Marco Ferrari
Ed. Mondadori, Milano 2019
pagg. 213
L’autore, giornalista e scrittore, narra, in questo suo saggio, la vita e le imprese dell’unica donna che partecipò alla spedizione dei Mille: Rosalie Montmasson.
Nata il 12 gennaio 1823, nel villaggio di Saint-Jorioz, in Savoia, regione francese, perse la madre a soli diciassette anni. E così, il padre, per ragioni economiche, fu costretto a cercare una sistemazione per gli otto figli. La prima a partire fu Rosalie.
Lo zio le trovò un lavoro presso una famiglia agiata di Marsiglia, città dove arrivarono, nei mesi successivi, molti italiani e dove Mazzini aveva fondato, nel 1831, la Giovine Italia.
A Marsiglia lei incontrò, nel 1849, Francesco Crispi che, avendo avuto un ruolo di rilievo nei moti del ’48 in Sicilia, dopo la riconquista dell’isola da parte dei Borboni, fu costretto a fuggire con altri rivoltosi e scelse come meta Marsiglia.
L’incontro fra i due fu casuale e fu subito attrazione. Lui però “le nascose che a Palermo aveva un figlio, il piccolo Tommaso, e una donna che lo aspettava, Felicita.” Poi, insieme, si trasferirono a Torino. Qui “il clima era quello giusto per entrambi: lui si trovava tra rifugiati politici, lei tra i suoi conterranei.” Lui, per mantenersi, collaborava con alcuni giornali. Lei faceva la lavandaia, si occupava della gestione della casa e “cominciò ad avere anche un ruolo politico accanto al compagno, diventando essenziale a tutto il gruppo degli espatriati.”
Il 7 marzo 1853 Crispi fu arrestato. Infatti “il 6 febbraio erano scoppiati a Milano i moti ispirati da Mazzini, duramente repressi dagli occupanti. Per non vedere peggiorate le relazioni con gli occupanti, il Piemonte si vide costretto ad arrestare e poi espellere gli esuli dell’estremismo politico, tra cui Francesco Crispi, anche se ufficialmente non apparteneva al gruppo mazziniano.” La sua destinazione, come quella della maggior parte degli espulsi piemontesi, fu La Valletta. Qui, lo raggiunse, successivamente, Rosalie.
Anche da La Valletta, per il suo spirito antibritannico, Crispi fu espulso. Prima di partire nuovamente, però, il 27 dicembre 1854 Rosalie e Francesco si sposarono.
Il 13 gennaio 1855 Crispi arrivò in Inghilterra, dove, a Londra, ebbe modo di incontrare Mazzini, di cui divenne uomo di fiducia. Successivamente arrivò Rosalie, che divenne la staffetta impiegata da Mazzini per consegnare i suoi messaggi in Francia ai cospiratori. I due coniugi si trasferirono a Parigi per poi ritrasferirsi nuovamente a Londra.
Rosalie continuava a fare “la postina”, consegnando messaggi in Sicilia, a Malta, dovunque fosse necessario.
Si stava preparando lo sbarco dei Mille. “Ormai era tutto un fermento e lei ne era un tassello fondamentale. Mazzini lodava le sue doti e le sua capacità.[…] Rosalie non sbagliò una missione.”
A Genova Rosalie, contro il volere del marito, chiese a Garibaldi di poter partecipare alla spedizione. Si imbarcò, così, sul Piemonte dove “non dormì per aiutare questo o quel garibaldino che aveva il mal di mare.”
Sbarcata in Sicilia si diede da fare per curare i volontari colpiti. “Per molti il suo sorriso fu l’ultima cosa che videro prima di morire.” Fu cosi che divenne l’Angelo dei Mille. “Fu sorella, fu madre, fu tutto ai feriti.”
Nel 1861 Crispi entrò in parlamento. La coppia continuò a cambiare città, seguendo gli spostamenti della capitale: Torino, Firenze, Roma. Lei decise di rimanere al suo fianco, anche dopo la conversione monarchica del suo Francesco, non credendo, inizialmente, ai giornali, che raccontavano delle sue frequentazioni femminili. “Il marito secondo lei, era impegnato in ben altre battaglie che non a tirar su gonnelle.” Ma la verità era che lui la tradiva. E quando lei divenne consapevole dei suoi tradimenti, il loro rapporto chiaramente si raffreddò. Lui, che nel frattempo aveva reso madri due sue amanti, Luisa del Testa e Lina Barbagallo, iniziò a detestarla. Ma non poteva rompere pubblicamente quel rapporto, sarebbe andato incontro a uno scandalo mediatico; voleva perciò costringerla a una separazione in forma privata. Lei, però, inizialmente non ne volle sapere. Finchè, un giorno, la sorella di Crispi si recò da lei “annunciando l’intenzione del fratello di denunciarla per manifesta colpa e tradimento se non accettava una separazione consensuale e privata portare. E le disse altresì che c’erano testimoni pronti a descrivere le sue avventure galanti, incluse quelle con i domestici. Tutto ciò comportava, dunque, una separazione senza mantenimento. Invece, se accettava le proposte del fratello, lei avrebbe usufruito di un assegno mensile assai consistente.”
Fu raggiunto un accordo che prevedeva la somministrazione di una somma mensile a Rosalie. Lei, così, abbandonò la casa. Molti garibaldini, memori delle imprese di Rosalie, presero le sue difese.
Rimaneva ora, per l’onorevole, un’altra questione da risolvere. Per evitare lo scandalo dell’accusa di bigamia, avendo sposato Lina Barbagallo nel 1878, doveva dimostrare che il suo matrimonio, contratto a Malta con Rosalie, fosse nullo. Crispi, che nel frattempo era diventato Ministro dell’Interno, attaccato duramente dal giornale “Il Piccolo” di Napoli, si dovette dimettere. Rosalie si tenne in disparte dalle polemiche. “Non volle parlare con nessuno, non concesse interviste, si celò in un dignitoso mutismo.”
Durante l’inchiesta, che si concluse con il verdetto di “non farsi luogo a procedere”, a causa dell’illegittimità del matrimonio di Malta e riabilitando completamente,agli occhi dell’opinione pubblica, Francesco Crispi, Rosalie continuò a sostenere di essere lei la moglie legittima del suo François. Ma dopo la sentenza “scomparve dalle cronache, dalla politica, dalle rievocazioni.[…] Rosalia era ferita ma soprattutto restava legato al suo François. […] Lei lo aveva amato, aveva vissuto e combattuto con lui, ma lo aveva perso.”
Scomparve anche dalla pubblicistica risorgimentale. “Quando il suo cuore si fece fragile e lei venne ricoverata, accadde un miracolo insperato. Una volta dimessa, dovendo stare ferma a letto, si assopiva spesso con i gatti distesi sulla coperta. Un giorno aprì gli occhi e si trovò accanto il suo bel François.” Lui, oramai quasi cieco, le accennò che aveva apprezzato “il suo silenzio in occasione del processo napoletano, il suo sacrificio come atto necessario all’avanzata politica della sinistra.”
Crispi morì l’11 agosto 1901. Lei lo seguì tre anni dopo, il 10 novembre 1904. “Nessuna autorità ufficiale e militare partecipò alle esequie”
Fu sepolta al cimitero del Verano. “Prima che il carro funebre si inabissasse tra le tombe del camposanto, un vecchio garibaldino gridò tre volte il nome di Rosalia Montmasson e per tre volte la gente rispose “Presente!”.
Gianlorenzo Capano