Gastone Breccia: Trafalgar. La battaglia navale

Gastone Breccia
Giulio Einaudi, Torino, 2024
pp. XIII+321

Un libro interamente dedicato alla battaglia navale di Trafalgar può sembrare oggi superfluo, considerata la sterminata letteratura che esiste sull’argomento, ma l’autore ha saputo offrire al lettore un testo di grande interesse e di grande spessore, riccamente e analiticamente documentato, che coniuga il resoconto delle diverse fasi della battaglia con riflessioni personali, collegamenti e approfondimenti di diversa natura. Ad esempio, una delle convinzioni che esprime Gastone Breccia è inerente allo scopo della battaglia, l’intendimento che spinse Nelson a cercare questo scontro: non salvare la Gran Bretagna da una (im)possibile invasione della Francia, bensì realizzare quel dominio sui mari che durerà poi così a lungo: “Trafalgar segnò l’inizio del dominio britannico sui mari del mondo, sostanzialmente incontrastato per oltre un secolo” (p. 251).

Il lavoro di Gastone Breccia (docente di Storia Bizantina e di Storia Militare presso l’Università di Pavia, esperto di teoria militare, guerriglia e controguerriglia, attento osservatore della storia militare contemporanea, autore di numerosi lavori) si apre con la rivisitazione della vita di Horatio Nelson, soffermandosi sulle prime esperienze marinaresche e, soprattutto, sugli apprendimenti che scaturirono da tali esperienze e che avrebbero costruito, nel tempo, quel Nelson touch di cui molti hanno parlato e scritto.

Fin dalle prime pagine, al testo fanno da contrappunto mappe e cartine che riproducono fedelmente gli schieramenti dei vascelli impegnati nelle diverse battaglie, nonché la riproduzione della prima pagina del Trafalgar Memorandum custodito a Londra presso la British Library. Ma, proseguendo con una nota sulla struttura del testo, si deve sottolineare la ricchezza dell’apparato delle Note (che occupano una trentina di pagine), a cui seguono il Catalogo delle navi (ogni nave è codificata per anno, rango, equipaggio, cannoni e perdite, ed è indicato chi era al suo comando) e alcune Appendici tra cui il Glossario minimo dei termini marinareschi. Per avere un esempio della precisione con cui è stato composto questo libro si può consultare, a pagina 78, la Tabella 2.1. dal titolo La paga mensile di ufficiali, sottufficiali e marinai, espressa in sterline (£), scellini (s) e pence (d) in cui sono declinate le retribuzioni, dall’Ammiraglio fino al marinaio semplice.

È certamente molto interessante leggere la storia delle diverse fasi della battaglia con la chiave degli stili di comando e, soprattutto, osservando lo stile di leadership di Nelson. In tal senso emergono alcuni punti costituenti lo stile di comando di Nelson: (1) l’orientamento a lasciare grande iniziativa ai capitani nel corso dello scontro, ma solo dopo aver stabilito e anche precisamente condiviso il quadro globale delle manovre e la strategia complessiva dell’attacco; (2) il dare l’esempio ai propri combattenti fino all’estremo rischio, cioè al mostrarsi impavido sul ponte di comando con la propria divisa evidentemente ornata dalle decorazione che lo rendevano facilmente visibile e riconoscibile agli occhi del nemico – fino al punto che un tiratore lo colpì a morte: “Nelson muore mentre la battaglia a poco a poco si spegne e inizia la sua leggenda” (p. XI).

Attento scrutatore degli spazi e abile nello sfruttare non solo i tempi delle diverse fasi del combattimento ma anche i momenti pur fugaci di debolezza dell’avversario, Nelson emerge come uno stratega che ama l’imprevisto e sa sfruttarlo a proprio favore, soprattutto nella ricerca del combattimento a distanza ravvicinata: “Nelson sapeva bene quanto sia inutile, in guerra, elaborare piani troppo dettagliati, perché finiscono sempre con l’essere sconvolti da elementi imprevedibili, ed è quindi meglio avere soltanto una traccia generale dell’azione” (p. 64). Capace di adattare i principi di base della guerra alle circostanze specifiche, Nelson si avvalse anche di marinai esperti che avevano ripetutamente messo in atto le manovre di base ed erano, pertanto, veloci ed efficaci nel momento in cui veniva dato un ordine.

Le diverse fasi della battaglia sono integrate dal resoconto e dall’analisi che Breccia compie sia delle fasi che precedono lo scontro vero e proprio, sia quelle – molto interessanti e probabilmente poco frequentate – di ciò che accadde dopo la fine della battaglia, quando iniziò ad infuriare una terribile tempesta che sconvolse uomini e navi: si deve, infatti, considerare che si sta parlando di macchine da guerra estremamente complesse come, appunto, erano i vascelli in quel tempo: “chi saliva per la prima volta a bordo restava stupefatto di fronte alle dimensioni dello scafo, all’altezza vertiginosa degli alberi, e soprattutto all’incredibilmente estesa e intricata rete di manovre fisse e correnti necessarie a sostenerli e a manovrare i pennoni e le vele” (p. 93).

Di Gastone Breccia si segnala la cura del volume di circa ottocento pagine L’arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz, pubblicato da Einaudi nel 2009, mentre per saperne di più di questo importante lavoro sulla battaglia di Trafalgar, e seguire un dibattito a più voci sul testo, si consiglia di visionare la presentazione/discussione del libro al seguente link:

https://www.youtube.com/watch?v=dlOCjXkKZVQ

Andrea Castiello d’Antonio