Il concetto del de-briefing, per tutti i livelli operativi, è un'operazione essenziale per capire le criticità e i successi di un esercitazione o di una missione e farne tesoro per il futuro. Difesa Online ha voluto approfondire le dinamiche che si celano dietro una delle più complesse ed articolate esercitazioni multinazionali alle quali l'Italia ha preso parte di recente.
Perché questo approfondimento avesse valore assoluto siamo andati a parlare direttamente con coloro che hanno vissuto di persona questa esperienza.
La Swift Response 2015 è un'esercitazione multinazionale che ha visto impiegati tutti i reggimenti di fanteria paracadutisti della brigata paracadutisti Folgore e il 4° reggimento alpini paracadutisti.
A oggi, si pone come la più imponente attività aeromobile degli ultimi 70 anni, dopo l’operazione Market Garden.
Il generale Iannucci - comandante della brigata paracadutisti Folgore - ci spiega quale è stato il percorso di questo progetto.
Il progetto nasce su iniziativa americana. In particolare, il 1st brigade combat team dell’82nd, è stato designato quale forza di reazione rapida USA, in grado di intervenire ovunque nel mondo, quale unità prontamente utilizzabile. Dovevano quindi ottenere una validazione della loro prontezza d'impiego. La validazione ha dato spunto agli Stati Uniti per coinvolgere altri reparti paracadutisti per una grande esercitazione aeromobile congiunta.
I vertici militari di tutti i paesi interessati sono quindi stati coinvolti , al fine di definire obiettivi e un intento di comune interesse da raggiungere.
Lo Stato Maggiore Esercito ha dunque affidato alla Folgore il compito di prendere parte alla Swift Response 2015, rappresentando l’Italia, assieme al 4° rgt. Monte Cervino.
Come può immaginare per noi è stato un banco di prova importantissimo, forse il più importante di tutto l'anno.
L'esercitazione si è svolta in quattro nazioni diverse - Bulgaria, Romania, Germania ed Italia - con 11 paesi coinvolti e circa 5.000 uomini sul terreno.
Sono inoltre stati dispiegati 49 aerei di 5 nazionalità diverse solo per le attività di aviolancio e sono stati usati contemporaneamente ben 3 tipi diversi di paracadute.
Numeri che noi, da soli, sul suolo nazionale non potremmo permetterci.
La Swift Response è pertanto il frutto della necessità americana di testare la prontezza dei propri uomini sul campo in caso di reale attivazione.
Come è passata dall'essere la validazione di una brigata ad essere la più grande attività addestrativa del 2015?
Il generale ci fa notare che "è importantissimo, anche per un esercito come quello americano, l'interoperabilità con altre forze multinazionali, in particolare tra le unità paracadutisti. Questo concetto di interoperabilità è quello intorno a cui ruota tutta l'esercitazione.
Aver coinvolto così tanti Paese significa aver voluto mettere alla prova e testare in modo realistico i propri standard, in termini di addestramento, equipaggiamento e procedure.
Per noi della Folgore è stata una prova fondamentale, che trascende la validazione americana per diventare una sorta di validazione a livello nazionale. Dovevamo dimostrare di essere pronti e impiegabili anche nell’ambito di una coalizione così eterogenea e con assetti estremamente diversi. E posso dire che vi sono certamente aspetti da migliorare, devo anche ammettere che i miei uomini e donne sono stati all'altezza dei compiti loro assegnati.
Concorda con il generale Iannucci anche il comandante del reggimento alpini paracadutisti, il colonnello Radizza - Anche per noi ranger è stato un momento di grande impegno professionale. Lavorare a contatto con realtà così importanti come i nostri colleghi americani è una grande responsabilità perché devi essere all'altezza. Devi sapere cosa fare e come.
I miei uomini per quello che è stato il loro ruolo hanno assolto totalmente e con professionalità la prova dell'interoperabilità tra le diverse nazioni.
Nonostante le diversissime mentalità che ci contraddistinguono il lavoro è stato eccellente ed è straordinario vedere come con l'impegno comune si riesca a superare qualsiasi ostacolo.
Come gli addetti ai lavori sanno, quando queste esercitazioni così grandi sono programmate bisogna poi vedere cosa, nella pratica, succede sul terreno.
