Daniela Morelli: S.O.S. UOMO IN MARE, l’ammiraglio De Giorgi si racconta...

Dare il giusto tributo al personale della Marina Militare, impegnato quotidianamente nel salvare vite umane, far conoscere ai giovani il mondo e le attività della Grande Silenziosa e, infine, devolvere fondi all’associazione Andrea Doria, impegnata nel supportare gli orfani del personale della Marina Militare: sono questi i motivi che hanno spinto l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina a scrivere con Daniela Morelli il libro “S.O.S. Uomo in mare”.

Il volume, edito Giunti, racconta le esperienze di vita e di lavoro di un uomo che nella Marina Militare ha trovato il luogo adatto per sviluppare le proprie ambizioni e i propri sogni professionali ed umani “quando ho scelto di fare l’ufficiale di Marina avevo ben chiaro che sceglievo la Forza Armata che mi avrebbe dato il più ampio ventaglio di opportunità professionali possibili. Non c’è nulla come la Marina Militare che possa aprire orizzonti professionali completamente diversi tra loro: dal sommozzatore al palombaro, dal pilota all’incursore, dal fuciliere al medico o all’ingegnere”.

A quattro anni sapeva già che avrebbe fatto il marinaio, una passione di famiglia – il padre Gino De Giorgi fu comandante della 19ª squadriglia MAS durante la seconda guerra mondiale e poi capo di Stato Maggiore della Marina dal 1973 al 1977. Ora che di anni ne ha qualcuno in più è lui stesso a ricoprire quell’incarico e a comandare 30.400 persone, “un mondo articolato fatto di uomini e donne che svolgono le attività più disparate. Essere il capo di questa comunità, che devi ispirare prima ancora che comandare, è la mia grande sfida”.

La stessa sfida a cui rispose in modo efficiente il 28 dicembre del 2014 quando diresse, per 72 ore consecutive, le operazioni di salvataggio dei 400 passeggeri del traghetto Norman Atlantic, in fiamme nel canale di Sicilia, mantenendo gli elicotteri in verticale sulla nave, nonostante il fumo e le fiamme, finché non furono evacuati dal ponte anche gli ultimi esseri viventi: tre cani. 

I ricordi all’Argentario, il ’68, la passione per la vela ma anche le tante missioni in giro per il mondo, le storie di donne e uomini che hanno cercato una speranza di vita attraversando i nostri mari, gli arresti degli schiavisti, le operazioni di salvataggio: spaccati di vita propria e professionale si alternano nelle pagine del libro, andando a comporre il puzzle di un uomo che ha dedicato la propria vita a occuparsi degli altri e secondo il quale “coraggio e determinazione sono doti fondamentali e comuni a tutti i marinai: senza il coraggio non è possibile affrontare il mare e senza determinazione non è possibile mantenere un impulso costante tutta la vita, per riuscire a portare a casa dei risultati”.

Il libro esce in una collana per ragazzi ed è proprio l’ammiraglio a spiegare il perché “non vorrei che le nuove generazioni crescessero pensando che sia giusto o normale abbandonare al suo destino chi fugge dalla guerra, e che si possano respingere e lasciar affogare masse di disperati. L’Europa può decidere di sbriciolarsi, barricarsi, disseminare i suoi confini terrestri di filo spinato, per cercare di fermare i profughi, ma non esistono muri in mare per chi chiede aiuto”.

Anita Fiaschetti