La seconda dimensione della Guerra Russo-Ucraina per importanza, dopo quella navale, è quella aerea e missilistica. Questo aspetto del conflitto rappresenta uno di quelli che hanno creato maggior dibattito sia tra gli addetti ai lavori che tra il grande pubblico dei “più o meno interessati” anche a causa del fatto che ha ricevuto una delle coperture mediatiche peggiori.
Già in passato avevamo dedicato ampio spazio alla dimensione aero-missilistica del conflitto nel corso delle precedenti analisi di aggiornamento perciò quella odierna si inserirà sul percorso già tracciato dalle antecedenti. È necessario in questa sede rimarcare una volta ancora il fatto che, tanto nei report giornalistici quanto nelle testate specialistiche, permane una sostanziale ignoranza (nel senso tradizionale di “non conoscenza”) rispetto alle tattiche ed alle dottrine operative della V-VS che ne hanno condizionato l'intera esistenza influenzando anche il modus operandi nel presente conflitto. Questo stato di cose permea il senso di una miriade di documenti, report, video pubblicati in ogni dove nel corso di questi quasi 9 mesi di guerra. In base a questa “credenza popolare”, che ormai vive di vita propria a prescindere, e che ha contagiato anche numerosi militari professionisti e giornalisti specialisti, per qualche strana ragione “le Forze Aeree Russe dovrebbero operare secondo le linee guida stabilite dalla dottrina occidentale, e perciò dovrebbero essere valutate proprio alla luce di tali linee guida”.
Questo approccio è METODOLOGICAMENTE SBAGLIATO. Esso infatti assume che la V-VS si comporti come un'aeronautica di un paese occidentale ma, come già abbondantemente spiegato in passato, non è questo il caso.
Piccola parentesi; in tanti mi hanno scritto su LinkedIn chiedendomi per quale ragione nelle mie analisi passate e presenti abbia utilizzato ed utilizzi le terminologie apparentemente desuete di “V-VS” e “Forze Aeree Russe” in luogo dei contemporanei “VKS” e “Forze Aerospaziali Russe”. Qui una spiegazione è d'obbligo. È vero che, formalmente, dal 1 di agosto del 2015 l'arma azzurra di Mosca ha ufficialmente adottato la nuova designazione di “VKS” (acronimo che sta per “Forze Aerospaziali” - “Воздушно-космические силы” in lingua russa) nata dalla fusione della V-VS (le “Forze Aeree” - “Военно-воздушные силы” in lingua russa) con la VVKO (le “Forze di Difesa Aerospaziale” - “Войска воздушно-космической обороны” in lingua russa). Tuttavia è altresì vero che la cosiddetta VKS è de facto una sorta di “organizzazione ombrello” che è a sua volta strutturata in tre branche diverse e distinte gestite da tre catene di comando indipendenti.
Tali branche sono:
- le “Forze Spaziali” (“Космические войска России” in lingua russa, abbreviato in “KV”);
- le “Truppe di Difesa Aerea e Missilistica” (“Войска противовоздушной и противоракетной обороны” in lingua russa, abbreviato in “PVO-PRO”);
- le “Forze Aeree” (cioè la mai veramente morta “V-VS”).
Dato che il fulcro delle operazioni aeree russe in Ucraina ricade sulle spalle della “branca aerea”, non è affatto un caso che io utilizzi l'abbreviazione di V-VS in luogo di VKS ora diventato impropriamente di moda; chiusa parentesi.
Tenendo quindi sempre a mente quanto affermato nel corso delle analisi precedenti, possiamo affermare che, a partire dagli inizi di aprile di quest'anno, con la decisione da parte di Mosca di ritirarsi dall'area di Kiev e da gran parte dell'Ucraina orientale, il modus operandi della V-VS ha assunto una postura per certi versi prevedibile ed in linea con la sua missione tradizionale “di appoggio”, o per meglio dire in linguaggio tecnico “di artiglieria aerea”. Nel primissimo periodo di guerra infatti, le operazioni aeree di tutti i tipi della V-VS spaziavano in lungo e in largo su tutto il territorio ucraino situato ad oriente della linea comprendente da nord a sud Korosten'-Zhitomyr-Vinnitsa-Yampol ed, occasionalmente, anche ad occidente di essa. Tale stato di cose era giustificato dal fatto che l'offensiva russa iniziale, avente come scopo la sottomissione in tempi brevi dell'intero territorio ucraino necessitava di una massiccia presenza del potere aereo su tutto il territorio del teatro di operazioni. È ovvio che tale stato di cose ha messo sotto pressione le risorse delle Forze Aeree Russe, ma tale discorso può essere fatto anche per le Forze Aeree Ucraine (PSU), le quali si sono invece trovate sull'altro lato della barricata, in posizione difensiva rispetto all'offensiva russa.