Il generale Iannucci e il colonnello Radizza hanno entrambi operato - per il loro livello operativo - alla pianificazione delle attività sul terreno e al loro coordinamento.
Non ci si è limitati a trattare il solo aspetto tattico di un'attivazione ma si è congiuntamente deciso che, dal generale di corpo d'armata fino ai nostri volontari, tutti, avrebbero dovuto svolgere il loro compito.
Anche il coordinamento e la pianificazione sono stati assolutamente multinazionali, entrambi i comandanti italiani sono stati inseriti in un organico con la presenza di comandanti stranieri.
Entrambi mi confermano che "i momenti di confronto e di crescita personale sono stati importantissimi.
Professionalmente abbiamo appreso che siamo sulla via giusta e non ci manca nulla per essere equiparabili ai nostri colleghi della NATO.
Professionalità e serietà sono il nostro miglior risultato."
Gli uomini del colonnello Radizza hanno condotto operazioni tipiche delle unità ranger e hanno collaborato in modo molto stretto con i colleghi tedeschi ed americani.
Le attività erano tutte orientate ad aprire un "varco" alle entry forces rappresentate dalla italianissima Folgore ed agli altri paracadutisti della NATO.
Il ruolo di Forza per Operazioni Speciali ( FOS ) è stata rispettata sul terreno dagli alpini paracadutisti, mostrando come il nostro paese disponga di forze altamente specializzate e con competenze ampie per operazioni molto complesse.
E' significativo come tutti gli uomini del colonnello Radizza lo abbiamo verificato: "abbiamo riscontrato di persona che l'addestramento nazionale ci è servito moltissimo. Gli americani dispongono di operatori - a livelli più bassi - con poca esperienza sul campo perché la loro rafferma è di soli 5 anni, in media. Noi invece abbiamo personale con almeno 10 anni di esperienza e diverse missioni come background individuale. La diversità di conoscenza si colma con una logistica che punta alla perfezione e assetti che dispongono di qualsiasi bene utile all'assolvimento del compito. Noi italiani, in particolar modo le nostre unità, pur non disponendo di beni in quantità illimitate sopperiamo a qualche carenza materiale con l'esperienza degli anni. "
L'addestramento è dunque alla base della grande performance che parà ed alpini paracadutisti hanno messo in campo nella Swift Response.
In particolar modo l'addestramento ferreo e mirato ha permesso anche a livello tattico, con personale molto giovane, di far emergere il meglio dalle nostre forze aviolanciate.
Il tenente Membrini, effettivo al 186 reggimento Folgore, era impiegato come comandante di plotone nel 503 battaglione della 173 brigata aviotrasportata. Acconsente a spiegarci quali erano i suoi compiti e come ha vissuto questa sua prima prova internazionale.
La mia esperienza è iniziata ad Aviano con le attività congiunte di pianificazione delle operazioni.
Nonostante ci fosse già stata da parte nostra una pianificazione nazionale, in quel frangente abbiamo dovuto coordinare ed amalgamare il tutto con grande sinergia. I miei compiti e di conseguenza quelli del mio plotone si sono estrinsecati nel mettere in sicurezza un settore dell'aeroporto di Li...
In un secondo momento tramite eli-assalto con elicotteri USA UH-60 BlackHawk, abbiamo assunto il controllo e messo in sicurezza un centro abitato in prossimità di…
Le azioni erano realistiche ed adeguate al tipo ed al livello dell’unità e il livello di dettaglio è stato tale da coinvolgerci, permettendoci di dare il meglio e di apprendere moltissimo, da noi stessi e dai nostri colleghi.
Ci siamo meravigliati di quanto l'interoperabilità tra le forze - spesso diverse tra loro - fosse così alta.
Alcune difficoltà ci sono indubbiamente state, ma sono servite per farne tesoro e migliorare il nostro essere soldati e paracadutisti.
La Swift Response a differenza di altre validazioni, come quella binazionale svoltasi lo scorso anno per la brigata taurinense, non ha un contesto operativo standard ma prevede diversi obbiettivi da raggiungere.
