Barbara Bellomo
Ed. Garzanti, Milano 2024
pagg.248
“Anche se questo non è un libro su Majorana, c’è in esso la volontà di ricordare il grande genio siciliano e il gruppo di via Panisperna”. Così l’autrice, storica e docente presso una scuola superiore di Catania, ci introduce a questo suo romanzo dove la protagonista è Ida Clementi, personaggio di fantasia che, per un periodo, è stata la bibliotecaria dell’istituto di fisica di via Panisperna, quando lì si riuniva un gruppo di giovani fisici costituito da Enrico Fermi, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo ed Ettore Majorana, gruppo che fece conoscere al mondo l’energia atomica.
È un romanzo storico questo, dove il mistero della scomparsa di Ettore Majorana, catanese come l’autrice e come Ida, accompagna il lettore, in una trama avvincente, fino alla fine del libro. Comunque, non è certo lo scopo della Bellomo risolvere, in queste sue pagine, il cold case relativo al famoso fisico catanese.
L’amicizia tra lui e Ida - conosciutisi quando entrambi vivevano a Catania e reincontratisi a Via Panisperna - però, fa da sfondo al romanzo dove vengono descritte, con continui passaggi tra passato e presente, le vicissitudini, dalla fine degli anni Trenta agli inizi degli anni Cinquanta, di Ida, vissuta tra Catania, Roma e Torino, vicissitudini che si intrecciano con quelle dei ragazzi di via Panisperna.
Ida, ottenuto il lavoro in biblioteca grazie alla conoscenza tra suo padre, avvocato, e Orso Mario Corbino, fisico, senatore del Regno e direttore del Regio istituto fisico con sede, negli anni Trenta, a Roma, in via Panisperna 90, fu costretta ad abbandonarlo per seguire, a Torino, Raffaele, il marito chirurgo. È pur vero, però, che suo padre “è convinto che una ragazza a diciotto anni debba pensare a mettere su famiglia, non a uscire di casa”. Pertanto, pure essendo stato lui il veicolo per ottenere quel posto, egli non accettò mai il fatto che sua figlia andasse a lavorare, considerando, quindi, quel gesto, come una sorta di ribellione. Grazie a quel lavoro, però, Ida incontrerà il vero amore, Alberto, mai dimenticato. Ma non sarà lui l’uomo che sposerà. Il padre gli imporrà un altro uomo: Raffaele, il chirurgo. “Raffaele era stato il solo modo che lei avesse trovato per sfuggire al controllo opprimente e insopportabile del padre, nel periodo più buio della sua vita”. Un matrimonio non felice, quindi, che la indurrà a una pausa di riflessione e a un ritorno in Sicilia, dove ancora vivevano la madre e il fratello. Durante quel viaggio, però, Ida sente la necessità di fermarsi a Roma, e passare da Via Panisperna. “Non sa bene perché sia lì. Forse perché quando la vita ci delude abbiamo bisogno di ricordare chi siamo stati e di cercare le nuvole dorate del nostro passato”. E lì, nella sua città, i ricordi dei suoi colloqui con Majorana si fanno più vividi. “Il seme del dissenso me lo ha piantato la lettura, se pure mia madre pensa che dipenda solo dalla mia indole”, gli disse una volta. “Ettore le sorride e le dice piano: Non preoccuparti di essere diversa. La diversità rende speciali”.
Catania, però, è anche il ricordo di un segreto, estremamente doloroso, che lei si porta dentro. D’altronde “la vita sarebbe troppo facile se si conoscessero sempre le conseguenze delle proprie azioni, se si potessero affrontare le prove della giovinezza con la maturità degli anni. Si sbaglia e si paga. Si può scendere a patti con la propria anima, ma il senso di colpa trova sempre un modo per risorgere e toglierci la pace”. E, alla fine del suo viaggio alla ricerca del suo passato, Ida si rende conto che “nella sua vita era stato quello forse il suo vero errore. Non avere mai parlato abbastanza”.
Gianlorenzo Capano