Dopo gli scontri degli ultimi giorni nella capitale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, è emersa con chiarezza l’inevitabile fine del mandato presidenziale di Nicolas Maduro. Nel 2013, dopo la morte del Presidente Hugo Chavez, fu lo stesso Maduro ad affidarsi alla fedeltà e al sostegno dei militari, necessari per poter governare a Caracas. E proprio questo asse pare che al momento si sia rotto, conducendo una parte significativa delle forze armate ad appoggiare la coalizione di transizione e opposizione.
Secondo una recente dichiarazione del Presidente dell'Assemblea Nazionale Henry Ramos Allup sembra che una parte non irrilevante di alti ufficiali, guidati dal governatore Francisco Arias Cardenas, stia prendendo in seria considerazione le dimissioni di Maduro, come possibile mezzo per affrontare la crisi politica ed economica. Questo permetterebbe alla nuova amministrazione di poter iniziare i lavori per le nuove riforme economiche e politiche arginando al tempo stesso la rabbia dei cittadini, ormai così stanchi dell’attuale governo da trasformare il malcontento in un’onda di veri e propri disordini.
Sono diversi gli scenari immaginati dagli analisti internazionali per il futuro del Venezuela. La situazione appare molto complessa, ma com’è successo spesso in America Latina non è da considerare improbabile la scorciatoia più classica, cioè il colpo di Stato. Il rischio di sconvolgimento sociale come conseguenza della crisi economica potrebbe infatti spingere esponenti dell’élite politica a cercare una transizione più veloce. In questo caso l’iniziativa di una parte della Fuerza Armada Nacional metterebbe da parte il Presidente senza percorso costituzionale.
Altra opzione è la “negoziazione” della rimozione di Maduro, come sostenuto da Padrino Lopez , Ministro della Difesa della Repubblica Bolivariana del Venezuela, evitando colpi di mano poco popolari e difficilmente comprensibili dalla comunità internazionale.
Più realistico, ma in questo momento non molto popolare, sarebbe lo scenario che vuole un Maduro dimissionario al fine di formare una giunta o un altro governo di transizione, dove sarebbe implicita la partecipazione dell’opposizione, libera così di concorrere alla Presidenza. Secondo la Costituzione Venezuelana infatti, le nuove elezioni devono svolgersi entro 30 giorni dalla dimissioni del Presidente e il Presidente dell'Assemblea Nazionale governerebbe il Paese fino alle nuove elezioni.
Per una transazione reale e totale di leadership, soprattutto nell'ultima ipotesi, bisogna immaginare un lasso di tempo lungo, con ogni certezza di mesi. A giudicare dagli ultimi scontri avvenuti a Caracas, per la popolazione civile sarebbe forse meglio parlare di settimane.
(Foto: FANB)