Il restringimento del campo di battaglia, operato agli inizi di aprile, ha permesso alla V-VS di concentrare e razionalizzare i suoi sforzi, così come ha dato un po' di respiro alla PSU. In questo nuovo quadro tattico-strategico, le operazioni aeree russe possono essere riassunte come segue.
Ogni giorno la V-VS lancia tre ondate d'attacco contro l'intera linea del fronte ucraino. Ciascuna ondata d'attacco è composta da 4 reggimenti, e ciascun reggimento è a sua volta composto da 4 squadroni. Dato che secondo l'organizzazione militare russa uno squadrone è composto da un numero compreso tra 12 e 18 aerei, ciò significa che ogni singolo giorno i russi mandano all'attacco sui cieli ucraini un numero di aerei tattici ad ala fissa (quindi escludendo gli elicotteri) che effettuano un totale compreso tra i 576 e i 864 voli di missione (il numero di sortite poi dipende dalla quantità di armamento che essi devono sganciare sugli obiettivi precedentemente selezionati). Lo scopo di queste ondate d'attacco composite è diverso a seconda delle tipologie di aerei coinvolti.
I Su-24 ed i Su-25 (foto) vengono utilizzati sulla linea di battaglia per “ammorbidire le posizioni nemiche” spesse volte in concerto con l'artiglieria. Sebbene abbiano finora utilizzato l'intero arsenale di bombe e razzi convenzionali da loro sganciabili, i Su-24 ed i Su-25 sono stati visti per la maggiore utilizzare rispettivamente le bombe a caduta libera FAB-250 e FAB-500 (i Su-24) ed i razzi non guidati S-13 (i Su-25).
Anche i Su-34 vengono utilizzati in missioni di ammorbidimento, tuttavia data l'avanzata dotazione elettronica e la capacità di impiegare una pluralità di sistemi d'arma aria-terra in un'ampia gamma di scenari, vengono utilizzati più proficuamente per attacchi del tipo stand-off utilizzando principalmente i missili Kh-29, Kh-38 e Kh-59. Particolarmente interessante è stata sino ad ora la carriera della flotta di intercettori russi, che allinea i Su-27, i Su-30 ed i Su-35. I possenti bimotori da combattimento aereo della Sukhoi erano stati originariamente destinati unicamente a missioni di supremazia aerea. Successivamente, con la drastica riduzione delle operazioni aeree da parte della PSU, i russi avevano pensato bene di riassegnarli alle missioni aria-terra mandandoli all'attacco armati di razzi non guidati come gli S-8, gli S-13 e gli S-25. Con il restringimento dell'area del fronte molti di essi sono tornati al loro compito originale, ma non tutti.
Abbiamo detto in passato che, in base ai manuali operativi russi ereditati dal periodo sovietico indietro fino agli anni '40 del XX secolo, i velivoli ad ala fissa con la stella rossa sono destinati a bombardare aree di territorio nemico che vanno dalla linea del fronte vera e propria fino ad un massimo di 150 chilometri di distanza in profondità dalla stessa. Anche in questi mesi abbiamo visto da parte russa una scrupolosa adesione a questa strategia, lasciando invece il resto del territorio ucraino agli attacchi portati a compimento mediante armi a lungo raggio alle quali faremo accenno in un secondo momento.
Nel corso di questa guerra ha finalmente avuto il suo “battesimo del fuoco” anche il Mig-31 (foto) sia nel ruolo aria-aria che aria-terra. Per quanto riguarda le missioni del Mig-31 nel suo ruolo originale e primario di intercettore pilotato a lungo raggio, purtroppo al momento non sono disponibili dati certi per poterle descrivere in maniera esaustiva, salvo il sospetto che le foto di missili aria-aria R-37M sorpresi a “volare” sui cieli ucraini in diverse occasioni negli ultimi mesi stiano ad indicare che tali ordigni siano stati lanciati proprio dai Mig-31BM.
Documentata invece con sicurezza è stata invece la presenza nel teatro di operazioni dei Mig-31K che in 3 occasioni diverse hanno utilizzato altrettanti esemplari del missile aria-terra supersonico Kh-47M2 Kinzhal (foto).
Il primo lancio confermato del Kinzhal avvenne già il 18 di marzo quando un missile del suddetto tipo venne lanciato contro un deposito sotterraneo di munizioni situato nella cittadina di Deliatyn seguito da un secondo lancio il giorno successivo contro un deposito di carburante situato a Kostantinovka. Infine un terzo lancio è avvenuto agli inizi di aprile (per la precisione, l'11) contro il bunker del comando delle forze ucraine impegnate nell'area del Donbass situato a Chasov Yar, non lontano da Kramatorsk.
