Geoffrey Parker
Ed. Il Mulino, Bologna 2014
pagg.346
Pubblicato per la prima volta nel 1988, questo saggio il cui autore è un storico britannico, attualmente professore presso l’Ohio State University, analizza il modo di combattere nel periodo che va dal 1500 al 1800, giungendo alla conclusione che “la chiave del successo occidentale nel creare fra il 1500 e i 1750 i primi veri imperi veramente universali, dipese da quei miglioramenti nell’abilità di fare la guerra che vanno sotto la definizione di rivoluzione militare.” Iniziando con il “passare in rassegna i vari modi in cui gli europei combatterono le guerre nei secoli XVI e XVII”, l’autore descrive “come la rapida diffusione delle armi da fuoco trasformò la condotta delle operazioni difensive ed offensive.” Molti furono, nel periodo in questione, soprattutto in Europa occidentale, “i problemi logistici creati da fortificazioni migliori e da armi più potenti.”
“La corsa agli armamenti delle varie potenze avvenne sia in mare che in terra e in questo contesto la rivoluzione militare offrì agli stati europei l’opportunità di allargare i loro conflitti ben oltre le proprie spiagge”, arrivando, dopo aver trovato alleati indigeni, a diffondere le loro ostilità negli altri continenti. L’introduzione del cannone nel XV secolo permise di espugnare città fino ad allora considerate inespugnabili. Dall’altro lato, però, “gli architetti militari stavano sviluppando un nuovo sistema di difesa contro il fuoco d’artiglieria”, per prima cosa abbassando e rinforzando le mura. Poi fu aggiunto un fossato che avrebbe tenuto a maggior distanza l’artiglieria nemica, rendendo più difficile posare le mine sotto le mura. Ma l’elemento dominante del nuovo tipo di fortificazioni difensive fu il bastione.
Tra le armi da fuoco fecero il loro ingresso quelle di piccolo calibro, sia portatili che trainate, che però, per lungo tempo, furono inferiori all’arco, sia come precisione che come gittata, fino a quando, nel 1550, non fu introdotto il moschetto.“Gradualmente il moschettiere divenne il padrone dei campi di battaglia, da dove scacciò tutti gli altri specialisti militari.”
La crescente fiducia riposta nella potenza di fuoco provocò l’eclissi della cavalleria e lo sviluppo della fanteria. Pertanto, in Europa, “all’inizio dell’età moderna, la guerra si trasformò in base a tre importanti sviluppi interdipendenti: un nuovo uso della potenza di fuoco, un nuovo tipo di fortificazioni e l’aumento delle dimensioni degli eserciti. […]Nell’età della rivoluzione militare l’abilità dei singoli governi e dei generali nel rifornire la guerra divenne spesso il perno intorno a cui ruotò l’esito del conflitto armato.”
A spingere gli uomini ad arruolarsi, oltre alla certezza di avere un lavoro in un periodo in cui la vita civile non lo garantiva, furono principalmente gli stenti e la fame. Ma poiché la riserva dei volontari non era mai sufficiente, i governi ricorsero anche all’arruolamento forzato degli abitanti del luogo, all’arruolamento dei soldati di un nemico sconfitto o al reclutamento di intere unità in altre zona dell’Europa. “In guerra, come in pace, le diserzioni e le malattie, più che le azioni nemiche, erano responsabili della maggior parte delle perdite.” E poiché, per la maggior parte dei governi europei del Cinquecento e del Seicento, i problemi provocati dall’aumento delle dimensioni degli eserciti si dimostrarono troppo immani per una soluzione immediata, “alla fine del XVI secolo diversi stati avevano già iniziato a reclutare e approvvigionare i propri eserciti per mezzo di appaltatori privati.” Comparve quindi la figura del generale-imprenditore che reclutava e manteneva equipaggiati anche interi eserciti, “per conto di governi privi delle risorse finanziarie o umane per eseguire essi stessi questo compito”,questo perché i soldati,comunque, dovevano essere pagati, equipaggiati e nutriti.
Per garantire il necessario supporto logistico agli eserciti in movimento, “il numero di persone al seguito delle truppe poteva a volte eguagliare e occasionalmente superare il totale dei combattenti.”
Anche in mare avvenne una rivoluzione nella guerra navale, grazie all’adozione del cannone, il cui impatto, però, fu lento, in quanto l’installazione a bordo comportò degli opportuni adattamenti. Così accadde che lo speronamento e l’abbordaggio furono sostituiti dalle bordate di artiglieria. Pertanto le tre innovazioni principali che apparvero nel XVI secolo furono: le navi da battaglia armate di cannoni sulle fiancate, la crescita della armi da fuoco e le fortezze in grado di resistere ai colpi dell’artiglieria. E fu grazie alla superiorità militare, basata sulla rivoluzione militare dei secoli XVI e XVII, che le nazioni occidentali riuscirono a creare la prima egemonia globale della storia.
Gianlorenzo Capano