Il paradosso della Moldova: meno di 3 milioni di abitanti ed un peso geopolitico esorbitante

(di Gino Lanzara)
22/10/24

L’autunno politico è più caldo di quello climatico e non risparmia dinamiche geopolitiche di rilievo; le urne della Moldova hanno consegnato esiti interlocutori circa la volontà elettorale in merito sia alle modifiche costituzionali intese a favorire l’ingresso nella UE, sia ad eleggere il nuovo presidente, secondo un incedere che ha acuito la frattura tra est e ovest della Moldavia, secondo l’accezione russofona, e della Moldova, in accordo con quella rumena in uso dal 1991.

La mossa della presidente Sandu (nella foto, a destra), ex economista della Banca Mondiale, fallendo la meta del the winner takes it all, è riuscita solo parzialmente nell’intento: se è vero che i sondaggi sembravano spingerla verso una vittoria fin troppo annunciata, le urne hanno tarpato le ali all’ottimismo, ingenerando timori per un ballottaggio non più così scontato a causa del sostegno che l’antagonista Stoianoglo, balzato dal 10% delle proiezioni a circa il 26 – 29 % dei suffragi, riceverà dalla coalizione filo russa.

La toponomastica russo-romena evidenzia punti di faglia accentuati dalla vicina guerra ucraina ed inaspriti da quando Chișinău ha avanzato domanda di adesione alla UE ottenendo, dal giugno 2022, lo status di candidato ed aprendo così un doppio fronte, eminentemente politico da un lato, puramente tecnico dall’altro in termini valutativi da parte dei membri dell’Unione, e sotto l’alea delle possibili rimostranze dei paesi ancora in lista d’attesa. Non a caso la presidente Sandu ha indicato nel 2030 l’anno limite entro cui porsi l’obiettivo del raggiungimento dell’accesso continentale, mentre il presidente Macron ha già proposto, secondo usuale grandeur, l’ufficializzazione di una comunità essenzialmente politica. Ma non mancano certo le poco velate accuse verso l’intromissione russa nell’agone elettorale moldavo, anche alla luce degli arresti recentemente compiuti nei confronti di circa 300 persone che, recentemente, si sarebbero mosse tra Russia, Bosnia e Serbia per ricevere una sorta di addestramento indirizzato alle operazioni di destabilizzazione dell’ordine pubblico; il convitato di pietra è dunque la disinformazia che respinge ogni possibile allontanamento dall’influenza moscovita.

Il risultato di referendum ed elezioni si trasformerà dunque in un biglietto aureo o plumbeo a seconda della tasca presidenziale entro cui infilarsi, se della europeista Sandu, o se del russofono Stoianoglo; la Moldova è un paradosso: meno di 3 milioni di abitanti ed un peso geopolitico esorbitante.

Mentre Chișinău tenta di adeguarsi all’euroatlantismo, Mosca punta a destabilizzare la Moldova dall’interno, grazie anche alla collaborazione offerta da Evghenia Guțul, governatrice della Gagauzia, parva regione autonoma moldava interna, solo apparentemente insignificante nel più ampio gioco di relazioni internazionali che confermano la predilezione imperiale del Cremlino per l’uso strategico di regioni relativamente piccole, segnatamente Transnistria e Gagauzia, quali utili pedine destabilizzanti dopo Transcaucasia, Ossezia, Donbass ucraino e Crimea. Ma se la Transnistria è uno stato separatista con presenza militare russa, la Gagauzia, pur autonoma, rimane sotto la sovranità moldava, dunque obtorto collo soggetta agli esiti referendari.

Il modello russo suggerisce che la Moldova possa essere sul punto di doversi confrontare con sfide esiziali in quanto ritenuta obiettivo strategico. Come in un romanzo d’appendice, Guțul rappresenta Șor, il partito filo-russo1 del multi sanzionato oligarca Ilan Shor2, presumibilmente latitante tra Russia ed Israele ed implicato dal 2014 in una truffa miliardaria a danno di tre banche moldave, frode che ha determinato un significativo decremento del PIL. Non stupisce dunque l’intento russo di sabotare elezioni e referendum con disinformazione, pressioni economiche e bancarie nonché trascendente (ma non troppo) moral suasion praticata dalle istituzioni religiose volte a rinfocolare il sentimento anti-UE3. Se Ucraina e Georgia hanno già subito gli strali russi, sia per via militare sia per destabilizzazioni asimmetriche, posizione geografica e truppe federali di stanza nella contigua Transnistria rendono la Moldova un obiettivo sensibile pur a fronte delle excusationes non petitae (o delle accusationes manifestae?) da parte del portavoce del Cremlino Peskov che, anzi, sollecita la presidente Sandu a fornire le prove concrete delle interferenze russe; opportuno rimarcare come le costanti affermazioni revisioniste di Putin portino a raffigurare surrettiziamente la Moldova quale territorio storico russo4 mentre conservano la Transnistria in una posizione di conflitto sospeso, tale per lo meno fino a quando la guerra Ucraina terrà i combattimenti a distanza. La destabilizzazione operata da Mosca, stigmatizzata da UE e USA, è stata ulteriormente portata alla ribalta dalla presidente Sandu, che ha denunciato un attacco (asimmetrico5) senza precedenti alla democrazia.