Non hanno invece fondamento le voci che affermano che l'attacco condotto dai bombardieri strategici Tu-22M contro la città di Odessa avvenuto il 9 di maggio sia stato condotto mediante Kinzhal. Infatti ad un attento studio dei frame del video pubblicato si vede benissimo dalla traiettoria e dal comportamento dei missili che si tratta di Kh-22 ex-sovietici.
Se per quanto riguarda le operazione degli aerei ad ala fissa è possibile raccogliere un quadro abbastanza soddisfacente, l'intensissimo impiego dei mezzi ad ala rotante non permette sino ad ora di produrre delle statistiche nemmeno parziali, tuttavia l'abbondanza di materiale video pubblicato a cadenza giornaliera in numerosi canali Telegram suggerisce un impiego totale e generalizzato degli elicotteri da parte dei russi, a compimento di un trend evolutivo iniziato oltre 40 anni fa in Afghanistan e continuato poi in Cecenia e, più recentemente, in Siria.
Come già affermato in una delle precedenti analisi, la Guerra Russo-Ucraina rappresenta, dopo la Guerra del Vietnam e la Guerra Iran-Iraq, il terzo esempio di un uso totale e generalizzato degli elicotteri e non ci sarebbe da stupirsi se, una volta terminato il conflitto, gli storici militari scoprissero, consultando gli archivi e le statistiche prodotte dalle autorità militari, che gli elicotteristi russi avranno accumulato un quantitativo di ore di volo e di sortite perfino superiore a quello dei loro colleghi americani ed iraniani nei due conflitti sopra citati.
Sempre maggiore importanza hanno acquisito per i russi le missioni SEAD/DEAD, soprattutto da quando le difese antiaeree ucraine hanno rialzato la testa. All'inizio del conflitto le Forze Armate Ucraine potevano allineare un massiccio schieramento antiaereo articolato su non meno di 500 batterie di diversi modelli di origine sovietico/russa che, seppur non propriamente allo stato dell'arte e non organizzate in una IADS (acronimo che sta per “Sistema di Difesa Aerea Integrato”) propriamente detta costituivano comunque una fonte di dolorosi grattacapi per gli strateghi di Mosca. Per questa ragione la campagna di soppressione delle difese antiaeree ucraine è partita immediatamente in contemporanea alle altre operazioni aeree e alla guerra terrestre stessa.
Anche in questo caso le dottrine militari russe si differenziano da quelle occidentali le quali prevedono di eseguire una gamma di missioni separate demandate ad una classe di velivoli dedicati a questo tipo di azioni (anche detti “velivoli Wild Weasel”). Dal lato moscovita della collina però, dopo la messa fuori servizio del Mig-25BM (foto), unico velivolo di origine orientale specificamente progettato per assolvere a questo tipo di missioni, ora il compito di procedere alla soppressione delle difese antiaeree nemiche è assegnato in maniera generalista ai reparti d'attacco i quali vengono però dotati all'uopo di missili antiradiazioni da utilizzare non appena le difese antiaeree nemiche vengono attivate.
All'inizio della campagna aerea della Guerra Russo-Ucraina i russi organizzavano le loro ondate d'attacco in maniera tale che ciascuno squadrone di ogni reggimento partecipante alle sortite di combattimento organizzasse al proprio interno una “zveno” (sezione) di quattro velivoli appositamente equipaggiati per la “caccia” ai sistemi nemici mediante l'utilizzo di diversi missili antiradiazione tra i quali spiccano i Kh-31P.
Nonostante quanto affermano diverse voci anche “autorevoli”, la campagna SEAD/DEAD russa ai danni delle difese antiaeree ucraine ha avuto successo e, ad oggi, possiamo affermare che l'80% dei sistemi antiaerei ucraini in servizio alla vigilia della guerra sia stato completamente distrutto. Tuttavia gli ucraini sono riusciti a preservare una parte delle loro batterie e, successivamente, a ricostruire un sistema di difesa abbastanza efficace grazie a nuove forniture da parte dei loro partner occidentali.
Attenzione pero! Sbaglia chi, nell'approcciare questo particolare argomento, focalizza la sua attenzione unicamente sui sistemi di origine occidentale tanto strombazzati dalla stampa, quali i MIM-23 Hawk, gli Aspide 2000 (foto), i Crolate NG, i NASAMS o gli IRIS-T, tutti sistemi interessanti e performanti ma che stanno venendo e verranno consegnati con il contagocce e in maniera scaglionata nel tempo. I veri “rinforzi” per gli ucraini sono arrivati da un importante numero di batterie di origine sovietico/russa che gli Stati Uniti ed i loro alleati occidentali hanno acquistato in ogni angolo del mondo (specialmente in Medio Oriente) trasferendole poi in Ucraina.
