Anna Spissu: Il Pirata e il Condottiero

Anna Spissu
Ed. Corbaccio, Milano 2008
pagg.189

Da una parte l’incarnazione del Male assoluto, il pirata Dragut, dall’altra l’ammiraglio genovese Andrea Doria che, al soldo di Carlo V, "ha passato buona parte della sua lunga vita a dargli la caccia". Nel mezzo morti, tanti morti.

È una storia raccontata in prima persona dai protagonisti quella che si trova in questo primo romanzo di Anna Spissu, ligure ma trapiantata a Milano.

"Oggi vico Dragut non esiste più. O meglio, questo vicoletto stretto fra le case, ha cambiato nome. L’amministrazione comunale l’ha intitolato ad un eroe del Risorgimento, uno di quelli di cui si parla nei libri di Storia".

Dragut, anzi Thorgud, la Spada Sguainata dell’Islam, ha imperversato nel XVI secolo lungo le coste del Mediterraneo seminando terrore e morte. Egli "era un solitario, il pirata lo faceva per sé, per la sua gloria."

Il mare era il suo mondo. "Finalmente sono di nuovo in mare, dove c’è la migliore vita che conosco. Potrei dire di sentirmi a casa, anche se una casa vera e propria , come l’intende la maggior parte degli esseri umani, non ce l’ho. Tutto quello che mi serve sono la spada e le mie navi. Loro sono la mia casa." Così si esprime il pirata in una delle sue riflessioni elaborate quando le sue scorrerie gli lasciavano del tempo libero. Scorrerie che hanno interessato anche il golfo del Tigullio."Quel vecchio bastardo di Andrea Doria sarà felice di sapere che sono andato vicino a casa sua. Armi le sue galere per inseguirmi, lo aspetto. Così quelli che non ho ammazzato ieri a Rapallo, li ammazzo adesso uno per uno."

È una storia di mare,con i suoi uomini, buoni o cattivi, ma in ogni caso "non c’è niente di più straordinario del mare per trasformare un uomo."

L’ammiraglio Genovese, nel suo diario, riporta ciò che una volta gli disse Carlo V: "Nessuno può essere potente sulla terra se non lo è anche in mare." L’ammiraglio morì poco prima del suo novantaquattresimo compleanno, il 25 novembre del 1560. Lo seguì nella stessa sorte il Pirata, 5 anni dopo, il 17 giugno 1565.

Durante un ennesimo assalto,questa volta nell’isola di Malta, una "scheggia di una palla di cannone gli fracassò la testa." Una curiosità: la palla di cannone è appesa ad una parete del Santuario della Madonna di Valverde, in provincia di Catania. Fu una grande liberazione la morte del Pirata. Quando a largo di qualche paese si intravedeva la sua flotta, "nel tempo breve di un’alba , nella ferocia di un assalto l’intera esistenza di un essere umano poteva cambiare per sempre."

Il Male, però, non è morto con Dragut e, nell’ultima delle brevi storie ambientate nella nostra epoca, con cui i capitoli del libro vengono intervallati, si presenta: "sono miei gli uomini quando uccidono altri esseri umani, quando li torturano, li stuprano, oppure, più freddamente, aspettano con indifferenza, nelle loro comode case, che altri muoiano di fame, di sete, che impazziscono di disperazione. Io sono sempre qui. E aspetto,con gioia, che il buio ricopra tutto."

Gianlorenzo Capano