Crisi russo-ucraina: non ci sono solo i 46 morti ammazzati di Odessa

(di David Rossi)
07/05/19

Nel dare il mio placet, come responsabile Geopolitica, al bell’articolo (vedi) del nostro analista Andrea Gaspardo, mi ero ripromesso di tornare sull’argomento, perché si tratta di un Paese ben strano, l’Ucraina, e di una guerra, quella in Donbass, molto sporca, dove il più pulito ha la rogna…

Il lettore, avvezzo a leggere la stampa così detta main stream ma anche quella “alternativa”, obietterà: Kiev ha molti volontari nazionalisti impegnati a combattere sul fronte del Donbass e questi sono “neonazisti russofobi” come quelli di Odessa.

Già, peccato che il leader della principale organizzazione “nazifascista” sia Dmytro Yarosh, nato e cresciuto in una famiglia russofona dell’Est del Paese.

Vabbè, ma gli estremisti ucraini sono notoriamente razzisti e antisemiti.

Bingo! Peccato però che l’Ucraina sia l’unico Paese al mondo - oltre a Israele - ad avere premier e presidente di origine e fede ebraiche. E alle ultime elezioni ha permesso a una manciata di candidati filorussi di candidarsi, senza fare storie.

Vabbè, ma i nazionalisti condizionano il governo, che per questo è golpista e antidemocratico. Ha persino cercato di sfruttare la crisi del mare di Azov a fini elettorali!

Se sì, la mossa non ha avuto effetto. II presidente a fine mandato, Petro Poroshenko, è stato battuto dal neoeletto Volodymyr Zelensky al secondo turno di elezioni prive di brogli1 secondo tutti gli osservatori internazionali. Soprattutto, poniamoci una domanda: se, cioè, in altri Paesi ex sovietici la leadership al potere - costituita da ex seconde e terze linee della nomenklatura del PCUS come lo stesso Poroshenko - avrebbero consentito a un quarantenne attivo in TV e sui nuovi media di candidarsi, di porsi come favorito e infine di stravincere, senza negargli la candidatura con una scusa qualsiasi o senza arrestarlo e tentare di sottrargli la custodia dei figli com’è successo altrove2.

Vabbè, ma anche dietro Zelensky ci sono gli oligarchi.

Ma certo. Solo che non sono finiti ai ceppi per aver sfidato i più alti papaveri, come è successo in altri Paesi dell’ex URSS. E, poi, che cosa sono i vari Berlusconi, De Benedetti, Colaninno, più in piccolo, Casaleggio, se non la versione in salsa italica degli oligarchi? Chi ha molto denaro ha molto interesse a far vincere uno o far perdere l’altro.

Vabbè, ma l’Ucraina è economicamente in ginocchio e in uno stato finanziario pietoso, dopo la rivoluzione dell’Euromaidan.

Sì, rispetto al 2014 e, ancora di più, al 2007, Kiev sta peggio, molto peggio: da strapparsi i capelli. Pensate però che persino l’Italia non è tornata ai livelli del 2007 in quanto a PIL: e noi non abbiamo il costo di una guerra, il blocco dello stretto di Kerch e una provincia strappata. Tuttavia, negli ultimi due anni l’export ucraino è cresciuto a ritmi “cinesi”: quasi del 10% su base annua, addirittura del 16%, del 24% e del 25% per i generi alimentari, il legname e i prodotti siderurgici e metallurgici, avendo i principali clienti in Europa e ancora moltissimo margine di crescita in Nord America e Asia. La crescita dei flussi turistici in entrata è addirittura spettacolare: +69% dal 2016! Pur con salari troppo bassi (da fame in molte regioni…), una corruzione spaventosa e moltissimo “nero”, il Paese ha un tasso di disoccupazione al 9,2%, segno che le aziende ancora lavorano.

Vabbè, ma rimane il crimine incancellabile del 2014, la morte violenta di 46 attivisti, di cui sono colpevoli il governo di allora, quelli che si sono succeduti e la rivoluzione ucraini.