Nonostante questa importante iniezione di “linfa vitale” gli ucraini non sono più oggi in grado di schierare un unico e continuo schieramento antiaereo tutto intorno al loro paese come alla vigilia del 24 febbraio 2022, tuttavia hanno potenziato le cosiddette “difese locali” attorno a specifici centri nevralgici fondamentali per preservare il funzionamento del “sistema paese”. Inoltre, per aumentare le chance di sopravvivenza delle loro preziosissime forze, hanno ricorso alle cosiddette “tattiche serbe”, cioè accendendo e spegnendo i radar e muovendo le batterie di posizione in posizione al fine di evitarne la localizzazione.
Il ricorso da parte degli ucraini di tali tattiche estremamente ingegnose e flessibili ha obbligato i russi a cambiare strategia spingendoli ad organizzare delle vere e proprie “battute di caccia” mediante gruppi di 20 velivoli o più (in genere Su-34 e Su-35, ma si sono visti anche Su-24M, Su-25, Su-27SM e Su-30SM) armati di missili antiradiazioni e preceduti da piccole pattuglie di Su-24MR da ricognizione incaricati di “scovare” le batterie nemiche.
Proprio la guerra contro i radar ed i missili antiaerei nemici ha visto un interessante sviluppo dalla parte ucraina quando nel corso dell'estate è emersa la notizia che le forze russe avevano rinvenuto nei pressi delle loro postazioni frammenti di schegge riconducibili a missili AGM-88 HARM (foto). Questa è stata una sorpresa per tutti, compreso il sottoscritto, vista la solfurea fama che i velivoli di origine sovietica hanno quando si tratta di installare avionica e sistemi d'arma di origine occidentale. Sebbene sia stato successivamente acclarato che un ristretto numero di Mig-29 e Su-27 sia stato modificato in maniera fortuita per lanciare gli AGM-88 HARM, non ci sono ragioni sufficienti per credere che tale ammirevole sforzo ingegneristico abbia prodotto niente più che delle piattaforme SEAD posticce e non in grado di ottenere risultati decisivi sul campo di battaglia, se non il puro e semplice effetto deterrenza nei confronti dei russi prima sostanzialmente abituati ad agire nell'impunità.
L'ultimo elemento da considerare nella nostra narrazione è quello costituito dagli attacchi missilistici che hanno interessato l'Ucraina nel corso del mese di ottobre e che stanno continuando anche in questo novembre. Tali attacchi massivi, iniziati il 10 di ottobre ed ancora in corso hanno visto l'utilizzo non solo dei missili Kh-55, Kh-101 e delle diverse varianti della famiglia 3M-54 Kalibr ma anche - e questa è stata la novità assoluta - dei Geran-1 e Geran-2, copie russe delle munizioni circuitanti (loitering munitions) Shahed-131 e Shahed-136 (foto seguente) di progettazione e produzione iraniana.
L'efficacia che questi droni kamikaze hanno avuto (al di là delle strombazzate della propaganda ucraina che non aiutano per niente a capire e prendere atto dell'estrema pericolosità di questi ordigni qualora l'Iran decidesse di proliferarli anche in aree di crisi prossime alle nostre frontiere!) hanno scioccato più di un addetto ai lavori, compreso il sottoscritto che anche in passato non si era mai permesso il lusso di sottovalutare gli iraniani, al netto dell'inevitabile propaganda del regime di Tehran.
Contrariamente a quanto si può essere tentati di credere, la più recente tornata di bombardamenti russi mediante armi a lungo raggio non rappresenta affatto la più violenta tra quelle alle quali abbiamo assistito dall'inizio della guerra ad oggi, ma a differenza delle altre sì è concentrata in maniera specifica sul settore energetico ucraino al fine di causargli danni tali da disarticolarlo in maniera permanente. In molti hanno affermato che dietro a questo cambio di strategia ci sia la mano del generale Sergey Vladimirovich Surovikin, comandante generale delle Forze Aerospaziali Russe (VKS) ed oggi comandante in capo di tutte le forze russe impegnate nella Guerra Russo-Ucraina. Sebbene tale teoria sia a mio avviso azzardata, essendoci numerosi indizi che la suddetta strategia fosse stata pianificata molto tempo prima dell'assegnazione di Surovikin al comando in Ucraina, non di meno in quanto noto proponente del ruolo autonomo del potere aereo c'è da scommettere che egli porterà avanti tale campagna di bombardamenti in maniera energica al fine di infliggere agli ucraini letteralmente “un inverno senza luce, gas ed acqua”.
È ovvio che gli effetti di un utilizzo prolungato e spregiudicato del potere aereo-missilistico non solamente declinato a livello tattico ma ora espanso anche a livello strategico per far entrare in crisi l'interno sistema-paese proprio nel corso dei delicatissimi mesi invernali può alla lunga risultare, se non decisivo, quantomeno assai pagante per le strategie di guerra russe dei prossimi mesi.
Foto: MoD Federazione Russa / Rostec / web / MBDA / U.S. Navy