Gianluca Magi: Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura

Gianluca Magi
Ed. Piano B
pp. 196

Chi non è particolarmente addentro alle questioni della propaganda, della manipolazione sociale, della disinformazione – potremmo dire, oggi: della guerra psicologica – rimarrà sorpreso e forse sconcertato nel leggere le pagine di questo libro. Un testo che ha impegnato Gianluca Magi per anni e che lo ha visto andare alla ricerca delle fonti primarie tra cui, soprattutto, la consultazione delle ben trentamila pagine in cui si compendiano (in lingua tedesca) i diari di Goebbels. Ma, oltre a questo ricco blocco di informazioni di base, sono stati consultati anche altri materiali, alcuni prodotti da Goebbels stesso (come i testi dei discorsi), altri in quanto fonti secondarie (in Bibliografia l’autore ha riportato una selezione dei testi consultati).

Su questa base Magi ha composto un testo che è strutturato in due grandi sezioni. La prima ripercorre la vita di Joseph Goebbels (Rheydt, Renania, 29 ottobre 1897 – Berlino, primo maggio 1945) sottolineando il suo ampio contributo alle campagne di informazione, propaganda e diffusione delle idee del nazismo; la seconda espone uno ad uno gli “undici principi” che l’autore ha desunto dall’analisi che ha effettuato e che sono un compendio, attualissimo, delle più raffinate tecniche di influenzamento della mente umana e delle masse.

“La volontà di dominio dell’uomo sull’uomo, le strategie di manipolazione, il controllo sociale e l’arte dell’inganno sono antiche quanto la storia dell’umanità” (p. 9). Con queste parole si apre il testo, ben introdotto da un breve saggio di Jean Paul Fitoussi: un testo che nell’intenzione dell’autore ha lo scopo pratico di essere utile al lettore, consentendogli di difendersi al meglio dalle manipolazioni e, direi, di sviluppare nel modo più completo possibile la vigilanza e la consapevolezza di ciò che accade nel mondo. Del resto, come è stato autorevolmente detto, il nuovo campo di battaglia è la mente umana: una nuova dimensione che si affianca a quelle tradizionali e di cui si è avuta la riprova in anni recenti, in alcuni teatri di guerra – sulla complessa dimensione di ciò che si definisce “propaganda” vedi il volume di Jacques Ellul, Propaganda (Piano B., 2023).

Le cinquanta pagine dedicate a ripercorrere la vita di Goebbels sono scandite in tre “scene” e diversi “atti”, l’ultimo dei quali conduce al suicidio di Goebbels (e al suicidio della moglie Magda, la quale si toglie la vita dopo aver somministrato del veleno ai loro sei figli). Pian piano emerge il Goebbels che prende spunto dalle tecniche del commercio e della pubblicità per confezionare i suoi prodotti, sviluppando doti di influenzatore, sobillatore e catalizzatore, agendo talvolta in primo piano, talaltra nell’ombra, ma sempre al fine di usare la propaganda e tutti i suoi “trucchi” per condizionare il popolo tedesco (in una situazione socioeconomica in cui non sembra difficile proporre un nuovo verbo e sobillare i cittadini). Ecco il sapiente uso della radio e del cinema, la diffusione all’estero delle idee naziste per mezzo di una rete di giornali pubblicati appositamente al di fuori dei confini, l’uso dei messaggi a forte carica emotiva, l’astuta manipolazione di fatti ed eventi a vantaggio del Führer e della causa del nazionalsocialismo.

Di incredibile attualità è il meccanismo di costruzione di un nemico, la Polonia, inscenando una serie di elementi che giustificheranno l’invasione nazista di quel paese, con l’accortezza di non far “mai pronunciare ai quotidiani tedeschi l’espressione ‘guerra alla Polonia’, bensì ‘risposta al fuoco polacco’” (p. 49).

