Anche se la difficile situazione internazionale (Ucraina e COVID) sembra far dimenticare tutto il resto, situazioni seppur recenti, come il 6° Summit UE-UA, mantengono la loro validità e addirittura ne accrescono il valore, soprattutto per le prospettive future.
Questo Summit è stato descritto molto superficialmente come una delle tipiche kermesse dove decine di capi di stato e di governo e di alti responsabili di organizzazioni internazionali e regionali in un infinito balletto di incontri bilaterali, di massa, foto di gruppi e conciliaboli più o meno riservati.
È stato tutto questo (e non poteva essere altrimenti) ma è stato anche molto altro ed entra nell’alveo delle varie conferenze di partnership che molti stati e organismi hanno in essere, come Australia (con l’AAPF, Australia Africa Partnership Forum), la Cina (con la FOCAC, Forum on China–Africa Cooperation), la Francia, l’India, l’Iran, la Russia, il Giappone (con il TICAD, Tokyo International Conference on African Development), la Russia, la Corea del Sud, la Turchia, gli USA (con l’AGOA, African Growth and Opportunity Act), Italia (con le conferenze ministeriali), Ungheria, Germania, l’OCSE con l’AFP (Africa Partnership Forum) e l’UE, appunto.
Queste conferenze/summits sembrano la riedizione moderna dello ‘scramble for Africa’ della fine del XIX quando tutte le potenze, grandi, medie e piccole concorrevano per spartirsi colonie e protettorati e mettere le mani sulle risorse locali attraverso conferenze spartitorie. Molto è cambiato, ma molto è rimasto uguale. I modi sono diventati meno diretti (in apparenza) ma gli interessi economici sono accresciuti e si sono estesi a settori ignorati fino a poco tempo fa, a cominciare dalla caccia ai prodotti minerari necessari per le nuove tecnologie, l’accaparramento di terreni per uso agricolo, la pesca intensiva, le mega infrastrutture.
È vero che le decisioni adottate nella dichiarazione finale di Bruxelles del 18 febbraio scorso sono state numerose e contengono alcune differenze rispetto ai vertici precedenti (2000, 2007, 2010, 2014, 2017). Mancano 8 anni per realizzare questa “visione per il 2030”. L'Europa e l'Africa hanno deciso di muoversi verso un nuovo “stato d'animo”, al quale il presidente in carica dell'Unione Africana, il capo di stato del Senegal Macky Sall, è tornato alla cerimonia di chiusura. “Dobbiamo anche creare un nuovo clima di lavoro, un clima più adatto alla volontà politica che vogliamo dare a questa partnership. Occorre instillare un nuovo stato d'animo nelle relazioni euroafricane. Questo è quello che ho chiamato, un nuovo software relazionale basato su una vera visione della partnership, per la crescita e la prosperità condivisa”, ha insistito.
La dichiarazione finale del vertice sottolinea una visione comune e auspica un rinnovato partenariato basato su “legami umani, rispetto della sovranità, responsabilità e rispetto reciproci, valori condivisi, uguaglianza tra i partner e impegni reciproci”. Programma ampio. E concretamente, ecco come saranno i prossimi anni di questa partnership.
150 miliardi di euro per l'Africa attraverso il Global Gateway
Questa iniziativa dell'Unione europea lanciata nel dicembre 2021 mira a mobilitare 300 miliardi di euro nei prossimi 3 anni secondo Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione europea. 150 miliardi di euro saranno destinati all'Africa per il piano di investimenti africano.
Il Global Gateway è un'alternativa che l'Europa offre all'Africa per lavorare sugli investimenti, in un momento in cui Russia e Cina stanno invadendo il continente. L'UE intende investire principalmente nelle persone e nelle infrastrutture. Annunciato in apertura del vertice, è stato quindi confermato il sostegno finanziario dell'Europa attraverso il Global Gateway. Il montepremi di almeno 150 miliardi di euro mira a incoraggiare investimenti sostenibili su larga scala.
"Abbiamo deciso di mobilitarci attorno a progetti che corrispondono alle priorità africane, al fine di sostenere lo sviluppo, l'innovazione, la prosperità nei settori del clima, del digitale e delle infrastrutture", ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Ha insistito soprattutto sulla creazione di un meccanismo di follow-up per dare sostanza alle intenzioni. “È successo che in passato le intenzioni fossero forti, generose ed estremamente ambiziose e i risultati non siano sempre stati all'altezza delle nostre ambizioni. Lì metteremo in atto un meccanismo di follow-up e monitoraggio", ha aggiunto.
