A. Maurois
Ed. Dall'Oglio
pagg. 468
Potrei cominciare questo articolo parlando di come, qualche giorno fa, mentre sistemavo i francobolli, mi sia imbattuto in un piccolo francobollo italiano che celebrava il 135° anniversario della morte di Lord Byron.
Perché?
Mi venne subito da pensare che in effetti, essendo Byron uno dei più grandi poeti del mondo, avevo poco da stupirmi.
Quando la sera ripresi tra le mani il libro di Byron avevo un nuovo interrogativo in mente!
Lord Byron, ovvero George Gordon Byron, VI Barone dei Byron, nacque a Londra nel 1788, morì a Missolongi nel 1824.
Considerato uno dei più grandi poeti inglesi del tempo, visse una vita sempre al limite. Sempre combattuto tra il bene e il male, per vivere aveva bisogno di emozioni forti che ricercava nei viaggi e nelle relazioni amorose con le numerose amanti, tra queste, la più amata fu colei che più gli assomigliava, la sorellastra Augusta.
Il rapporto con la madre fu conflittuale. Con il padre inesistente, i primi anni di vita non furono semplici e lasciarono un segno indelebile sul piccolo Byron come sulla madre.
Byron sentiva di essere fatto per l'azione, ma una deformità ai piedi lo costringeva ad una camminata strana che però non gli impediva di essere un ottimo nuotatore.
Lord Byron fu anche un uomo politico, la sua carica gli dava diritto all'accesso alla Camera dei Lord.
Con mia grande sorpresa mi resi conto che Byron era stato anche in Italia. Bologna, Venezia, Ravenna, Pisa e Genova le città principali nelle quali si intrattenne alcuni anni, poco prima di intraprendere la sua ultima avventura in Grecia.
A Bologna s'era affiliato alla Società Romantica, era quindi un Carbonaro. Il suo prestigio e i soldi lo ponevano al di sopra degli altri ed essendo inglese i rischi della sua attività di cospiratore erano minori. Il gruppo di Carbonari di Ravenna, detto degli "Americani" lo aveva eletto a suo capo. È forse questo il motivo per cui ha meritato di essere ricordato in un francobollo Italiano?
A Ravenna, nella casa dove abitava, ospite della sua ultima amante, organizzò un arsenale in cui raccolse 150 fucili e la polvere da sparo per la rivoluzione. Il conte Guiccioli non era molto contento. Vada per avere l'amante della moglie in casa, ma che questi si atteggi a rivoluzionario era troppo pericoloso anche per una persona della sua ricchezza e nella sua posizione.
Byron e il padrone di casa erano oggetto di rapporti della polizia, che li descrivevano come pericolosi cospiratori. Mentre però nella vita privata il buon senso gli mancava completamente, quando si trattava di cospirare, sembra che Byron fosse molto accorto.
Era entusiasta, coraggioso, ma anche prudente e ricco di buon senso e sembra che sin dall'inizio avesse molti dubbi sulle capacità organizzative dei cospiratori. Pensava infatti che se i cospiratori italiani non fossero riusciti ad unirsi, non sarebbero arrivati a niente.
Così in effetti fu. Nel marzo del 1821 i napoletani insorti (alcuni mesi prima!) furono sconfitti dagli austriaci. Il Re ripudiò la costituzione che gli aveva appena concesso e tutto tornò alla normalità. Sulla scia di quella sconfitta vi furono repressioni in tutta Italia e la famiglia della sua amante fu costretta all'esilio, forse proprio per colpire Byron.
Effettivamente l'allontanamento della sua amante raggiunse lo scopo di allontanare anche Byron che la seguì nel suo pellegrinaggio fino a Genova.
Le sue avventure carbonare erano terminate, non altrettanto si può dire della sua voglia di avventura che lo porterà a prendere le difese dei greci contro i turchi, cosa che mise in evidenza l'uomo d'azione (e gli fece però capire la vera natura umana!) ma gli costò la vita.
Un ottimo libro, avvincente, nonostante gli estratti "poetici", non certo i miei preferiti, che mi ha permesso di conoscere Byron e, per il suo tramite, parte della storia italiana.
Alessandro Rugolo