Si intende richiamare l'attenzione sul maneggio disinvolto di armi da fuoco, di qualsiasi tipo, che devono sempre essere ritenute cariche, e quindi letali. Anche quando non lo sono.
La cronaca riferisce, ancora una volta, di persone che non seguono questa regola di base e che, tra l'altro, spesso non si rendono conto (date magari da dimensioni e calibri ritenuti "piccoli") di essere in possesso comunque di uno strumento di micidiale pericolosità.
Parliamo quindi del famoso (per alcuni famigerato) calibro .22 Long Rifle.
Probabilmente è la cartuccia più comune al mondo. Il suo diffusissimo utilizzo è dato dal costo ridotto, dalle dimensioni "gestibili", e dalla comunque alta velocità relativa garantita.
Ideale per carabine da caccia per animali di piccola taglia (non in Italia), per pistole a tamburo, e semiautomatiche da addestramento basico. E (oggetto di attualità) per micro armi. Queste ultime sono pensate per trasporto occulto e backup di emergenza. Dato il loro basso rilevamento sonoro (se utilizzate con soppressore sono quasi irrilevabili), armi in calibro .22 lr sono utilizzate anche per applicazioni militari e paramilitari speciali.
Dicevamo della "alta velocità relativa"
L'energia cinetica (da non confondere con la potenza...) è espressa dalla formula 1/2 mv2. Senza dilungarsi in calcoli, appare chiaro che in questo caso è la velocità la chiave del successo.
Esistono sostanzialmente tre tipi di munizione in calibro .22 LR (misurate con carabina con canna 65 cm):
- standard 40 grani, 330 m/s, energia 13/14 kgm
- alta velocità 36 grani, 400+ m/s, energia 21/22 kgm
- subsonica 40 grani, 310 m/s, energia 11/10 kgm
Possiamo affermare quindi, che la munizione è assolutamente in grado di fare il lavoro per cui è stata progettata, e cioè di ferire mortalmente il soggetto attinto dal colpo, anche a distanze medie, non solo ravvicinate.
Al fine di offrire una spiegazione operativa su questa cartuccia, dobbiamo precisare che non si deve assolutamente ritenere di essere relativamente protetti se si indossano indumenti pesanti o spessi: il .22 LR possiede la subdola capacità di penetrare le trame dei tessuti tessili comuni e dei pellami, oltre a quelli umani.
Ancora più diabolica è poi la possibilità di frantumazione dell'ogiva, e di danneggiare in modo inizialmente quasi irrilevabile organi e arterie: una specie di micro bomba a scoppio ritardato. So di persone colpite che hanno pensato di essere state punte da una vespa, o un sassolino schizzato dallo pneumatico di un'auto, e non dal colpo di un'arma da fuoco (intenzionale o meno).
Ricordando di prendere i dati elencati sopra sempre da riconsiderare in pratica, va specificato che il decadimento è circa del 15% se l'arma impiegata avrà una canna lunga 15 cm e del 30% se da 7.5 cm, tipiche delle pistole (tenuta ovviamente presente una distanza di utilizzo "normale" che, nel caso di un fucile a canna lunga sarà fino a 300 metri e di 25, e meno, per le pistole).
Attenzione: la gittata balistica del .22 LR è superiore ai 1000/1200 metri, e si segnala che resta letale (in determinate condizioni) praticamente per tutto il suo inviluppo di volo! (ed è questo il motivo che lo rende vietato, in Italia, per la caccia).
Un tiratore di carabina e/o un tiratore di pistola esperto, è ovviamente in grado di ottenere risultati superiori a distanze maggiori di quelle considerate balisticamente "normali" (di cui abbiamo scritto sopra). Tuttavia, nell'uso difensivo e offensivo con pistola, non è la distanza la peculiarità più ricercata del cal. .22 LR.
Abbiamo accennato, oltre al backup di emergenza, al trasporto occulto...
Facciamo qualche esempio? Il classico western dove la bella del saloon tiene una Derringer 2 colpi nella giarrettiera, l'elegante baro nel taschino della giacca. Il tassista Robert De Niro che la estrae con un meccanismo a scatto dalla manica della mimetica. Le pistole o le pompe di bicicletta modificate del Mossad nel film Munich.
Per quanto riguarda le operazioni speciali i servizi segreti israeliani, ancora, sono forse i veri maestri dell'utilizzo "speciale" del cal. .22 LR. Non è un segreto militare che usassero (e usano ancora credo) versioni modificate e silenziate delle italianissime mod. 70 della Beretta.