Se i massacri devono essere messi in evidenza, perché non anche il volo MH17? Per chi avesse la memoria corta, ricordiamo che fu un volo di linea operato dalla Malaysia Airlines in servizio il 17 luglio 2014 fra Amsterdam, Paesi Bassi, e Kuala Lumpur, Malaysia, e che venne abbattuto da un missile terra-aria mentre sorvolava la zona orientale dell'Ucraina. Tutti i 283 passeggeri e i 15 membri dell'equipaggio rimasero uccisi in quello che è il settimo “incidente” aereo della Storia per numero di vittime. Ricordiamo anche che cessò i contatti con gli enti del controllo del traffico aereo a circa 50 km dal confine tra Ucraina e Russia e precipitò in prossimità dei villaggi di Hrabove, Rozsypne e Petropavlivka nell'Oblast di Donesk, in territorio a quel tempo controllato da separatisti filorussi. L’arma usata fu il Buk (russo: "Бук"), un sistema di missili terra-aria (foto) sviluppati dall'Unione Sovietica e dalla Federazione Russa per attaccare missili da crociera, bombe intelligenti, velivoli ad ala fissa, elicotteri e UAV. Sulle responsabilità dei separatisti, ci sono pochi dubbi: il loro leader Igor Strelkov, colto da un raptus internettiano3, si affrettò a accollarla alla propria parte, per poi cancellare il post su VK quando fu chiaro che non aveva abbattuto un caccia di Kiev. Per la cronaca, cliccate qui per vedere il post di questo genio, che ora deve affrontare cause multimilionarie in giro per il mondo. Finché la “frittata” non si ribaltò, persino la stampa filoseparatista celebrò il “successo”4.

A chi ha memoria storica e ricorda bene come l’affondamento del RMS Lusitania - con un decimo delle vittime statunitensi - costituì casus belli per l’ingresso degli Stati Uniti d’America nella Prima guerra mondiale e come l’assassinio del solo Leon Klinghoffer provocò i raid americani sulla Libia di Gheddafi, salta subito all’occhio, percorrendo la lista delle 298 vittime, come nessuna avesse passaporto americano: 193 olandesi, 43 malesi, 27 australiani, 12 indonesiani, 10 britannici e 13 di altre nazionalità.

Nessuno statunitense. Per questo5, oltre che per una rete di protezione internazionale, i responsabili resteranno impuniti come e quanto quelli di Odessa. Solo che qui siamo di fronte a un sistema antimissile mai consegnato agli investigatori internazionali perché riportato in fretta e furia fuori dal territorio ucraino e soprattutto dal Donbass6, insieme al personale da cui fu gestito in quel 17 luglio del 2014.

Insomma, come la “la destra nazionalista si è guadagnata l'impunità perché ha dimostrato sul terreno di saper combattere e di essere disposta ad usare persino la violenza se si tratta di raggiungere i propri scopi”, così è successo anche ai separatisti del Donbass. Ma anche a quanti all’estero hanno interferito con il pacifico esercizio della sovranità da parte delle autorità ucraine fino al punto di portare alla morte quasi 300 innocenti, terzi rispetto al conflitto7 e cittadini di Paesi troppo deboli per reclamare giustizia8. E per questo crimine lo stigma è per sé maggiore, anche se l’unica condanna per i responsabili, che non sono i massimi leader ma personaggi comunque abbastanza in vista da dover essere tutelati, avrà luogo quando tra 70 o 100 anni gli storici potranno accedere agli archivi. Fino ad allora, anche chi è sostenitore delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, potrà solo ringraziare il Cielo che i suoi parenti e amici non fossero su quel maledetto volo MH17.

1Vabbè, a parte gli scrutinatori ubriachi al primo turno in un villaggio di montagna…

3Non sono solo i ministri italiani a strafare sui social media.

5Se ci fosse stato un solo americano, probabilmente il mondo avrebbe dovuto affrontare la crisi più grave dal blocco di Cuba…

7Nemmeno degli attivisti che un po’ sanno di rischiare la pelle…

8Che poi sarebbe la giusta vendetta…

Foto: web