Julie Wheelwright
Ed. Odoya, Città di Castello (PG) 2021
pagg. 335
"Le donne hanno sempre preso parte alle guerre, spesso offrendosi volontarie per gli stessi motivi che spingono gli uomini a farlo: per proteggere il loro paese e i loro compagni." Così, l’autrice, professoressa presso la City University di Londra, introduce questa sua corposa ricerca su un mondo, quello delle donne guerriere, che, grazie a questo saggio, si scopre furono in passato (e lo sono ancora di più oggi) molto più numerose di quanto si possa immaginare. Centinaia, infatti, sono quelle note ma, migliaia, sono quelle "sconosciute che hanno preso parte a battaglie ma che la storia ha reso insignificanti, riducendole ad aneddoti sessuali, ignorandole o calando un deliberato silenzio su di loro."
Concentrandosi sui conflitti europei e nordamericani Julie Wheelwright suddivide le donne combattenti in tre categorie: quella di compagne o mogli di militari, che erano già presenti sulle navi quando è scoppiato il combattimento e vi hanno preso parte; quella di donne che hanno indossato abiti da uomo per potersi arruolare; quella di donne a cui è stato concesso in via eccezionale il permesso di arruolarsi, sia in reggimenti tutti maschili sia in altri femminili o, ancora, in unità di genere misto. E, vedendo alcuni titoli dei capitoli del libro (l’arruolamento; la vita fra gli uomini; l’epilogo; di nuovo alla vita civile; l’eredità) si capisce che numerosi sono gli aspetti che l’autrice, in esso, tratterà.
Le Amazzoni, originarie della Scizia, sono state le madri fondatrici delle mitiche donne combattenti. Se Giovanna d’Arco, che guidò gli eserciti francesi contro gli inglesi nel 1429-30, durante la guerra dei Cent’Anni, è nota a tutti, molti sono i casi documentati, dal tardo XVI secolo alla fine del XVIII, di donne soldato e marinaio che si facevano passare per uomini.
In Russia Nadežda Durova, fuggita dalla famiglia per entrare in un reggimento di cosacchi, fu la donna più famosa tra quelle che combatterono contro Napoleone, ed ebbe un’enorme influenza sulle generazioni successive.
Mary Lacy fu una donna inglese che, nel XVII secolo, travestitasi da uomo, si arruolò come marinaio. "Naturalmente, non tutte le donne con panni maschili si sono arruolate nell’esercito per loro libera scelta."
Ci furono poi, anche le famose donne – pirata britanniche, Mary Read e Anne Bonny. Mentre le europee navigavano in mare aperto, c’erano donne che servivano come soldati nei conflitti coloniali nordamericani. 240 sono i casi documentati di donne che parteciparono, da ambo le parti, alla Guerra Civile americana. In Russia, "la guerriera più famosa della Prima Guerra Mondiale fu Marija Leont’evna Bočckarëva (1889-1920), che si arruolò nell’esercito dello zar prima che come ricompensa le venisse dato un suo battaglione femminile." Fu la prima donna russa ad avere il comando di un’unità militare e non si vestì mai da uomo.
Diverse furono le donne russe che parteciparono alla Grande Guerra.
"Il capitano Flora Sandes (1876-1956) era un’infermiera inglese che si era unita all’esercito serbo per combattere per l’Impero Britannico."
Cosa spingeva una donna ad arruolarsi, rischiando di perdere casa, reputazione, lavoro? "Le risposte a questi interrogativi sono varie quanto le circostanze della guerra, ma sappiamo che molte donne desideravano viaggiare, sfuggire alla povertà, a un marito violento o a un futuro pieno di noia e fatto solo di lavoro."
Uno dei problemi che le donne vestite da uomo dovevano affrontare era quello di condividere intimi spazi fisici con i loro compagni di sesso maschile. A volte il prezzo da pagare era l’annullamento sessuale o la cancellazione della femminilità. "Fra i potenti incentivi a mantenere il ruolo maschile c’erano i lavori, le specializzazioni e i mestieri relativamente ben pagati che una donna poteva perdere se veniva scoperta."
Le gesta di alcune di loro vennero immortalate da ballate, musical o commedie. Altre, come le soldatesse russe, conquistarono fama internazionale durante la Grande Guerra, ma, ironia della sorte, lasciarono ben poca traccia nella storia sovietica.
Nella Seconda Guerra Mondiale in Gran Bretagna ci furono le prime donne pilota, facenti parte dell’ATA (Air Transport Auxiliary), un’organizzazione che comprendeva piloti che non erano qualificati per entrare nella RAF. Nonostante tra queste ci fosse stata Diana Barnato Walzer, che pilotò 80 tipi di velivoli e, in seguito, fu la prima donna britannica a infrangere la barriera del suono, esse furono, però, sempre considerate un passo indietro rispetto ai colleghi uomini. Quindici di loro rimasero uccise in servizio attivo. Altre donne furono reclutate nella difesa antiaerea. Winston Churchill sostenne che, affinchè queste avessero successo, "il governo doveva esorcizzare il complesso dell’essere contrari a una connessione fra donne e lavoro ad alto rischio." Le donne americane, invece, parteciparono alla guerra arruolandosi nei corpi infermieristici, in quanto gli USA si dimostrarono esitanti nel reclutare donne nelle unità militari di genere misto.
Con la guerra del Golfo le cose cambiarono e ci furono donne combattenti che divennero d’un tratto visibili a terra e nei media e che, in base ad un rapporto del Pentagono, stilato da un team di esperti della salute mentale nei militari, non risultarono essere meno capaci degli uomini di far fronte ai fattori di stress e alle sfide del prestare servizio in combattimento. Dall’altro lato, però, "nel corso di tutta la guerra irachena, i soldati americani hanno continuato a esprimere attraverso il bullismo, le molestie e gli abusi la loro profonda opposizione alle combattenti, che erano più numerose di quanto fossero mai state." Nelle forze armate britanniche, invece, durante i conflitti in Iraq e Afghanistan, le donne, inizialmente escluse da posizioni in cui potessero impegnare e potenzialmente uccidere il nemico, sono state impiegate, dal 2015, anche nei sottomarini e dal 2016, nelle truppe corazzate dell’esercito.
"Qualsiasi altra cosa si possa dire di queste compagne d’armi, erano e rimangono notevoli. Hanno molto da insegnarci su come la trattativa delle donne per il loro diritto di uguaglianza sia antica quanto le tombe in cui le guerriere sciite giacciono lungo le rive del Mar Nero."
Gianlorenzo Capano