Il giorno seguente alla visita di Stato del presidente russo Vladimir Putin in Azerbaijan1, Baku ha formalmente presentato la domanda per accedere ai BRICS2, gruppo di Paesi accomunati da un settore economico rapida ascesa unitosi in forma ufficiale nel 2009, con l’obiettivo di incentivare l’ascesa delle cosiddette “economie del sud globale”.
La candidatura dell’Azerbaigian si colloca in una fase di profondo rinnovamento ed espansione dei BRICS, che dal 1° gennaio 2024 sono passati da cinque a undici membri grazie all’inclusione di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Un aggregato geoeconomico che – soprattutto grazie alle potenze fondatrici Brasile, Russia, India, Cina e dal 2010 Sudafrica – rappresenta oggi oltre il 42% della popolazione mondiale, il 25% della totale estensione della Terra, il 20% del PIL Mondiale e oltre il 15% del commercio internazionale.3
In questa prospettiva, l’ingresso dell’Azerbaigian apre a prospettive economiche ancor più interessanti, non solamente per via dell’ingente produzione di gas e petrolio che ha permesso all’Occidente di calmierare i prezzi degli idrocarburi a seguito delle sanzioni contro la Russia per via dell’invasione ucraina4, bensì anche per le prospettive di mercato in ambito green5 e in campo infrastrutturale: procedono infatti i progetti di riqualificazione, sminamento e ricostruzione della regione economica del Karabakh, sulla quale l’Azerbaigian ha ripristinato la propria sovranità territoriale nel settembre 2023 a seguito di un trentennio di occupazione armena6.
Per la maggior parte dei commentatori, la mossa azerbaigiana è da intendersi come un ulteriore allontanamento di Baku dall’orbita occidentale e ancor di più dall’Unione Europea, con cui nell’ultimo quinquennio i rapporti sono stati piuttosto altalenanti e non privi di tensioni7, nonostante i generosi memoranda per la fornitura di idrocarburi (potenzialmente da raddoppiare entro il 2027) firmati dal presidente azerbaigiano Ilham Aliyev e dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen nel luglio 20228.
Tuttavia, ad un occhio esperto e attento alle dinamiche che caratterizzano il Caucaso meridionale la questione appare ben differente nonché complessa.
Di fatto, sono numerosi gli eventi che mostrano come in realtà l’Azerbaigian si sia inserito sin da subito in una traiettoria di politica estera ben precisa, basata sulla multivettorialità e sulla prosecuzione strategica di alleanze, partnership e relazioni volte a perseguire il mero interesse nazionale del Paese. Ciò sul modello di molteplici Stati della regione e altresì di etnia turca – il Kazakistan primo tra tutti, campione di multivettorialità dalla presidenza Nazarbaev sino all’attuale amministrazione Toqaev, abile nel destreggiarsi tra vicinanza russa, passato sovietico, influenza cinese e necessità di fondi e investimenti occidentali9.
Sin dal collasso sovietico, l’Azerbaigian ha infatti tentato con tutte le proprie forze di uscire dal baratro della crisi politica ed economica proiettandosi verso la realizzazione di una stabilità ed affidabilità sul piano interno, e di una maggiore credibilità su quello esterno. Fu secondo questa logica che venne firmato, il 20 settembre del 1994, il famoso “Əsrin müqaviləsi”, l’“Accordo del secolo”, attraverso il quale l’allora presidente Heydar Aliyev concesse lo sviluppo congiunto dei tre giacimenti petroliferi di Azeri, Chirag e Guneshli (nel Mar Caspio a 90 km a est di Baku) a 13 grandi compagnie petrolifere internazionali, in rappresentanza di otto Paesi10.
Non meno importante, l’ascesa sul piano internazionale e soprattutto la creazione di un reciproco rapporto di fiducia e collaborazione con gli Stati Uniti sono passate attraverso un intenso lavoro diplomatico portato avanti da figure come Hafiz Pashayev11, primo ambasciatore dell’Azerbaigian indipendente a Washington, coadiuvato successivamente da imprenditori, diplomatici, rappresentanti statali e giovani studenti che per la prima volta hanno avuto la possibilità di formarsi in Occidente e far conoscere la cultura azerbaigiana nei circoli universitari.
