Angelo Acampora
Ed. Odoya, Bologna 2017
pagg. 222
L’autore, ricercatore storico e autore di altri saggi su spie e operazioni segrete, in questo suo libro, circoscritto in un ben definito periodo di tempo, rende noti, grazie anche a documenti desecretati di recente, le imprese ed i nomi di personaggi che, pur rimasti anonimi per parecchio tempo hanno, in qualche modo, influenzato significativamente il corso della storia.
“Gli uomini ombra italiani, in gergo le barbe finte, attrezzati talvolta unicamente del loro ingegno, furono protagonisti di operazioni straordinarie per mezzo delle quali riuscirono anche a salvare migliaia di vite. Molti di loro, accontentandosi del solo encomio dei superiori e dei referenti, non poterono mai essere decorati da una medaglia al valore perché le identità rimasero segrete anche a guerra terminata.”
La difficoltà nel reperire notizie sulle operazioni di intelligence tra il 1935 e il 1943 è dovuta sia all’autodistruzione, dopo l’8 settembre, degli archivi degli apparati investigativi italiani, sia al fatto che molti agenti caddero sul campo, altri sparirono misteriosamente, altri ancora, finita la guerra, rientrarono nell’anonimato.
Confrontati al mondo di oggi, i mezzi che tali persone avevano a disposizione per svolgere la loro attività, sembrano appartenere al “Medioevo dell’informazione.” I rischi cui andavano incontro, qualora scoperti, erano tanti. Si andava dal semplice rimpatrio, se si trattava di un diplomatico, alla prigione, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla pena capitale. Ad alcuni, però, veniva offerta la scappatoia del doppio gioco, in cambio di aver salva la vita.
Fece scalpore scoprire che un apparentemente innocuo dipendente dell’ambasciata inglese a Roma, Francesco Costantini, riuscì, nel 1935, a sottrarre dalla cassaforte documentazione segreta, senza essere scoperto, il tutto grazie al coordinamento del SIM, che aveva tra i suoi uomini colui che passerà alla storia come “il terrore delle ambasciate”, il capitano dei carabinieri Manfredi Talamo, cui “verrà appuntata una delle quindici medaglie d’oro di tutta la storia del SIM”. Quest’ultimo comandò la “Squadra P” - costituita da 12 marescialli dei carabinieri – che aveva come compito il prelievo di documenti segreti, soprattutto codici e cifrari, custoditi nelle ambasciate estere di Roma. Il Colonnello Talamo fu tra coloro che morirono fucilati alle Fosse Ardeatine.
Quello del capitano di corvetta Giorgio Verità Poeta è un nome rimasto segreto per settantotto anni, fino a quando, cioè, non fu organizzato un convegno su di lui. Esperto crittografo appartenente al misterioso Ufficio Beta del Reparto informazioni della Regia Marina (reparto che aveva come capo servizio il capitano di Vascello Mario De Monte e come comandante l’ammiraglio Alberto Lais) “era considerato il più enigmatico e al contempo il più estroverso geniale decrittatore della Regia Marina.” Morì a seguito di avvelenamento il 22 ottobre 1939. “Era appena riuscito a “sfondare” un complicato cifrario della marina francese per le comunicazioni con le navi di pattuglia con telegrammi sopra cifrati con un metodo alquanto complesso.”
Cynthia, al secolo Amy Elizabeth Thorpe, era nata nel 1910 a Minneapolis nel Minnesota. Dopo aver sposato, nel 1936, un diplomatico inglese in servizio presso l’ambasciata britannica a Washington, coltivò “una serie di rapporti di amicizia con personaggi del mondo dell’alta finanza e della politica (oltre che della diplomazia) non pochi dei quali passarono anche dal suo letto”. Ingaggiata dall’M16 (Servizi Segreti Inglesi), incontrò, nel 1941, l’Ammiraglio Alberto Lais, che era stato capo del Servizio informazioni segrete della Regia Marina e che Cynthia, - in alcune sue rivelazioni postume, diffuse grazie al libro dell’ex spia Montgomery Hyde e pubblicato nel 1962 con il titolo The Quiet Canadian, quando l’ammiraglio Lais era morto da 11 anni - accusò di alto tradimento, in quanto avrebbe fornito, a lei, il codice navale operativo strategico della Regia Marina. Da tali accuse l’Ammiraglio – che comunque non si sarebbe potuto difendere, a causa della sua morte antecedente – fu “completamente scagionato da tre processi, dallo Stato Maggiore della Marina Italiana e dal ministero della Marina britannico.” Per le accuse infamanti riportate nel libro Hyde, l’autore, fu condannato definitivamente in cassazione, mentre la casa editrice italiana ritirò il libro dal commercio, dichiarando che, in futuro, non lo avrebbe più ristampato.
Chi è Aristide Tabasso? Di lui non si sarebbe saputo niente se il figlio, Franco Tabasso, non avesse narrato la storia del padre in un libro dal titolo “Su onda 31 Roma non risponde”, libro del 1957 che fu sequestrato dalla polizia quando ancora pareva che le copie non fossero state messe in commercio. “Si tratta del libro censurato più raro d’Italia.” Si narra della vita e delle imprese di Aristide Tabasso, nato a Taranto nel 1900 e entrato a far parte del Controspionaggio dei servizi segreti della Regia Marina. In esso si racconta, inoltre, di eroi e traditori della seconda guerra mondiale, nonché del famoso carteggio Churchill-Mussolini, ancora introvabile e la cui movimentazione, secondo quanto narrato nel libro, ebbe nel Tabasso uno dei protagonisti. Egli morì nel 1951 dopo aver pranzato in un ristorante di Verona insieme a una persona rimasta ignota. Per il figlio si trattò di avvelenamento.
Questi sono solo alcuni dei protagonisti di questo libro la cui lettura, per il suo contenuto e per lo stile utilizzato dall’autore, risulta piacevole come quella di un romanzo di spionaggio.
Gianlorenzo Capano