Tarinkot, Kandahar, Lashkargah, Herat, Feroz Koh, Qala-e-Nau, Ghazni, Fayzabad, Aybak, Zaranj, Sheberghan, Kunduz, Pul-e-Khumri, Taluqan e Sar-e-Pul, sono solo alcune delle capitali provinciali conquistate dai talebani in pochissimi giorni. In Afghanistan dopo il ritiro dei contingenti NATO, si sta assistendo a un’offensiva fulminea dei Talebani volta ad avere una vittoria sul campo, dopo venti anni di attesa, durante i quali erano relegati alle aree rurali montane. All’inizio dello schieramento di Enduring Freedom un ufficiale russo reduce dalla guerra in Afghanistan, dall’alto della sua esperienza di veterano delle operazioni, durante un’intervista ammoniva gli USA a non occupare l’Afghanistan perché gli afgani sono un popolo che non si lascia conquistare. L’ufficiale definì la guerra Russa in Afganistan il loro Vietnam.
Ad oggi in Afghanistan dopo l’annuncio del presidente Biden del ritiro delle truppe statunitensi, rimangono sul territorio solo i contingenti militari di Stati Uniti, Inghilterra e Turchia. Eccezione fatta per il contingente Turco, che è rimasto invariato e consta ancora di 600 uomini, i contingenti USA e UK sono oramai ridottissimi e in fase di smantellamento.
I colloqui di pace bilaterali interni tra Governo Centrale e rappresentanti dei Talebani, tenutesi in Qatar, non hanno dato i risultati sperati, in quanto i talebani hanno chiesto come condizioni per un cessate il fuoco, il rilascio di oltre 7000 miliziani che ad oggi sono nelle carceri di Kabul. Il governo centrale è stato restio ad accettare questa condizione, sulla base del fatto che i 5000 miliziani già liberati sono tornati tutti nelle file dei combattenti Talebani.
L’Afghanistan e un paese senza sbocco sul mare, ciò rende i voli l’unico vero canale di collegamento internazionale, per tutta una serie di attività sia istituzionali che umanitarie. A tal proposito la Turchia si era offerta di continuare la sua missione militare presso l’aeroporto internazionale Khawaja Rawash. Ankara avrebbe tutto da guadagnare da questa missione perché appianerebbe i dissidi con Washington, accrescerebbe l’importanza a livello NATO e incrementerebbe la sua influenza nell’aria. Dal punto di vista operativo garantire la sicurezza dell’aeroporto non è affatto cosa facile, perché è intrecciato nel tessuto urbano della città, e senza poter avere pattuglie militari lungo le vie limitrofe è qualcosa di molto difficile.
La Turchia è stata presente con un suo contingente sin dall’inizio delle missioni NATO che si sono susseguite in Afghanistan, ma è pur vero che la sua presenza era ridotta ad attività di assistenza logistica, addestramento e mentoring della 111a divisione della Capitale a Kabul, senza mai partecipare ad operazioni a fuoco, e da sei anni è presente all’interno dell’aeroporto. Ciò detto è stato anche dichiarato in un incontro coi giornalisti dal Ministro della Difesa Turco che gli afghani sono fratelli dei Turchi se non altro perché entrambi musulmani. I rappresentanti dei talebani non vogliono la Turchia nel paese, perché ha fatto parte della missione ed è parte della NATO, i portavoce talebani hanno dichiarato che qualora Ankara mantenesse i suoi militari in Afghanistan, potrebbero avere lo stesso trattamento degli USA nonostante siano fratelli musulmani.
Ma anche l’opzione Turca sembra svanire di fronte alla inesorabile avanzata militare talebana, che ha trovato molta poca resistenza ed è ormai questione di giorni se non di ore l’assedio se non la conquista di Kabul. Intanto truppe canadesi, americane e britanniche erano in standby venerdì, pronte a dirigersi verso l'Afghanistan per evacuare il personale dell'ambasciata mentre i talebani invadono aree chiave del paese. Attualmente il Pentagono ha inviato 3.000 soldati, mentre i britannici 600, il Canada non ha confermato ufficialmente che invierà truppe o quante, ma la Canadian Broadcasting Corporation (CBC) e l'Associated Press (AP) hanno affermato che una fonte anonima della difesa ha affermato che le truppe sarebbero state inviate. Questi contingenti presiederanno l’aeroporto per proteggere l’evacuazione di civili e funzionari governativi.
Stessa cosa stiamo facendo noi, "Ci stiamo preparando ad ogni evenienza, anche quella dell'evacuazione. Dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata", ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. E proprio a causa del deterioramento delle condizioni sul terreno, Roma ha dato l'ok all'avvio delle procedure per predisporre il rientro in Italia dello staff della sede diplomatica. Mentre un presidio di rappresentanza verrà mantenuto presso l'aeroporto, così come stanno facendo la maggior parte delle altre ambasciate.
L'ambasciata italiana a Kabul, ha inviato una mail a tutti i connazionali in Afghanistan lanciando un appello a rientrare. "Facendo seguito agli inviti formulati a lasciare il Paese, visto il grave deterioramento delle condizioni di sicurezza, viene messo a disposizione dei cittadini italiani un volo dell'Aereonautica Militare nella giornata di domani 15 agosto alle ore 21.30 circa dall'aeroporto di Kabul". Nella sede italiana a Kabul il personale addetto alla sicurezza è in allerta e pronto ad ogni scenario.
Ad oggi la vera domanda è: a cosa sono serviti 20 anni di sforzi militari, denari spesi e soprattutto 53 (+1, ndd) connazionali morti e 651 feriti? Era proprio il momento giusto e soprattutto la modalità giusta di lasciare il paese?
Molto probabilmente è giunto il momento di interrogarsi sulla convinzione che basta un contingente militare internazionale per esportare la democrazia, in paesi che forse la nostra democrazia non la vogliono. Perché la democrazia non è qualcosa che si acquisisce o si impone, la democrazia è un assetto politico sociale, frutto di un processo lunghissimo e a volte doloroso, che una data comunità deve percorrere in autonomia. Ma se quel percorso lo si vuole supportare forse non bastano venti anni, o addestrare i militari locali per accelerarlo.
L’Afghanistan è stato il Vietnam dell’occidente e delle truppe NATO?
Foto: office of the director of national intelligence