Il tracollo dell’Ucraina aprirebbe una vera crisi globale

(di Emilio Tirone)
03/09/24

L’analisi, in campo geopolitico e in quello strettamente militare, tanto di livello strategico quanto tattico, per risultare un utile strumento deve essere necessariamente scevra da condizionamenti emotivi, ideologici e morali. Lo scopo non è quello di fare previsioni ma di capire la realtà. Funzionalmente, da un punto di vista operativo, politico, economico o militare che sia, deve servire come strumento per determinare le linee di condotta più appropriate, anche in funzione dell’individuazione delle possibili azioni degli altri attori in gioco, amici o nemici che siano.

Nel caso di eventi bellici, in campo geopolitico, oltre ad essere richiesto un approccio asettico, non si può prescindere dall’aspetto militare dei rapporti di forza, ovvero dalle capacità difensive e offensive dei protagonisti in campo sullo scacchiere. Bisogna, inoltre, tener presente che gli interessi geopolitici veramente vitali degli stessi prescindono dalle trasformazioni delle posizioni politiche rivestite dagli interpreti istituzionali del momento, riemergendo nella storia come delle ineludibili costanti fisse1. In campo più strettamente militare, strategico o tattico, invece, non si può prescindere dalla sottomissione delle proprie azioni alle leggi e ai principi generali dell’arte della guerra. Ogni elusione, in tal senso, porta a disastri di portata direttamente proporzionale alla gravità degli errori2.

Sembrano concetti scontati ma la portata degli eventi di cronaca, legati alle varie aree di crisi in atto, ha portato ad una volgarizzazione di massa di commenti dovuti al prolificare di “esperti” ed “analisti”, spesso privi, oltre che del giusto approccio, anche degli strumenti tecnici di base.

L’attacco del 6 agosto condotto sul territorio russo dalle forze ucraine, salutato con entusiasmo da tanti analisti occidentali, ne è un chiaro esempio. Tale offensiva, sorvolando su diversi principi dell’arte della guerra, ha sottratto alla manovra forze utili e di qualità, vitali quali riserva strategica da impiegare dove più necessario, nell’ottica della difesa del proprio territorio in condizioni di inferiorità. Le stesse sono state esposte a un enorme logorio, di uomini, mezzi e risorse logistiche, dovuto al loro orientamento offensivo su un terreno aperto ed eccessivamente profondo, in assenza di appigli tattici significativi e di obiettivi paganti.

In realtà il disastroso errore dell’esercito di Kiev, che era militarmente facilmente prevedibile, è molto più profondo, in quanto cambia il quadro geostrategico, portando ad una rimodulazione degli obiettivi finali di Mosca, aprendo una crisi dai risvolti gravi ed incerti, non solo per l’Ucraina ma a livello globale.

L’invasione del territorio russo da parte di truppe nemiche, con il palese appoggio tecnologico, materiale e addestrativo, delle potenze occidentali, ha dato corpo a quella che è stata da sempre la sindrome russa dell’accerchiamento e del pericolo di essere aggredita da occidente. Un pericolo, che, politicamente, nell’ultimo ventennio, è stato denunciato, da parte russa, come proveniente principalmente da un’Ucraina schierata con la NATO. L’offensiva ucraina, che doveva raccogliere almeno il risultato di portare sul tavolo negoziale il contraltare del possesso di territori nemici, ha fatto, all’opposto, definitivamente saltare ogni possibilità di accordo per via diplomatica. Poco importa se questo sia dovuto al fatto che la Russia si senta talmente lesa da doversi vendicare o che ormai senta l’avvicinarsi di una irreversibile vittoria sul campo. Il risultato diplomatico non cambia e può portare a diverse conseguenze dai possibili risvolti geopolitici di carattere globale. Il portare avanti il conflitto fino alle sue estreme conseguenze prevedibilmente porterà la Russia a dover, necessariamente, anche per giustificare politicamente i sacrifici sopportati, rideterminare gli obiettivi da conseguire, soprattutto la sua visione di end state.

Un’analisi schietta, scevra da forzature su cosa si possa politicamente auspicare, quali obiettivi finali può indicare come più probabili da parte russa? A corollario, quali possibili azioni, dal punto di vista strategico, potranno essere messe in atto per conseguirli?

