È di ieri la notizia che la Turchia, nonostante gli eccellenti rapporti personali di Erdogan col leader russo Putin, l’acquisto del sistema antiaereo russo S-400, le frequenti tensioni fra Ankara e Washington e l’interscambio annuo superiore ai 30 miliardi di dollari con la Russia (per cinque sesti a favore di Mosca), si è schierata apertamente a favore dell’indipendenza e della sovranità dell’Ucraina, sottolineando di considerare la Crimea legittimamente territorio di Kiev.
Che le relazioni fra Russia e Turchia non siano proprio tutte rose e fiori, oltre che la cronaca di questi giorni e due secoli e mezzo di conflitti, ce lo dice un curioso episodio che vi andiamo a raccontare, per poi descrivervi in sintesi che cosa c’è dietro.
La data del lutto
Ogni anno il 21 maggio nelle principali città turche e, a dire il vero in modo meno evidente, anche in Giordania, Germania e Stati Uniti, si tengono le manifestazioni per la Giornata del Lutto Circasso. Si tratta di eventi davvero singolari, per chi vi assiste, in quando migliaia di persone di carnagione chiara e dall’aspetto caucasico, con nomi e cognomi indubbiamente di assonanza russa, con passaporti di Paesi mediorientali e della Turchia, sfilano per le strade spesso indossando turbanti e abbigliamento di tradizione ottomana, portando in bella mostra cartelli con sopra scritto un numero: 1864. Quel numero è una data e nasconde una storia orribile, che vi andremo a raccontare in estrema sintesi.
Il primo orrore “moderno”
Avete sentito parlare dei grandi genocidi dell’epoca contemporanea: contro gli Ebrei nei territori controllati dalla Germania nazista (oltre sei milioni di morti fra 1941 e 1945), gli Armeni nell’Impero ottomano (fino a un milione e mezzo di morti fra 1915 e 1917), gli Ucraini e i Kazaki nell’Unione sovietica (fino a tre milioni e mezzo di morti fra 1932 e 1933), per non dire di quelli contro i nativi americani in California, gli Herero nelle colonie tedesche, gli Assiri e i Greci sempre nell’Impero ottomano (e poi anche agli inizi della Turchia kemalista), i Nomadi ad opera degli stessi nazisti ecc. Ebbene, prima di tutti questi ci fu quello che, per molti storici, è il primo genocidio “scientifico” moderno. Insomma, non un enorme e indiscriminato massacro, come quelli fatti da Gengis Khan o da Giulio Cesare, ma uno sterminio meticoloso, organizzato, determinato fin nei minimi dettagli e con un fondamento ideologico… Coinvolse come vittime, appunto, i Circassi (e altri piccoli popoli) che abitavano la regione compresa fra il Mare di Azov e la parte settentrionale del Caucaso, l’area oggi alle spalle della rinomata località turistica russa di Sochi, sede delle Olimpiadi invernali del 2014.
Cento anni di guerre
Non arrivò, ovviamente, come un fulmine a ciel sereno: fra il 1763 e il 1864 i Circassi combatterono una serie infinita di guerre contro la Russia dei Romanov, potenza occupante della loro terra natale, certe volte appoggiandosi all’Impero ottomano e altre volte combattendo contemporaneamente Mosca e Istanbul. All’inizio del 1864 un milione e mezzo di circassi, in maggioranza musulmani ma anche cristiani e pagani, vivevano ancora nella regione.
La “soluzione finale” dei Circassi
È a questo punto che il governo russo prese la decisione più radicale: decretò l’espulsione da quelle terre di tutte le popolazioni non russificate e di tutti i residenti che non si fossero fatti battezzare cristiani ortodossi in obbedienza al Patriarcato di Mosca. Cominciò così un’opera di annientamento della presenza di un gruppo etnico, fenomeno così tristemente riproposto nel Ventesimo secolo dagli ottomani contro gli Armeni, dai nazifascisti contro gli Ebrei ecc. I mezzi adottati dalle forze armate zariste furono quelli “moderni”: la pulizia etnica, che includeva il bruciare interi villaggi circassi, il contagio deliberato di epidemie, l’entrare a tradimento in villaggi e città sotto una bandiera bianca per poi uccidere. Si stima che il 70% della popolazione circassa orientale trovò la morte fra il maggio 1864 e il 1867. Di certo, solo un ventesimo dei Circassi rimase nelle proprie terre, accettando di farsi russificare e battezzare.
La macabra storia di un ufficiale
Tristemente celebre divenne la figura del colonnello Grigory Zass, che arrivò al punto di smembrare i cadaveri di maschi circassi e inviarne organi all’estero per esperimenti scientifici su soggetti “sub-umani”. Le università tedesche presto cominciarono a usare i crani dei Circassi per studiare l’anatomia. In questo, era molto meticoloso: lavava e bolliva le teste e poi raccoglieva i crani nella sua tenda. Testimoni raccontano che i suoi soldati erano stati addestrati a decapitare i cadaveri e inviarli a Zass e non si stupivano di vedere teste infilzate nelle picche fuori dalla sua tenda, in attesa di essere “lavorate”. Molti anni più tardi Zass avviò una corrispondenza con un altro ufficiale tedesco nell’esercito zarista, Georg Andreas von Rosen facendone un punto d’onore d’aver sterminato i Circassi. I documenti della pubblica amministrazione ottomana parlano di circa un milione di esseri umani cacciati dalla Russia e entrati nel territorio della Sublime porta, la maggior parte dei quali moriva in poche settimane per lo sfinimento e le malattie.
Fu un genocidio, il primo…
Secondo le parole del professor Alexander Ohtov, pubblicate sul più famoso quotidiano finanziario russo Kommersant, la parola "genocidio", nel caso dello sterminio e dell’espulsione dei popoli della Circassia, è giustificata. “Per capire perché si parla di genocidio, bisogna guardare alla storia. Durante la guerra russo-caucasica, i generali russi non solo espulsero i circassi, ma li distrussero anche fisicamente. Non solo li uccisero in combattimento, ma bruciarono centinaia di villaggi con civili. Non ebbero pietà né dei bambini né delle donne né degli anziani. Li uccisero e torturarono senza distinzione. Furono bruciati interi campi di raccolti maturi, abbattuti i frutteti, bruciati gli animali, in modo che i Circassi non potessero tornare alle loro abitazioni. Una distruzione della popolazione civile su vasta scala... non è un genocidio?"1
Senza pace…
Ultimo ma non trascurabile è il fatto che il Villaggio olimpico di Sochi, secondo i Circassi la loro antica capitale, fu costruito a detta dei discendenti degli esuli nel luogo stesso dell’ultima battaglia, il 21 maggio 1864, dopo la quale i vincitori russi poterono cominciare la liquidazione del popolo circasso.
Insomma, nessun dubbio che, avendone l’occasione, Erdogan, autoproclamatosi difensore dei Tatari e degli altri popoli musulmani dell’ex URSS e dell’ex Impero zarista, si prenda la libertà di sfidare Mosca anche in Ucraina, dopo la Libia, la Siria e il Caucaso.
1https://www.kommersant.ru/doc/1651371
Foto: web