I Servizi Segreti sono una realtà ancora sconosciuta, nonostante il recente lavoro di apertura e trasparenza portato avanti dagli stessi dopo le riforme degli ultimi anni. Abbiamo avuto in passato l'opportunità di intervistare il portavoce dei Servizi in due occasioni. Ma, al di là delle dichiarazioni di un dirigente dell'intelligence nazionale, come verificarne e sopratutto valutarne l'operato?
Nel cercare nuove strade incontriamo il senatore Giuseppe Esposito, il vice-presidente del COPASIR, l'organismo che “verifica in modo sistematico e continuativo che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell’esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni”.
Senatore Esposito, cosa è il COPASIR, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica?
È l'organismo di vigilanza e controllo sui nostri apparati di sicurezza ed è composto da 5 senatori e 5 deputati, 5 della maggioranza e 5 dell'opposizione. La presidenza viene data all'opposizione, l'unica vicepresidenza viene data alla maggioranza.
Il Copasir valuta questioni delicate come il Segreto di Stato. Il comandante in capo degli apparati di sicurezza è il presidente del consiglio. Il parlamento attraverso il Copasir può conoscere i dettagli e i retroscena di un'operazione. Il tutto però una volta conclusa.
Il vostro grado di accesso alle informazioni è lo stesso del presidente del consiglio?
Per certi versi anche maggiore. Lui operativamente decide su un'azione, ma noi successivamente possiamo andare a ritroso per ricostruire il quadro di una decisione. Ma non per morbosa curiosità, l'obiettivo resta quello che indica l'istituzione stessa del nostro comitato, vale a dire la sicurezza della nostra Repubblica.
Delle intercettazioni veniamo informati quando cominciano ma non conosciamo i dettagli od i destinatari. Questo avviene sempre fino al termine del programma.
Cosa sono i Servizi Segreti per Lei?
Amo insegnare ai ragazzi delle scuole l'importanza della sicurezza. L'esempio che spesso utilizzo è il seguente: “i servizi sono come quelli meteo”: devono indicare cosa accadrà fra sei mesi o fra due giorni. Sarà poi il destinatario delle informazioni a decidere l'abbigliamento adatto. Quindi devono prevedere una “tendenza”.
E' finito il tempo dei cowboys o di 007. I Servizi odierni si occupano principalmente di analisi, di HUMINT (HUMan INTelligence, raccolta di informazioni per mezzo di contatti interpersonali, ndr) e ultimamente di moltissima SIGINT (SIGnals INTelligence, Spionaggio di segnali elettromagnetici, ndr) o cyberspazio.
Le minacce sono cambiate. Un tempo avevamo bisogno di 100 uomini in Russia, oggi bastano 4 analisti a Roma. Un tempo si osservava la parata della Piazza Rossa a Mosca sul campo con diversi uomini, oggi lo si può fare su YouTube ed in modo accessibile a tutti.
Un'altra definizione che amo usare per descrivere gli apparati di sicurezza è: “L'ultima sacca d’illegalità a difesa della Democrazia”.
Senza prove certe di un attacco terroristico un magistrato impiegherebbe due mesi ad autorizzare un'intercettazione, attraverso la procedura delle garanzie funzionali si può fare.
I Servizi, autorizzati, servono ad evitare certe impasse operative. Nel momento in cui però si evidenzia un'attività criminosa il tutto viene affidato alla magistratura ed alle autorità di polizia.
Quando ha scoperto l'intelligence italiana?
Mi sono avvicinato ai Servizi con la morte di Nicola Calipari. Ero un funzionario e non ero ancora impegnato in politica attiva. La curiosità mi portò a cercare di comprendere chi fosse quel “dirigente della presidenza del consiglio caduto per salvare Giuliana Sgrena”. Scoprii così una serie di vulnus di tutta l'operazione...
Nel 2006 seguii il caso di via Nazionale che coinvolse Pompa e Pollari su Abu Omar. Partecipai poi al gruppo di lavoro (tecnico) per la stesura della legge 124 di riforma dei Servizi. Nel 2008, eletto, entrai nell’organismo che prima si chiamava COPACO e poi divenuto COPASIR. Venni da subito nominato vicepresidente. Incarico – primo caso in Italia – che mi è stato confermato fino ad oggi.
I Servizi sono come se li immaginava?
No. Nel 2004 mi immaginavo “M” dei film di 007 od un grande “Mossad” con a disposizione maggiori risorse finanziarie. In fondo, tuttavia, non li ritenevo nulla di speciale.
Oggi posso dire che sono molto meglio di quanto possiamo credere. In Italia siamo sempre abituati a parlar male di ciò che abbiamo! Dopo otto anni di riorganizzazione, la qualità del personale è ottima. E' finita l'era in cui si chiudeva un mandato da ministro e si mandavano gli agenti di scorta ai Servizi. Ed oggi il servizio scorta viene effettuato dai Servizi solo al presidente del consiglio, che ne è organo di vertice.
Meno dispersione di ruoli, più analisti, più operativi, meno persone “appoggiate” presso uffici vari ma non è ancora l'Eden. Sicuramente un bel giardino.
Be', non si possono mica cacciar via tutti di colpo...
Abbiamo fatto una grande pulizia. Quando sono arrivato c'erano “più autisti che macchine”. C'erano capitani dei carabinieri che stavano alle portinerie! Situazioni che gridavano vendetta...
Con la riforma del 2007 e la “riforma della riforma” del 2011 (primi firmatari D'Alema e io) abbiamo ulteriormente migliorato la struttura. Pensi che nel 2007 non esisteva nessun reparto strutturato economico-finanziario! I “fondi sovrani” di altri paesi agivano in Italia senza essere disturbati o meglio ancora senza che nessuno se ne accorgesse.
