Per fare il punto sulla questione ucraina

(di Andrea Pastore)
09/02/15

Questo fine settimana è stato estremamente impegnativo per la diplomazia internazionale ed in particolare per l'asse franco-tedesco.

La coppia Merkel Hollande ha deciso di incontrare il presidente russo Putin per cercare una soluzione di compromesso che scongiuri l'ipotesi di una escalation militare e con lo scopo di risolvere l'affare ucraino, soprattutto dopo l'improvvida uscita del vice presidente USA Biden, secondo il quale sarebbe prossimo il rifornimento di armi USA alle forze armate regolari di Kiev, così da porre in essere un adeguato contrasto al presunto supporto militare russo ai separatisti del Donbass. 

Oltre alla minaccia di un impegno militare concreto da parte della Casa Bianca, a latere dell'incontro sulla sicurezza di Monaco, sempre Biden richiama gli alleati della NATO ad unire le forze contro una Russia, a suo dire, elemento di destabilizzazione per l'intera Europa. Che Biden sia un gaffeur è cosa nota, ma che si spinga all'incidente diplomatico "mortale" appare quanto mai assurdo.

È verosimile che Putin stia fornendo supporto concreto ai separatisti del sud-est ucraino, tuttavia resta intellettualmente corretto riconoscere che da circa un decennio gli USA non hanno fatto altro che provocare Mosca più o meno deliberatamente, era infatti il 2006 quando, mettendo il naso nella questione georgiana, fecero temere a Mosca l'inizio di un accerchiamento che poi andò concretizzandosi con il mai smentito intervento della CIA in piazza Maidan e la conseguente deposizione del presidente eletto Yanucovich, sostituito dall'ex oligarca sovietico, riciclatosi nella destra neo-nazi Poroshenko, non va poi dimenticato lo scudo antimissile con capacità offensive che dal lontano 2002 cerca un sito in cui essere collocato a meno di 500 km da uno Stato, quello russo, che dovrebbe essere, dopo la caduta del muro, un partner e non un avversario strategico.

Se a queste mosse politico militari ci aggiungiamo la caduta del prezzo degli idrocarburi, il crollo del rublo, pilotato dagli speculatori finanziari di Wall Street e Londra, il conto è presto fatto, insomma mettendo assieme la geopolitica e l'economia la conferma del tentato accerchiamento di Mosca assume i toni della certezza.

Chissà quanti si domanderanno se in fondo la Russia annettendo la Crimea non se la sia andata a cercare, in realtà le procedure con cui la Crimea si è prima autodeterminata e successivamente ha aderito alla Repubblica federale Russa sono pressoché simili a quanto accaduto in Kosovo o in Scozia con alterne fortune, ma sempre senza alcun battito di ciglio occidentale.

Forse gli USA stanno eccessivamente tirando la corda e Frau Merkel sembra averlo ben compreso quando durante la conferenza stampa a conclusione dell'incontro di Monaco si è limitata ad affermare che: l'opzione militare non appare allo stato dei fatti un deterrente efficace per condizionare le azioni di Putin.

Nel gioco degli scacchi per vincere occorre avere una visione strategica della partita e cercare di controllare le case centrali della scacchiera, gli USA nelle ultime ore hanno fatto dichiarazioni tattiche e si stanno muovendo con un approccio marginale che però rischia di avere effetti devastanti a livello globale, se fosse solo una partita a scacchi ci sarebbe il cruccio della sconfitta sportiva, in questo caso il timore è la cancellazione del futuro di intere generazioni.

(foto: bundeskanzlerin.de)