Alberto Li Gobbi: Guerra Partigiana - considerazioni e testimonianza di un soldato

Alberto Li Gobbi
Ed. La Nottola
pagg. 184

“Dopo 80 anni ancora parliamo di Resistenza? Ha senso?” ci si potrebbe chiedere. Non sarà che anche questo libro voglia rimestare nel dibattito un po’ stantio tra fascismo e antifascismo?

Al di là di molte polemiche strumentali dei giorni nostri, ha senso oggi a ottant’anni di distanza tentare di capire un fenomeno resistenziale e una forma di guerra (quella partigiana) che hanno caratterizzato la Storia nazionale e cui spesso si fa riferimento oggi ignorandone l’evoluzione, le caratteristiche, le dimensioni nonché le stesse motivazioni (tra loro estremamente diverse) dei protagonisti.

In quest’ottica può essere utile leggere un libro che presenta un’analisi del fenomeno resistenziale fatta a caldo da un professionista delle armi che ha saputo guardare a quel periodo con occhio tecnico, scevro da qualsiasi intendimento apologetico. Si tratta di quanto scritto guerra durante (1944) o nell’immediato dopoguerra (1950) da un ufficiale di carriera che non ha esitato a mettere a nudo i limiti della guerra partigiana che lui aveva combattuto.

Lontano dalle esaltazioni del mito resistenziale e da una lettura della guerra civile asservita a obiettivi politici di diverso colore, Alberto Li Gobbi ci fornisce una descrizione asettica del fenomeno partigiano, concentrandosi soprattutto sulla sua valenza militare. Lo stile è diretto, essenziale, privo di fronzoli, crudo anche perché gli scritti che si riportano non erano destinati alla pubblicazione, ma erano relazioni e studi elaborati per i suoi superiori militari dell’epoca.

I due documenti principali del libro (uno studio storico sulla guerra partigiana presentato dall’autore alla Scuola di Guerra nel 1950, con documenti di fonte UK, che l’autore aveva avendo operato con la "Number 1 Special Force" britannica in guerra, e la relazione presentata nel 1944 al Servizio Informazioni Militari sulle sue attività in territorio occupato). Si tratta di un’analisi a tratti spietata della guerra partigiana fatta da un protagonista che non si preoccupa di abbellire alcunché. Oltre alla memoria del proprio vissuto resistenziale, consegnata alla forma asciutta del rapporto, l’autore ci propone una lettura della Resistenza di grande interesse, che non si arresta alla fine della guerra in Italia, ma ne trasferisce gli ammaestramenti nel contesto della contrapposizione bipolare che già si stava delineando.

Alberto Li Gobbi (1914-2011), all’epoca capitano di artiglieria, reduce dai fronti francese, greco-albanese e russo, ebbe un ruolo fondamentale nella Resistenza (cui partecipò nelle diverse vesti di agente dei servizi informazioni alleati, comandante partigiano, condannato a morte detenuto in campo di concentramento e comandante di unità regolari dell’esercito italiano). Per la sua attività oltre le linee fu decorato di medaglia d’oro al valor militare, mentre suo fratello minore, Aldo (1918-1944) , morto sotto la tortura della Gestapo, fu decorato di medaglia d’oro alla memoria. Nel 1948 Ferruccio Parri scrisse di lui: “Grazie alla sua opera potemmo anche disporre dei primi campi di lancio in Piemonte. Egli svolse nelle condizioni di particolare difficoltà e pericolosità dell’inverno 1943-44, in una vasta zona comprendente Piemonte, Lombardia e Liguria, mansioni organizzative e di comando molto superiori a quelle del suo grado e le svolse in modo lodevole, dimostrando coraggio, perizia e capacità di comando non comuni”.

Dopo la guerra, lasciato il servizio, per due anni (1945-47) collaborò con la comunità ebraica per aiutare i profughi ebrei europei a raggiungere Israele, forzando il blocco imposto dai britannici. Rientrato in servizio, raggiunse il grado vertice di “generale di corpo d’armata con incarichi speciali”. In pensione fu apprezzato collaboratore del Giornale di Montanelli.

L’edizione del libro è stata curata dal figlio di Alberto Li Gobbi, Antonio (generale di corpo d’armata in quiescenza), che oltre a selezionare i testi da pubblicare, tra i vari scritti dal padre, li ha corredati di numerose note esplicative relative ai personaggi e ai fatti storici citati, che all'epoca ed in ambito militare non necessitavano spiegazioni.

L’opera è corredata da una pregevole prefazione del prof. Massimo de Leonardis (docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università Cattolica e presidente dell’International Commisson of Military History), da una importante introduzione storica del prof. Luca Alessandrini (già direttore dell’Istituto Storico Parri Emilia Romagna) e da una appassionata postfazione della professoressa Paola Del Din, medaglia d’oro al valor militare della Resistenza.

Enrico Baviera