Nel 2009 abbiamo incrementato notevolmente la capacità delle agenzie per il Cyber per l'aspetto della sicurezza attiva e passiva - una realtà allora sconosciuta - ed abbiamo cominciato a parlare anche di “hacker patriottici”. Oggi siamo molto avanti con le nostre azioni rispetto a molti Servizi del mondo, anche alleati.
Ci manca una cosa: la distribuzione nel mondo. Non abbiamo i 50 miliardi di dollari a disposizione delle Agenzie americane. Non possiamo quindi essere presenti ovunque.
Le aree su cui siamo maggiormente presenti oggi sono i Balcani, il nord-Africa, l’area Medio Orientale e l’Africa Occidentale. Per quest'ultima stiamo aumentando la nostra attenzione negli ultimi mesi. A mio avviso dovremmo occuparci maggiormente anche del sud-America.
Come sono gli alleati?
Qualcuno riferendosi all'Egitto afferma “il nostro amico Al Sisi...”. L'Egitto ha i suoi bisogni, noi i nostri. Un pensiero di un illustre capo dei servizi - che ho fatto mio - dice “gli alleati talvolta non sono amici e gli amici talvolta non sono alleati”. Ecco, noi dobbiamo cercare gli “amici”, volta per volta e sapendo che non sempre dicono la verità.
Nel 2011 ero contrario – e lo sono tuttora – alla guerra in Libia. La politica non si deve fidare dei giullari che ti elogiano, deve prestare ascolto a chi è indipendente.
Perché sono contrario all'invio dei “5.000”? Senza un governo di unità nazionale libico ci saranno 10 tribù dalla parte degli occidentali e 140 contro. Ne dobbiamo avere almeno 100 che ci chiedano l’intervento attraverso un governo di tutti.
In Libia grazie alla nostra forte posizione diplomatica siamo gli unici ad avere rapporti con tutte le fazioni presenti nel Paese, da Tobruk a Tripoli, da Sabrata a Bengasi. Anzi, molti alleati vengono da noi a farsi spiegare la situazione sul teatro libico.
La Libia, come il nord-Africa, è fondamentale per l'energia e l'immigrazione per non parlare della necessaria democrazia nell’area. Per questi scopi servono informazioni ripulite dai 130 falsi warning quotidiani. Non bisogna agire secondo “frenesie” dettate dal momento perché quanto accaduto nel 2011 con l'intervento militare di Francia e Inghilterra testimonia che, se si distrugge qualcosa, bisogna poi sapere cosa avviene dopo e quali organismi possono controllare il territorio nel periodo post-intervento. E' questa la grande questione libica: senza l'apporto certo delle forze indigene diventa complesso immaginare qualsiasi scenario successivo.
Siamo tornati da poco dalla Siria e la situazione sul campo e tremendamente diversa da quella che riportano i media. I ribelli “moderati” hanno compiuto da subito massacri orribili. La stessa discrepanza tra realtà e propaganda è avvenuta nel 2011 contro Gheddafi. I decisori sono informati correttamente delle situazioni sul terreno?
Sì. Tutti, a partire da me, sapevamo che la Turchia od il Qatar erano “autostrade della Jihad”, come anche che la Libia finanziava Al Baghdadi e Bin Laden o che il futuro presidente democratico degli Stati Uniti solo otto anni fa andava a cena con il Califfo. Non sono io a dirlo ma la stessa Hillary Clinton nel suo libro Hard choices (“Scelte difficili”, ndr). In una foto pubblicata sulla prima edizione americana (in quella italiana è stata tolta) si vedono l'ex ambasciatore siriano, la Clinton ed Al Baghdadi a cena a Londra!
Noi ragioniamo di medio-Oriente con un'ottica occidentale. L'America non se ne occupa e l'Europa non è capace di occupare lo spazio lasciato vuoto. Gli USA sono impegnati per il debito pubblico con i cinesi che ne detengono la maggior parte, per la parte alimentare con il Brasile e per altri interessi con l'India.
Ritengo, pur essendo un sostenitore della Nato, che i russi dovrebbero entrare nella partita libica come player attivo.
L'Italia e l’Europa hanno già perso la partita in Turchia ed in Ucraina, se perdiamo anche la Libia abbiamo chiuso. Una politica estera europea suicida. Mi dispiace questo quadro che emerge sull’Europa sulla politica estera e di difesa perché conosco il lavoro che Mogherini sta facendo e la sua preparazione. Non è colpa sua. L'Europa è politicamente ingessata per lo strapotere franco-tedesco.
Qual è la soggezione dei nostri Servizi nei confronti di quelli americani?
“Soggezione” non ce n'è più. C'è qualche vincolo “parentale”, molti sono in fondo cresciuti nell’ombra americana per anni. Però non esiste più una sudditanza psicologica.
Un'ultima domanda: al vertice delle forze armate della Repubblica c'è il presidente della Repubblica, al vertice dei Servizi di informazione e sicurezza della Repubblica c'è il presidente del consiglio... Non c'è qualcosa che non torna?
L'anomalia per me è il presidente della Repubblica, chiaramente non riferito al presidente Mattarella. Non possiamo dare ad un soggetto garante del Paese il comando di un'azione di guerra. Anche il Consiglio Supremo di Difesa dovrebbe avere come vertice assoluto il presidente del consiglio.
Il presidente americano o francese, è a capo dei servizi e delle forze armate, ma è eletto dai cittadini a cui risponde. Il presidente del consiglio è “vigilabile” dal parlamento, il presidente della Repubblica solo con una messa in “stato di accusa”.