Felice Borsato: La strada per Roma - Perché lo sbarco di Anzio e la distruzione di Cassino

Felice Borsato
Ed. Settimo Sigillo - Roma 2009
Pag.288

La storia ha sempre fatto i conti con la cronaca di ogni ciclo di avvenimenti ancorato alla memoria del passato e destinato alla memoria futura; la storia nasce in effetti dalla cronaca e con questo criterio è stato realizzato il libro che state leggendo.

Così, Felice Borsato, autore di una cinquantina di saggi storici, cronista ed inviato speciale per Il Giornale d’Italia, nonché giornalista in Rai dove si è occupato di informazione regionale quando nacque la terza rete televisiva, introduce il su libro. E, come un cronista, cerca di descrivere i fatti relativi al terzo sbarco degli alleati in Italia, quello di Anzio, avvenuto il 22 gennaio 1944. Cronaca e storia raccontate da un testimone diretto ed indiretto quale egli fu.

La notte sul 22 gennaio 1944 era stata accarezzata da una leggera brezza, appena percettibile, fatta di scirocco e libeccio, che consentì a tanti uomini imbottiti di armi con un carico da ingobbire, pronti a mettere piede a terra, di seguire l’avvicinamento alle sagome di case e palazzi che prendevano forma e consistenza avanzando.

Era l’inizio dell’operazione Shingle, fortemente voluta da Winston Churchill, il cui comando fu affidato al generale americano John Porter Lucas. Diecimila uomini sbarcarono due ore dopo la mezzanotte di quel fatidico giorno. Lo sbarco proseguì indisturbato per tutta la notte e per le successive quaranta ore portando il contingente anglo-americano a settantamila unità.

Dove erano finiti i tedeschi? L’ammiraglio Hans Wilhelm Canaris, che dirigeva i servizi segreti militari germanici e che dopo il fallito attentato ad Hitler fu arrestato nel luglio del 1944 per essere impiccato il 9 aprile 1945, il giorno 21 gennaio 1944, in visita al quartier generale del gruppo d’armate, sostenne che non ci fosse motivo di temere un altro sbarco nell’immediato futuro. Ma poche ore dopo la sua partenza iniziò lo sbarco ad Anzio.

È vero che Canaris tradì, dando notizie inesatte agli alti comandi tedeschi sulle posizioni e gli intenti strategici degli alleati (non poteva non essere informato) ma è pur vero che americani e inglesi non conoscevano la situazione e non sapevano, avvicinandosi a terra, che non avrebbero trovato resistenza alcuna.”

Successivamente la città di Aprilia, fondata da Mussolini nel 1936, fu distrutta. Alle 9.45 del 16 febbraio 1944, per volere del generale neozelandese Bernard Freyberg, sostenuto nella sua decisione da un generale indiano, Francio Tuker, iniziò il bombardamento su Cassino. E nonostante Eisenhower avesse assicurato che “in relazione alle necessità militari, fossero state adottate tutte la misure per salvaguardare le opere d’arte ed i monumenti e che i comandi delle unità navali, aeree e terrestri fossero stati istruiti in conformità e fossero consapevoli della capitale importanza di evitare danni non necessari o evitabili”, l’abbazia benedettina fu distrutta.

Nessuna parte in campo e tanto meno nessun comandante che ha fatto comunque la storia della Seconda Guerra mondiale nel Lazio, ha giustificato strategicamente Freyberg; non solo: nessuno lo ha assolto.

Ancora bombe su Cassino: alle 8.45 del 15 marzo 775 aerei ne sganciarono 1250 tonnellate in circa sette ore. E poi le violenze a sud di Cassino ed in Ciociaria, dove truppe nepalesi, gurkha e punuabi, e truppe marocchine, i goumiers, seminarono il terrore.

Le truppe marocchine si coprirono di una gloria tutta particolare, violentando donne e uomini anche in età molto avanzata.” Il 26 luglio 2006, a Campodimele, è stata inaugurata “una stele dedicata a Maria e alle altre. Alle centinaia di donne che a metà maggio 1944 vennero seviziate, stuprate, umiliate davanti a famigliari inermi, dalla soldataglia marocchina del Corpo di spedizione francese.

Ma allo sbarco seguirono anche molti atti di eroismo, singoli o collettivi. Innumerevoli furono i morti, civili e militari. Ed è per questo che l’autore, nel video allegato al libro, contenente immagini dell’epoca, oltre che un’intervista all’autore e ad alcuni protagonisti locali dello sbarco, conclude ricordando, a futura memoria, che “la guerra va ricordata soltanto per conquistare la pace.

Gianlorenzo Capano