E l’Europa? il vecchio continente da un lato ha fornito assistenza indirizzata al sostegno umanitario pro sfollati ucraini unitamente ad un supporto macrofinanziario6 a favore di quello che è tra i paesi più poveri d’Europa, liberalizzando temporaneamente gli scambi per prodotti agroalimentari chiave e favorendo l’ammodernamento delle FA moldave; dall’altro ha lanciato segnali di pericolante incertezza circa validità e perseguibilità di progetti comuni. Interessanti le affinità regionali che avvicinano Moldova e Georgia, ambedue interessate ad importanti consultazioni elettorali negli stessi archi temporali; paesi piccoli a reddito medio-basso, segnate dall’influenza della politica oligarchica, entrambe candidate all'adesione all'UE, entrambe coinvolte in consultazioni che rappresentano un bivio tra est e ovest. Da non dimenticare che la Georgia, ha optato per un allontanamento politico di fatto dal dettato costituzionale malgrado i controtendenti intenti popolari che reclamano l’Occidente. La stessa presidente Sandu, paventando progettualità del Cremlino volte a stabilire un controllo diretto in Moldova, ha preconizzato un tentativo di instaurazione di un diverso potere a Chișinău grazie ad azioni violente, mascherate da proteste della cosiddetta opposizione7.

Una Moldova filo-occidentale non ha ovviamente aspirazioni solo europee, ma stimola anche velleità transatlantiche che inducono Mosca a guardare incrementalmente oltre Odessa, e Washington a dedicare maggiore attenzione e assistenza a Chișinău, sostenendo sicurezza energetica8, infrastrutture, equipaggiamenti militari, tutte attività destinate a proseguire indipendentemente dall'esito delle votazioni del 2024 e del 2025.

Condivisibile il giudizio espresso da Brigitta Triebel, direttrice a Chișinău della fondazione politica della CDU, la Adenauer Stiftung, per cui gli esiti del referendum influiranno sulla corsa per il ballottaggio presidenziale; se il prestigio della Sandu è rimasto intatto, come dimostra l’oltre 40% dei voti ottenuti, l’aver collegato la sua rielezione al referendum per l’Ue non ha pagato, cosa che ora costringe alla delicata arte del compromesso volta ad attrarre voti dal campo filo russo.

Si può dunque affermare che l’aver dato per scontata la vittoria di Maia Sandu rientri in azzardi suggeriti da valutazioni distorte da convincimenti à la page in occidente ma del tutto incongruenti in un est che non ha esitato a ricorrere a strumentalizzazioni e ad uso di influenze peraltro rafforzate dalla ventilata riduzione dei flussi energetici russi9. La politica moscovita è tuttavia più sottile di quanto non appaia, visto che il Cremlino non sembra cercare un’annessione della Moldova, che inimicherebbe la regione, preferendo giocare sull’esercizio di punti di pressione che rendano Chișinău flessibilmente dipendente, anche in previsione delle elezioni parlamentari del 2025.

Attualmente la Moldova è tra coloro che son sospesi, desiderosa di Europa, timorosa di reazioni del (non tanto) vecchio dominus, soggetta alle forche caudine di confini nebulosi dovuti all’auto proclamata indipendenza della russofona Transnistria; in questo senso un incerto ballottaggio deciderà la sorte del Paese, anche alla luce di un non travolgente esito referendario che, geopoliticamente, si riflette nello scontro tra Russia e blocco euro-occidentale. Se in Occidente si ritiene fattibile un cessate il fuoco in Ucraina entro la prossima primavera, è pur vero che l’equilibrio della cristalleria politica internazionale tende comunque ad essere perturbato dalle elezioni americane e dalla politica centro europea, intrisa di persistente sentore balcanico.

L'approccio russo consiste nel guadagnare tempo mantenendo la Moldova nel limbo ed incentivando le divisioni interne, alla luce della cooperazione con la NATO e della stigmatizzazione di Mosca quale minaccia principale. Non a caso il ministro Lavrov ha definito traditrici le politiche Moldave, capaci di trasformare il Paese nella prossima Ucraina, una minaccia non mantenuta ma che non ha alleggerito le pressioni puntate ad incentivare la debolezza statuale moldava, la polarizzazione sociale, gli attriti con la Transnistria.