Esistono, ragionativamente, almeno tre tipi di possibilità più plausibili:

  • il fermare le ostilità al raggiungimento della completa acquisizione del Donbass, obiettivo indicato all’inizio del conflitto;

  • la creazione di una zona cuscinetto che metta in sicurezza i confini russi e il contemporaneo strangolamento dell’Ucraina, impedendole ogni accesso al mare, acquisendo, oltre il Donbass anche l’intera regione di Odessa, compresa quella che fu la “storica” Bessarabia;

  • La totale acquisizione dell’Ucraina.

La prima sembra altamente improbabile perché la fine delle ostilità, pur con il conseguimento delle agognate acquisizioni territoriali, sarebbe seguita, prima o poi, da un prevedibile ingresso dell’Ucraina, o di ciò che ne resterebbe, nell’Alleanza atlantica. Questo comporterebbe un’esposizione delle frontiere russe, che alla luce della recente puntata offensiva sul territorio di Kursk, risulterebbe, militarmente ma anche politicamente, ancora più inaccettabile di quanto non lo fosse prima.

La seconda possibilità, invece, con la creazione di una fascia di sicurezza, protettiva delle frontiere, e con l’inibizione del mare all’Ucraina, renderebbe un ingresso di quest’ultima nella NATO altamente depotenziato. Inoltre, economicamente, costringerebbe Kiev a dover sottoporre le proprie linee commerciali marittime sotto l’egida di Mosca, la quale si assicurerebbe un controllo totale, barattabile con il tragitto del gas verso il resto dell’Europa. L’acquisizione dell’intero distretto di Odessa comporterebbe anche la possibilità di raggiungere la Transnistria, annullando l'attuale soluzione di continuità territoriale, rendendone possibile l’ingresso nella Federazione russa. Infine l’acquisizione della Bessarabia, oltre ad aumentare il controllo sul Mar Nero e della foce del Danubio, porterebbe ad esercitare un non trascurabile peso psicologico e militare anche sulla Romania. Senza dimenticare, in ultimo, che Odessa, città russofona, ricopre anche un significato storico simbolico non secondario per la Russia.

La terza possibilità è costituita dalla soppressione dell’Ucraina come stato indipendente, conducendola, con una nuova forma di governo dentro la Federazione russa. Per accelerare questa soluzione è da considerarsi altamente probabile un intervento diretto della Bielorussia nel conflitto, cosa che grazie anche a un passaggio di truppe russe dal nord, porterebbe rapidamente le direttrici di attacco direttamente su Kiev. Ciò che rende questa possibilità molto probabile è che, per Putin, questo significherebbe il raggiungimento di un risultato storico, che annullerebbe gran parte dei disastrosi risultati derivati dalla dissoluzione dell’Urss e che potrebbe anche essere seguito, non è da escludersi, da un successivo ingresso ufficiale della stessa Bielorussia nella Federazione.

Tutte le soluzioni prospettate, in ogni caso, comporterebbero da parte russa un’umiliazione dell’occidente e l’acquisto di autorevolezza e leadership in campo mondiale, in particolare nei riguardi dei paesi non allineati, ponendosi come guida, al pari con la Cina, nel prospettato modello di multipolarità. Risultati troppo ghiotti per la Russia per non essere perseguiti.

Quali le possibilità di risposta dell’occidente?

Ulteriori aiuti militari a Kiev sembrano, ormai, essere tardivi, rispetto alla crescente, se pur non ancora accelerata, pressione russa.

A questo punto, se si sviluppasse una teoria dei giochi del conflitto, per ognuna delle possibili azioni russe, l’occidente avrebbe solo una possibilità veramente ostacolante: l’intervento diretto nel conflitto.

A fronte della improbabilità di una tale soluzione, esiste, però, sempre il grosso rischio, della possibilità di uno scatenante casus belli che, più di un attore, regionale e non, potrebbe avere interesse a creare.

2https://www.difesaonline.it/mondo-militare/loffensiva-nel-kursk-larte-mi...

Foto: X - Ministry of Defense of Ukraine / Ievgen Borysovsky