Oltre che le preferite in ambito "esecutivo", le loro forze speciali e i servizi segreti erano esperti nella tecnica del "doppiaggio", consistente nello sparare 2 colpi in rapidissima successione, "recapitando" così sul bersaglio una quantità di piombo di fatto simile a quella di una cartuccia paragonabile a un discretamente pesante cal. .32 (7.65), ma su una superficie marginalmente più ampia. Questa opzione è possibile soprattutto grazie al bassissimo rinculo delle pistole semiautomatiche, in particolar modo. L'utilizzo era indicato particolarmente sugli aerei dirottati, pare, data la necessità di non danneggiare le strutture.
Piccola parentesi: un mio istruttore mi fece notare una cosa, al riguardo delle dimensioni dell'area di impatto dei proiettili. Prese 8 cartucce calibro .45 da 230 grani FMJ (totale 120 grammi ca.) e le piazzò su un'area di una trentina di cm quadrati. Poi prese un panetto di piombo da 125 grammi, più piccolo di un pacchetto di sigarette, per dare un'idea. L'energia di ogni singolo proiettile si somma agli altri (se la velocità di ripetizione è molto alta e l'area di impatto è abbastanza compatta). A 270 metri al secondo, un caricatore di una Colt 1911 che arriva tutto insieme su un bersaglio "normale", lo distrugge, ed è relativamente semplice lanciarli uno alla volta.
Tornando al cal. .22 LR e alla sua silenziosità, va detto che si ottiene abbastanza facilmente anche con munizioni standard, con un soppressore relativamente semplice (e non con le sole subsoniche, come prescritto per altri calibri), il cui rumore diventa paragonabile a uno schiocco di dita (per approfondire l'argomento tecnico si rimanda agli articoli sulla soppressione del rumore dello sparo).
Semplificando, penso si possa affermare che il cal. 22 LR sia il progenitore (ritengo l'ispiratore) del .223 Remington (e simili), da cui trasse spunto Eugene Stoner per calibrare i suoi Armalite (AR15 e poi M16), oggi conosciuto nella sua variante militare come 5.56x45 NATO: piccola ogiva, tanta carica (e quindi, ancora, tanta velocità).
Soffermiamoci ora sulle micro pistole, di recente venute "ai disonori" della cronaca.
Una piccola pistola a tamburo in cal. 22 LR, come quella ormai nota, nasce per utilizzare munizioni standard, se non anche meglio subsoniche (che personalmente preferirei). L'azione a tamburo garantisce un sicuro ciclo di armamento, senza (quasi) possibilità di inceppamento, cosa essenziale nell'uso difensivo. Dato un particolare tipo di utilizzo, magari in un altrettanto particolare contesto (tipo tenerla nella tasca di un paio di jeans, ad esempio in un locale), personalmente la reputo un'ottima scelta, ovviamente entro un raggio d'azione limitato, e in un'operatività che preveda estrazione, azione, fuga, dato che: non si ha stopping power, si hanno pochi colpi a disposizione, e il suono dello sparo non otterrà quasi nessun effetto ne dissuasivo o stordente.
Un operatore esperto avrebbe poi suggerito al "noto sparatore cuneese", di non tenere il primo colpo a disposizione nel tamburo, ma solo il secondo e gli altri, in modo da prevenire qualsiasi rischio di colpo accidentale (una situazione al limite, ma pur sempre ipotizzabile, come pare sia in effetti avvenuto).
Se si commette l'errore di caricare l'arma in questione con proiettili ad alta velocità, pensando così di ottenere un residuale potere d'arresto o una gittata maggiore, di fatto inutili e, anzi, una evidente contraddizione operativa, si terrà in mano un oggetto sì piccolo, ma che di fatto potrà sparare un proiettile letale anche a centinaia di metri di distanza dal luogo dell'azione, esattamente come un'arma di calibro maggiore, se non di più.
Esistono piccole pistole semiautomatiche in cal. 22 LR. Ne ho posseduta una molto valida (e ho imparato a sparare con una Beretta mod.72 a canna lunga). Per difesa personale non le userei, ma sono assolutamente divertenti ed economiche da utilizzare in poligono. Suggerisco, in questo caso, di fare attenzione alla temperatura delle munizioni, perché (secondo me) il cal. .22 LR teme il freddo. Io tenevo nella tasca anteriore dei pantaloni i colpi pronti all'uso, e ho constatato una sensibile riduzione dei mancati ricaricamenti. Ancora, esistono in commercio conversioni in cal. 22 LR di armi di calibro maggiore, assolutamente divertenti ed economiche da usare.
Recentemente sono state organizzate diverse gare PRS (Precision Rifle Series) con carabine bolt action che sono un ottimo approccio al tiro (sportivo) operativo di precisione.
Per concludere, il calibro .22 Long Rifle, a circa 170 dalla sua creazione, mantiene quasi intatte le sue ottime caratteristiche e peculiarità, sia in ambito civile che (para)militare.
Speriamo per lui in una pubblicità indiretta migliore.
Immagini: North American Arms / Fiocchi / web