi del Sud Italia venivano mandati nelle caserme del Nord Italia per consentire una maggiore integrazione di gruppo. Questo spirito di fratellanza, soprattutto come necessità, si rafforzò fra i soldati nei campi di battaglia.
Quali sono stati i suoi ricordi dell'esperienza in guerra e quali sono state le sue impressioni dopo la fine del secondo conflitto mondiale?
Feci parte dell’esercito regio nel 4° reggimento autieri di Verona dal febbraio del 1943 all’agosto dello stesso anno. Mi trasferirono da Verona a Pescara a fine agosto per difendere le coste adriatiche. A seguito dell’armistizio dell’8 settembre del 1943 superai le linee di fuoco, tornando a piedi dall’Abruzzo a Potenza in Basilicata come sbandato e mi presentai al distretto militare di Potenza dell’esercito regio che mi assunse all’ufficio matricole. Successivamente il Ministero della Difesa emanò un’ordinanza che prevedeva la dichiarazione integrativa di due mesi in zona d’operazione. Nell’aprile del 1944 mi fu dato il congedo illimitato. Quando arrivai a Potenza trovai una città che era stata bombardata e la gente naturalmente cercava di riprendere la vita civile, nonostante le difficoltà. Con l’arrivo degli Alleati la popolazione fu fornita di ogni mezzo di sostentamento.
La ringrazio a nome della redazione, augurandole migliori auspici nel suo incarico di mantenere viva la memoria dei combattenti e reduci.
Grazie a lei e auguri alle nuove generazioni di poter avere un destino diverso dal nostro e sperare di poter vivere sempre in pace.