Se le guerre del Karabakh hanno a tratti inclinato il rapporto con gli Stati Uniti – in cui è presente la maggior parte della diaspora armena che, di conseguenza ha un peso notevole in termini di voto alle presidenziali statunitensi e non solo – e di recente anche con l’Unione Europea per l’ambiguo e talvolta ostile atteggiamento francese dichiaratamente in favore dell’Armenia (si veda, da ultimo, il partenariato strategico firmato con Parigi, che permetterà a Erevan l’acquisto di radar Ground Master con missili Mistral 3 e visori notturni12), il partenariato strategico con l’Occidente si è rafforzato grazie al progetto infrastrutturale del Middle Corridor, il corridoio mediano di natura multimodale fortemente voluto dall’Unione Europea per disporre di un transito alternativo alla Russia e collegare il Vecchio Continente alla Cina attraverso l’Asia Centrale, il Caspio, il Caucaso Meridionale e infine la Turchia. Passaggio che non si limita al trasporto di gas e petrolio, bensì che prevede strade, porti, ferrovie e infrastrutture di ultima generazione e possibilmente green, in grado di fare dell’Azerbaigian l’anello di congiunzione non più solo culturale bensì anche materiale tra est e ovest13.
Sui fronti regionale e orientale, l’Azerbaigian non solo è tra i più attivi membri del Movimento dei Paesi Non Allineati, bensì è parte di plurimi assetti geopolitici e istituzionali: un’alleanza strategica con la Russia, con cui sono condivisi decenni di storia per via dell’appartenenza sovietica e rapporti amichevoli eredità di rapporti personali tra i rispettivi leader nazionali; apertura moderata verso la Cina, disposta ad investire in infrastrutture laddove i fondi dell’Unione Europea per il Middle Corridor risultano spesso più aspirazionali che concreti; fratellanza con i Paesi dell’Asia Centrale di etnia turca (Kirghizistan, Kazakistan, Uzbekistan in particolare, i quali non si sono tirati indietro con finanziamenti a scuole e infrastrutture nella regione del Karabakh), con cui condivide la presenza dell’Organizzazione degli Stati Turchi e nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai in qualità di partner di dialogo; partenariato trilaterale con Turchia e Pakistan, in ottica di contrappeso alle potenze straniere attive nel Caucaso meridionale14.
Non meno importante, da ultimo, l’alleanza strategica con la vicina Turchia, a cui l’Azerbaigian è legato per motivi culturali, etnici e soprattutto militari. Da qui l’espressione “bir millət, iki dövlət” – “una nazione, due Stati”15 – attribuita all’ex presidente dell’Azerbaigian Heydar Aliyev, che definisce la natura fraterna delle relazioni tra Ankara e Baku (espressione a cui ha dato voce anche lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdoğan lo scorso 10 dicembre 2020 a Baku durante le celebrazioni del trionfo azerbaigiano sull’Armenia nella seconda guerra del Karabakh). Tuttavia, si tratta di un’alleanza basata su un chiaro ritorno al passato, secondo la quale il fondamento della gestione delle dinamiche regionali dovrebbe risiedere nel passaggio attraverso la “Sublime Porta” turca che connetterebbe, passando per l’Azerbaigian, la Turchia ai popoli turcofoni dell’Asia Centrale. Anche in ciò risiede il sostegno all’Azerbaigian: popolo turco, garante della sicurezza energetica di Ankara, porta d’accesso per le risorse caspiche e centroasiatiche, politicamente stabile. A riprova del fatto che la narrazione panturanica di Erdoğan ha reso funzionale l’Azerbaigian alla politica estera di Ankara con il presidente Aliyev garante di tale retorica16, in quest’ottica deve essere letta la volontà turco-azera dell’apertura del controverso corridoio dello Zangezur, incuneato tra Armenia e Turchia e recentemente omesso dai punti imprescindibili per Baku ai fini della firma di un trattato di pace con l’Armenia17.