In generale, un'esercitazione di questa portata, difficilmente può avere uno scenario troppo definito alle spalle per evitare di complicare ulteriormente la simulazione.
Come in una vera operazione militare, ogni gruppo complesso prevede un legame tra i livelli operativi.
Il capitano Zippari, in forze al 187 reggimento Folgore di Livorno, ha svolto il compito di L.O. Liason Officer (ufficiale di collegamento) tra il comandante della compagnia americano e il maresciallo italiano che comandava un plotone di circa 40 uomini.
La task force Geronimo, con cui il capitano ha lavorato, ha svolto attività aviolancistica in Romania dalla base NATO di Ramstein in Germania.
Sono stati due mesi di preparazione molto intensa, ma ripagati dall'esperienza impagabile con gli altri colleghi stranieri.
La conoscenza di materiali e procedure diverse accresce il bagaglio personale di qualsiasi soldato arricchendolo di consapevolezza ed esperienza. Che non fanno mai male!
Vivendo questa esercitazione dopo aver già vissuto un'esperienza vera di missione internazionale posso dire che è stata davvero molto realistica e soprattutto utile.
La parte migliore? Il lancio, ovviamente!
Ovviamente la parte preferita di un'operazione militare - vera o presunta - per un paracadutista sarà sempre e comunque quell'istante in cui il paracadute si apre ed è libero di essere ciò per cui è nato.
Ma non tutti i paracadutisti nascono solo per aviolanciarsi, qualcuno, nasce per esplorare, ricercare, carpire informazioni.
Il plotone esploratori è stato affidato al tenente Salerni del 183 reggimento Nembo, già qualificato come esploratore in Patria ha messo a disposizione della Swift Response le sue capacità di osservazione.
Io e i miei uomini ci siamo lanciati circa 6-7 ore prima del massiccio arrivo degli altri militari.
Questo perché si potesse esplorare il terreno, vedere e conoscere la zona e verificare la presenza del nemico.
Con me avevo anche dei tiratori scelti che ho inizialmente utilizzato come “sensore” a lungo raggio, per capire come si svolgeva la situazione e, naturalmente per assicurare il fuoco di copertura.
L'operazione è stata condotta in modo eccellente e tutti ci siamo prodigati come se fossimo in uno scenario reale.
In Italia ci siamo addestrati sempre e molto. Vedere ripagati i frutti di tanta fatica con un'ottima prestazione ci appaga.
Lo spirito di corpo che accomuna tutti noi paracadutisti, in tutto il mondo, mi ha colpito moltissimo.
La resilienza e l'attaccamento ai nostri compagni unisce tutti gli uomini che fanno questo mestiere, quando sei in difficoltà puoi sempre contare sul tuo compagno, di qualsiasi nazionalità esso sia!
Prima di intervistare tutti coloro che hanno materialmente contribuito a creare la Swift Response 2015 ho sentito anche moltissime sterili polemiche e mi preme sottolineare quanto affermato dal comandante Iannucci e dal colonnello Radizza.
L'Italia ed in particolar modo l'esercito, quando partecipa a queste esercitazioni, non sta andando a perdere la sua identità nazionale e professionale, anzi.
In occasioni come queste i nostri uomini innalzano lo standard già alto delle loro prestazioni, acquisiscono esperienza e sicurezza, dimostrano di non essere secondi a nessuno.
Gli elogi e i complimenti che abbiamo ricevuto da ogni parte ne sono l'esempio.
L'esercito italiano non si svilisce ne perde di autonomia se coordina il suo lavoro con quello degli altri paesi NATO.
Le missioni saranno sempre più orientate ad essere multinazionali per ammortizzare i costi e migliorare le prestazioni, noi vogliamo e dobbiamo essere pronti.
Modelli come quello della SR 2015 ci aiutano a lavorare meglio, senza perdere nulla e acquisendo moltissimo.
Noi tutti speriamo di farne molte altre!
Il futuro appartiene a coloro che vedono in ogni esperienza un'opportunità per migliorare se stessi e le loro conoscenze.
Il futuro appartiene a chi ha il coraggio di mettersi in discussione, di ammettere gli errori e di porvi rimedio.
Parà e ranger hanno colto l'ennesima occasione per portare quella ventata di futuro che serviva.