Il governo giapponese, lo scorso dicembre, ha approvato un ulteriore aumento annuale1 della spesa per la difesa (l’ottavo anno consecutivo) per l’acquisto di velivoli stealth, missili intercettori e altre equipaggiamenti.
Il budget destinato alla difesa per l’anno fiscale 2020, dopo questo ulteriore provvedimento del parlamento (dominato dal Partito liberale democratico del Primo Ministro Shinzo Abe), salirà dell'1,1%, raggiungendo i 5,31 trilioni Yen (47,6 miliardi di dollari)2.
Quello che altrove costituirebbe la norma, a maggior ragione se circondati da vicini ingombranti come Cina e Corea del nord, lo è molto meno per il Sol Levante, la cui Costituzione, scritta a quattro mani con gli Stati Uniti, vieta espressamente l’uso della forza per la risoluzione delle controversie, relegando allo strumento militare solo un impiego meramente difensivo (le forze armate sono denominate Forze di autodifesa, SDF).
Ciò nonostante, il Giappone rimane, in proporzione, tra gli stati che più al mondo spendono per la difesa: in meno di un decennio, gli stanziamenti sono aumentati di quasi il 15% (mai però superando l’1% del PIL).
In una recente intervista al Financial Times, il ministro della difesa, Taro Kono, ha collegato la corsa al riarmo all’"ansia globale" scaturita dalla politica cinese.
Un timore che giustifica l’allocazione di sempre nuove risorse nelle capacità di difesa aerea avanzate e l'acquisizione di armamenti e equipaggiamenti navali e terrestri .
"Stiamo mettendo in atto una capacità di difesa altamente efficace, sia in termini di rafforzamento della nostra abilità di gestire l'ambiente di sicurezza nazionale sia di una gestione efficiente delle spese3", ha affermato tempo fa sempre al FT Yoshihide Suga, capo di gabinetto del ministero della difesa di Tokio.
Con questo ultimo provvedimento di bilancio, il Giappone nel 2020 acquisterà nove caccia F-35 dagli Stati Uniti al costo di 107,4 miliardi di yen (i primi sei nella versione STOL), in grado di operare da piccole portaerei e corte piste di atterraggio.
Sarà approvvigionato un numero imprecisato di aeromobili per il pattugliamento marittimo e per il rifornimento in volo da mettere in relazione al rafforzamento della capacità di deterrenza sulle isole Senkaku4, da tempo oggetto di contesa con Pechino.
Il budget 2020 stanzia inoltre per la prima volta 28 miliardi di yen per un nuovo programma di caccia nazionale che dovrebbe sostituire l’F2 ormai prossimo alla fine della sua carriera (entro il 2035).
L'amministrazione Trump sta spingendo per la scelta come partner di una società americana al posto di BAE Systems, con il quale vi sarebbero contatti in essere; è tuttavia aperta l’opzione di sviluppare e produrre in casa il nuovo velivolo.
La politica di riarmo giapponese è figlia della “dottrina Abe”, che prevede il rafforzamento delle capacità militari su più domini operativi5 (cross domain capability), anche in risposta alle crescenti richieste dell’alleato americano, motivate essenzialmente da ragioni di ordine pratico, come la possibilità di cooperare “alla pari” con un alleato credibile ed efficiente nel quadrante pacifico e in quello del mare cinese; e, sul piano commerciale, l’apertura per l’immensa capacità produttiva americana di un nuovo mercato.
Il primo ministro Abe, come dicevano, è l’artefice della nuova politica di difesa giapponese. A partire dal 20136 ha istituito il Consiglio di Sicurezza e varato la Strategia di Sicurezza Nazionale, che, assieme, rappresentano le architravi della rinnovata postura di difesa nipponica.
Sempre a lui occorre attribuire l’aumento, in tutti questi anni, delle spese militari e la reinterpretazione, nel 2016, da parte della Dieta (l'organo legislativo del Giappone, ndr), dell’articolo IX della Costituzione che sancisce il diritto del paese ad esercitare il diritto di difesa collettiva.
Nell’ambito delle “cross domains operations”, tre sono le priorità della difesa.
Innanzitutto, l’outer space, lo spazio profondo, al quale Tokio ha destinato per il 2020, circa 50,6 miliardi di yen, da spendere per costituire una piena capacità operativa nel campo delle comunicazioni via satellite, della raccolta e valutazioni delle informazioni (immagini satellitari) e della autodifesa missilistica (a quest’ultima è stato dedicato un ulteriore budget di 52,3 miliardi di yen). In tale quadro, il Giappone figura come la prima nazione a cooperare militarmente con gli USA in campo spaziale.
Vi è poi il settore della sicurezza cyber, al quale sono stati destinati 25,6 miliardi di yen. Oltre alla costituzione, nell’ambito della forza terrestre di autodifesa (GSDF), di una nuova “unità di protezione informatica”, sarà dato impulso, mediante una stretta cooperazione con l’U.S. Cyber Command, all’impiego dell’intelligenza artificiale nella difesa cyber, alla sicurezza dei dispositivi in rete e al consolidamento delle capacità professionali individuali.
Infine, sarà rafforzata le capacità di difesa nel "dominio elettromagnetico” con 15 miliardi di yen destinati allo sviluppo di un "Stand-off Electronic Warfare Aircraft" e ulteriori 3,8 miliardi per condurre ricerche su un "Anti-air Electronic Warfare Device" col compito di neutralizzare i radar di aerei avversari con onde radio emesse da terra.
Verranno inoltre acquisiti tre velivoli da combattimento F-35A per 28,1 miliardi di yen (altri 37,4 miliardi serviranno per la loro manutenzione); sei caccia F-35B per 79,3 miliardi di yen (23,5 miliardi per manutenzione); e un "Network Electronic Warfare System" per analizzare i segnali e bloccare la comunicazione (10 miliardi).
L'SDF ha in programma di rafforzarsi nel campo Intelligence, Surveillance e Reconnaissance (ISR) e in quello della "capacità globale di difesa aerea e missilistica".
6https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/si-vis-pacem-para-bellum-il-n...
Foto: JMSDF / U.S. Department of State / Japan Ministry of Defense / U.S. Air Force