Pertanto, interpretare l’ingresso dell’Azerbaigian nei BRICS alla luce di un eventuale incrinamento dei rapporti con l’Occidente (o, addirittura, di una rottura dei rapporti con Washington e Bruxelles in favore di una svolta verso la Russia) risulta totalmente fuorviante oltre che errato e lontano dalle dinamiche che caratterizzano la politica estera dei Paesi del Caucaso Meridionale (Georgia e Armenia incluse). Piuttosto, l’aspirazione azerbaigiana di far parte del club delle potenze emergenti rispecchia un trentennio di multivettorialità strategica volta a posizionare il Paese in una posizione geoeconomicamente vantaggiosa, a riflettere il crescente peso regionale ed internazionale che va oltre quello di un mero produttore di petrolio.
1 President of Russia, Vladimir Putin has arrived in Baku. Disponibile al link: http://en.kremlin.ru/events/president/news/74878.
2 Azerbaijan Formally Applies to Join BRICS, Foreign Ministry Says, Bloomberg. Disponibile al link: https://www.bloomberg.com/news/articles/2024-08-20/azerbaijan-formally-applies-to-join-brics-foreign-ministry-says.
3 Camera dei Deputati, BRICS. Disponibile al link: https://leg16.camera.it/465?area=2&tema=760&BRICS+%28Brasile%2C+Russia%2C+India%2C+Cina+e+Sudafrica%29.
4 EU Secures Increased Azerbaijani Gas Supply to Reduce Dependence on Russia, EurasiaNet. Disponibile al link: https://oilprice.com/Energy/Natural-Gas/EU-Secures-Increased-Azerbaijani-Gas-Supply-to-Reduce-Dependence-on-Russia.html.
5 Shahmar Hajiyev, Azerbaijan’s growing role in the regional green energy transition and COP29, Caucasus Strategic Perspectives, vol. 5, issue 1, 2024.
6 Karabakh after war: Mapping post-conflict reconstruction, Topchubashov Center, 19 luglio 2024. Disponibile al link: https://top-center.org/en/analytics/3664/karabakh-after-war-mapping-post-conflict-reconstruction.
7 Huseyn Sultanli, The EU’s ivolvement in the peace process between Azerbaijan and Armenia – A path destined to fail?, Center of Analysis of International Relations, 2024.
8 European Parliament, EU-Azerbaijan gas deal. Disponibile al link: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2023-002299_EN.html.
9 Per un approfondimento sulla politica estera multivettoriale del Kazakistan si veda V. Chabert, Kazakistan: neoliberismo e geopolitica nel cuore dell’Eurasia. Intervista a Fabrizio Vielmini. In: Opinio Juris – Law and Politics Review, Il grande gioco in Asia Centrale.
10 C. Frappi, Azerbaigian: crocevia del Caucaso, Sandro Teti Editore, 2012.
11 V. Chabert, La nascita della diplomazia dell’Azerbaigian: Hafiz Pashayev e le relazioni con gli Stati Uniti, Pandora Rivista, 2024.
12 Armenian Official Details New Arms Deal With France, Azatuyun, 2024. Disponibile al link: https://www.azatutyun.am/a/33008806.html.
13 Trans-Caspian International Transport Route. Disponibile al link: https://middlecorridor.com/en/route.
14 V. Huseynov, Azerbaijan Strengthens Trilateral Cooperation With Pakistan and Türkiye, Jamestown Foundation, 25 luglio 2024. Disponibile al link: https://jamestown.org/program/azerbaijan-strengthens-trilateral-cooperation-with-pakistan-and-turkiye/.
15 Embassy of the Republic of Azerbaijan to the Republic of Türkiye, Bilateral relations, 2023.
16 V. Chabert, Ankara vuole fondersi con Baku, Domino, n. 5, 2023.
17 Azerbaijan, Armenia Temporarily Remove Zangezur Corridor Issue from Peace Deal, Facilitating Progress in Peace Talks, Caspian News, 9 agosto 2024. Disponibile al link: https://caspiannews.com/news-detail/azerbaijan-armenia-temporarily-remove-zangezur-corridor-issue-from-peace-deal-facilitating-progress-in-peace-talks-2024-8-8-0/.
Foto: Cremlino / Xinhua