Che la Grecia sia una questione del tutto marginale nel panorama politico internazionale è assodato, a confermare quanto detto il fatto che l'intero ammontare del debito pubblico di Atene è pari a quanto produce la sola Italia in termini di prodotto interno in un anno e mezzo, miliardo più, miliardo meno.
A voler cercare invece una questione rilevante, con risvolti gravi, drammatici e per alcuni aspetti contingenti ai guai ellenici, basterebbe osservare il comportamento dei paesi appartenenti all'ex cortina di ferro ed oggi nuove leve dell'Unione Europea.
Questi contributori da zero virgola hanno cominciato a piantare grane fin dal momento in cui misero piede nell'UE, prima con la concorrenza sleale della manodopera domestica, caratterizzata da stipendi bassissimi e orari di lavoro massacranti, tale pratica portó tra la fine degli anni novanta ed i primi anni duemila alla delocalizzazione di decine di imprese in questi nuovi El Dorado del lavoro a basso costo e senza diritti e poi con le spese, pagate da tutta l'Unione per sostenere economie da terzo mondo eredi di un sistema comunista bocciato all'esame della storia.
Consolidata la propria posizione nel "blocco europeo" questi nani demografico-territoriali, hanno iniziato un redde rationem nei confronti del vecchio padrone russo e, con la scusa dei 1500 carri armati di Mosca alle porte, stanno aizzando l'intero sistema di difesa Atlantico per debellare una non meglio identificata minaccia alla propria integrità territoriale.
Quelli che pensano male ed i bene informati dicono che sia lo Zio Sam a manipolare abilmente questi paesi, avendo bisogno di un nuovo fronte caldo in grado di giustificare una difesa al momento in grado di proteggere solo i portafogli delle lobbies di produttori d'armi.
Ultimo elemento di analisi, quello più vicino alla questione greca, l'affermarsi quali forze di governo, tra i paesi dell'ex blocco sovietico, di partiti nazionalisti e sciovinisti che, forse inconsapevoli del contributo da prefisso telefonico fornito alle istituzioni globali, o forse ben foraggiati dall'estero, pretendono che l'affare Atene venga discusso tenendo conto anche della loro opinione, con l'arroganza tipica di chi sa di contare poco o nulla, ma si fa forte delle disgrazie altrui o di amicizie importanti.
Al momento gli unici che fingono di comprendere le ragioni di questi partner litigiosi pare siano gli americani, ma unicamente per le considerazioni di cui sopra, quanto all'UE essendo inesistente dal punto di vista politico non comprende poiché forse non può in quanto priva di una struttura ed una visione politica, resta da domandarsi se sia dignitoso, prima ancora che opportuno, da parte di questi paesi assumere siffatti atteggiamenti nella considerazione di quanto inconsistente sia il loro apporto al benessere ed alla stabilità nel consesso internazionale.
È certo che poche centinaia di migliaia di persone, guidate da movimenti politici estremisti stanno cercando di condizionare le relazioni internazionali del continente europeo, tutti hanno il sacrosanto diritto di argomentare, ma nessuno di imporsi se poi è consapevole di non poter caricare sulle proprie spalle le conseguenze delle scelte fatte.
(nella foto - fonte US DoD - il sottosegretario alla Difesa USA Christine E. Wormuth ed il ministro della Difesa greco Panos Kammenos)