Ma il nucleo di questo libro sta nelle descrizione degli undici principi tattici, iniziando dal primo in cui si delinea la necessità di identificare “un” nemico e di rappresentarlo come l’origine unica di ogni male e di ogni pericolo – un sistema assai simile alla creazione del classico capro espiatorio. Com’è noto dalle tecniche commerciali, dire a una persona che un prodotto è scelto da molti – o, nel nostro caso, che un’opinione politica è condivisa pressoché da tutti – mobilizza l’istinto gregario dell’individuo per portarlo a pensare e fare come gli altri. Ma la propaganda deve usare toni emotivi forti e parole semplici – gli slogan, vuoti di contenuto ma pieni di carica emotiva, sono perfetti… Quindi, ancora una volta, i cervelli vanno manipolati sapientemente, oppure decisamente intossicati, ad esempio con l’infodemia, con un diluvio di informazioni nel quale non ci si orienta più e si finisce con il credere al messaggio più netto e persuasivo: “è come per un ricevimento: quanto più gente è invitata, tanto più stupida è la conversazione. È la condizione ideale per l’intossicazione cerebrale. Le sostanze stupefacenti sono gli slogan” (p. 133).

Come altri hanno affermato nel corso del tempo, buona cosa è ripetere il messaggio, fa diventare vero il verosimile (o l’artefatto), tenendo conto che le masse sono influenzabili come se fossero bambini pressoché analfabeti: quindi parole semplici, adatte… al meno intelligente di tutti!

Corollario: è molto utile abbassare gradualmente il livello di intelligenza e coscienza del popolo.

Il settimo principio tattico tratta della contropropaganda di cui Goebbels divenne maestro rispondendo sempre in modo rapido ed aggressivo ad ogni attacco, screditando il nemico, rivolgendogli contro le accuse, costruendo falsi nessi e false cause, oppure passando del tutto sotto silenzio ciò che veniva a galla. In questo quadro emerge anche l’uso del terrore per influenzare sia le masse, sia il nemico: “la vittoria si ottiene non contando quanti ne hai uccisi, ma quanti nei hai spaventati’, recita un antico proverbio arabo” (p. 148).

Si prosegue, così, nella lettura di queste pagine, alternando interesse e un vago senso di apprensione per ciò che si potrebbe essere indotti a pensare (e a fare!) senza neppure rendersene conto; o, almeno, senza rendersene conto nell’immediato: “è molto più semplice darla da bere che convincere le persone di essersela bevuta. O, per dirla con Mark Twain, ‘È molto più facile ingannare la gente, che convincerla di essere stata ingannata” (p. 145).

Dal principio della Semplificazione e nemico unico a quello della Orchestrazione; dal Contagio psichico al Silenziamento“delle circa cinquantamila direttive inviate dal ministero della Propaganda nazista alla stampa, un quarto erano istruzioni di silenziamento” (p. 157) – passando per la Verosimiglianza… Undici “principi di manipolazione” sottile e psicologicamente efficace, accompagnati dall’attenzione nel costruire rappresentazioni artefatte della realtà: il pensiero qui corre a ciò che si è visto di recente come l’utilizzo delle cosiddette camere di eco nel regno del messaggio virtuale, degli storytelling, e della riscrittura del passato (il tentativo di modificare gli eventi storici e soprattutto ridefinirli con interpretazioni costruite ad hoc): “se nel passato la censura operò bloccando il flusso di informazioni… oggi avere potere significa sapere cosa ignorare” (p. 123).

Diversi principi e diverse tattiche sono contrassegnati da appropriati esempi di famosi esperimenti di psicologia sociale; esperimenti che convalidano situazioni tipiche, come la pressione del gruppo sull’individuo, l’induzione del conformismo, la concreta possibilità di trarre fuori da persone ritenute e vissute come del tutto normali dei modi di agire violenti se non sadici.

In conclusione, chiudendo questo libro (certamente utile, come voleva l’autore) si può riflettere su alcune delle molteplici facce della guerra cognitiva – vedi Castiello d’Antonio A. (2023), “Vediamo le cose per quello che siamo. La guerra cognitiva dal punto di vista psicologico”. Rivista Militare, 2, 58-61 – e sulla longevità di certe modalità di gestione strumentalizzante e manipolativa delle menti umani; accadeva ieri, sta accadendo oggi. È molto, molto probabile che continuerà ad accadere domani.

Andrea Castiello d’Antonio