Martha Laguardia-Kotite
Ed. Potomac Books
pagg. 210
Non sono molti i libri che trattano di donne militari che sono riuscite ad infrangere i soffitti di cristallo e giungere a ricoprire posizioni di primo piano, spesso essendo state le prime in assoluto a realizzare questo obiettivo.
Questo testo è un resoconto delle loro storie, una testimonianza di motivazioni, engagement e volontà di farsi strada – ognuna in un campo specifico – e una dimostrazione di come le qualità di leadership possono essere costruite passo dopo passo, imparando dagli errori e confrontandosi con l’ambiente intorno. Colpisce la determinazione che ognuna di loro ha messo nel proprio percorso di carriera, combattendo contro nemici interni ed esterni, contro paure reali e ansie mentali, affrontando situazioni psicofisiche sicuramente non facili. In più di un passaggio del testo è richiamata (esplicitamente o implicitamente) la massima, che recita il fallimento non è un’opzione, una convinzione certamente elaborata e resa ancor più solida dai percorsi di addestramento che sono stati seguiti – percorsi che successivamente si potranno evidenziare come molto utili anche nello svolgimento di attività al di fuori del campo militare, nelle istituzioni dello Stato e nelle imprese private.
Si tratta di donne che hanno seguito una loro passione, una meta che spesso si è configurata molto presto nella vita e che è stata perseguita con pazienza, impostando il proprio percorso fin dall’adolescenza. Questo, ad esempio, è stata l’inizio dell’avventura che ha condotto il colonnello Pam Melroy a diventare astronauta nel contesto della National Aeronautics and Space Administration con il volo dell’11 ottobre 2000 a bordo del Discovery lanciato dal Kennedy Space Center. Dal 2000 e fino al 2011 Pam Melroy ha lavorato in questo ambito, un ambito che aveva scelto nel 1972, all’età di undici anni, in un tempo in cui la donna-astronauta ancora non esisteva.
Interessanti le riflessioni autocritiche che le donne intervistate da Martha Laguardia-Kotite inseriscono autenticamente nei loro resoconti. Così, proprio Pam Melroy, riferisce di aver capito che il suo approccio era too hot – troppo impetuoso – e ciò le faceva perdere il controllo della situazione. In altri resoconti si vede chiaramente come le intervistate hanno dovuto, da un lato, accettare la situazione molto dura dell’addestramento e dei vari passaggi di grado, e dall’altro cercare di compartimentalizzare le proprie esperienze negative, imparando sì dalle stesse, ma senza rimanerne impigliate.
Il comandante Maureen Pennington riferisce della sua esperienza sulla linea del fronte a Fallujah e in altre località della Guerra del Golfo come responsabile di tre unità mediche traumatologiche (con la responsabilità di gestire oltre duecento risorse) che costituirono il maggiore centro chirurgico in Iraq: “lavorare per salvare vite sulla linea del fronte può diventare travolgente per chiunque. ‘Ho capito che sarei dovuta essere molto forte. Quando altri erano nervosi, io non potevo esserlo, perché ero il leader. Ho sempre cercato di essere sicura che il mio team mi vedesse con fiducia’” (p. 96).
Questi brevi cenni possono dare un’idea del contenuto delle dodici interviste raccolte dall’autrice.
In una delle due prefazioni che introducono il testo è auspicato chiaramente l’ascesa di donne eccellenti come queste tra i CEO della classifica Fortune 500 e ancora più in alto, fino a giungere a occupare il ruolo di presidente degli USA.
L’autrice, Martha Laguardia-Kotite, è lei stessa un esempio di realizzazione personale e professionale, di volontà di uscire fuori dalla propria comfort zone, e di spirito di servizio. Nei suoi circa trenta anni di servizio, è stata la prima ufficiale donna della Coast Guard gestendo equipaggi completamente maschili. Ha poi conseguito un MA in giornalismo presso la Harvard University, essendo invitata in diversi eventi TEDx e pubblicando diversi libri ed articoli sui quotidiani, in specie il Boston Globe.
Leggendo queste pagine mi è tornato in mente un video che circolava tempo fa in rete in cui si vedeva un elicottero militare in fase di avvicinamento al ponte di un cacciatorpediniere in un mare tempestoso; dopo innumerevoli tentativi di appontaggio, con l’elicottero che era costantemente spinto da ventate molto forti e con la nave in continuo ed estremo beccheggio e rollio, finalmente i piloti riuscirono a toccare il ponte e a far agganciare il velivolo. Il titolo di questo video suonava pressappoco così: Se pensate di fare un lavoro molto stressante, guardate qui…
Andrea Castiello d’Antonio