Malgrado Putin abbia ripetutamente denigrato Chișinău, non c’è dubbio che Mosca rimanga determinata nell’avvincere la Moldova alla sua sfera di influenza10, forte dell’appoggio politico della poverissima Gagauzia, una ribelle acquiescentemente dipendente dal benevolo bilancio moldavo. In termini concreti, pur dotata di peso specifico politico imperiale, Mosca non offre ancora nulla per compensare i 2,2 miliardi di euro che Bruxelles, dal 2021, ha messo a disposizione di una troppo spesso inconsapevole società moldava, stremata dalle difficoltà economiche, atterrita da una guerra troppo vicina, all’impossibile ricerca di soluzioni facili, per cui è disposta a barattare la sovranità in cambio delle labili promesse russe.

I fronti per Sandu sono tanti, troppi: un sistema giudiziario da riformare, la difficoltà nel perseguire la corruttela, la lotta all’ingerenza russa, una geopolitica che ha riportato in primo piano identità nazionale e storia; tutte vulnerabilità politiche che l’elettorato, nel votare, ha associato in un melting pot al partito di maggioranza, il PAS.

Portare la Moldova in UE ma senza la Transnistria, secondo il modello cipriota, priva i separatisti di qualsiasi influenza. Malgrado Bruxelles possa considerare tale alternativa, è impossibile anche solo teorizzare l'adesione di Chișinău all'UE mentre Mosca detiene il controllo militare di parte del suo territorio internazionalmente riconosciuto; inoltre, a differenza di Cipro, il tertium in questione non è un membro della NATO.

Non c’è dubbio che l’invasione ucraina abbia segnato nuove linee di demarcazione ad est, cui è seguita l’adesione atlantica di Finlandia e Svezia, con la Bielorussia sempre più indistinguibile dal vicino moscovita. Se la geografia politica ucraina è in fieri, la Moldova permane in una zona d’ombra, in cui la mancanza di soluzioni nell'affrontare la polarizzazione interna e transnistriana manterrà il Paese in una indesiderabile indeterminatezza, contesa da Mosca e da un’interessata Kiev.

1 Dichiarato incostituzionale e messo al bando.

2 Shor sulle piattaforme social media si sarebbe offerto di pagare gli elettori per convincerli ad intraprendere determinate direzioni; avrebbe asserito che si sarebbe dunque trattato di un uso legittimo del proprio denaro.

3 Secondo WatchDog.MD la politica russa ha fortemente investito in euro per sostenere la disinformazione su Facebook alimentando temi per cui: l'Occidente coinvolgerà la Moldova nel conflitto ucraino; la Russia rimane il mercato principe per l’agricoltura moldova; la guerra ibrida è un termine inventato dal governo moldavo per respingere l'opposizione.

4 Secondo Chatham House Mosca sta attaccando lo spazio dell'informazione pubblica moldava per minare la coesione sociale.

5 Nel 2023 sono stati bloccati non meno di 20 siti web russi, azione che ha provocato rimostranze per decisioni assunte per decreto e senza un controllo politico o giudiziario. Secondo un’analisi del Centro per gli Studi sull’est europeo di Stoccolma, la Russia avrebbe l’intento di rovesciare il governo riformista di Chisinau, prendere il controllo politico della Moldavia e impedire che continui ad avvicinarsi all’Occidente, e in particolare che diventi un paese membro dell’Unione Europea.

6 Nell’avvicinamento di Chișinău au all’UE, Ursula von der Leyen ha promesso 1,8 miliardi di euro di finanziamenti.

7 Dall’aprile 2023 è stata istituita la missione civile di partenariato in Moldova (Eupm Moldova) con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza del Paese contro crisi e minacce ibride a protezione dell’integrità territoriale del Paese. Da segnalare la recente richiesta di protezione a Mosca da parte delle autorità dell’autoproclamata Repubblica di Transnistria dal governo della Moldova secondo procedure che ricordano quanto accaduto poco prima il 24 febbraio 2022, con il riconoscimento russo delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass ucraino.

8 Al momento la Moldavia non dipende dal gas russo e sta per superare la dipendenza dall'elettricità della Transnistria. Entro il 2025 dovrebbe essere realizzata una efficiente capacità di trasmissione dall’UE consentendo di accedere al mercato dell'elettricità romeno, grazie ad energia verde ed alla centrale nucleare di Cernavoda.

9 Nel 2022, la Gazprom, proprietaria di maggioranza dell'operatore Moldovagaz e fornitore monopolistico di gas, ha ridotto le consegne giornaliere di un terzo. Con l'inverno incombente la Moldova ha dovuto organizzare le importazioni di gas dall'Europa dirottando le forniture russe verso la Transnistria.

10 Rustam Minnekaev, vice comandante del distretto militare centrale russo, a due mesi dall'inizio dell'invasione, ha dichiarato che l’esercito russo, che nel frattempo aveva conquistato la città ucraina di Kherson, si sarebbe spostato lungo la costa fino a Odessa tagliando fuori l'Ucraina dal Mar Nero per riunirsi con il contingente russo in Transnistria; un piano mai concretizzato, visto che nell'autunno del 2022 l'esercito ucraino ha ripreso Kherson respingendo i russi oltre il Dnepr.

Foto: Preşedinţia Republicii Moldova