L'UE desidera diventare il principale partner di riferimento dell'Africa per il finanziamento delle sue infrastrutture. Sono stati individuati diversi progetti, tra cui un elenco di corridoi strategici. Potrebbero riguardare i progetti di riabilitazione CamRail, il corridoio ferroviario Damietta-Tanta o le interconnessioni Tanzania-Uganda, Ghana-Burkina Faso-Mali.
Sei hub per i vaccini a RNA
Questi hub saranno creati in Senegal, Egitto, Tunisia, Sud Africa, Kenya e Nigeria, i primi paesi ad ospitare un trasferimento di tecnologie RNAmessenger. Questi consisteranno nella formazione di scienziati e nella produzione di vaccini contro il Covid-19 per poi commercializzarli in Africa e oltre il continente. Questo trasferimento di tecnologia mobiliterà 40 milioni di euro dal lato della consulenza europea.
"Il restante argomento è relativo ai diritti di proprietà intellettuale e anche lì le conclusioni a cui siamo giunti sono incoraggianti e dovrebbero consentirci, nei prossimi mesi, entro la primavera, di arrivare a un compromesso dinamico che permetta di portare a termine le cose”, ha assicurato Macky Sall, presidente del Senegal e presidente in carica dell'UA.
Una partnership verde
La visione comune adottata a Bruxelles è anche ecologica. L'Europa sosterrà la resilienza climatica dei paesi africani. Ciò avverrà attraverso l'attuazione dei contributi determinati a livello nazionale (NDC) e dei piani nazionali di adattamento (NAP). La partnership sarà anche orientata allo sviluppo delle filiere Allo stesso modo, il lancio di un piano d'azione congiunto UE/UA per lo sviluppo delle proteine vegetali in Africa consentirà di rendere operativa la componente economica della ‘Grande Muraglia Verde’, rispondendo a una triplice sfida della sicurezza alimentare e nutrizionale su scala continentale e lo sviluppo di pratiche agro-ecologiche sostenibili.
“Dobbiamo sostenere l'Africa nel suo modello agricolo. Vorrei qui ricordare l'importanza per noi del grande muro verde che è un'iniziativa panafricana che abbiamo riattivato a gennaio 2021”, ha dichiarato il presidente francese.
I leader africani ed europei sono andati oltre per riaffermare il loro impegno per la piena attuazione dell'accordo di Parigi e dei risultati delle conferenze delle parti.
“Riconosciamo che la transizione energetica dell'Africa è vitale per la sua industrializzazione e per colmare il divario energetico. Sosterremo l'Africa nella sua transizione per promuovere percorsi giusti e sostenibili verso la neutralità climatica. Riconosciamo l'importanza di utilizzare le risorse naturali disponibili come parte di questo processo di transizione energetica", si legge nella dichiarazione finale del vertice di Bruxelles.
“Vogliamo che le partnership verdi fioriscano nel continente. Il mondo ha bisogno dell'Africa per combattere il cambiamento climatico”, ha concluso Ursula von der Leyen.
Nuovi approcci alla migrazione
In discussione anche la “delicata” (sic) questione della prevenzione dell'immigrazione irregolare, nonché le misure da adottare di fronte al traffico di migranti. La priorità è stata data agli sforzi per miglioramenti efficaci in termini di rimpatrio, riammissione e reinserimento. I sistemi di asilo saranno rafforzati per fornire un'adeguata accoglienza e protezione agli aventi diritto. Ma i leader hanno cercato di concentrarsi sulla radice del male, con la chiave, le misure per promuovere l'empowerment dei giovani e delle donne.
"Ci siamo attivati per finanziare i centri di formazione africani per consentire la formazione in mestieri che corrispondono a questo sviluppo economico di cui ho parlato", ha dichiarato Emmanuel Macron, che aveva la presidenza di turno dell’UE.
Sicurezza e stabilità: “invertire l'approccio”
L'altro grande passo avanti del vertice UE-UA è il cambio di paradigma sulle questioni di sicurezza e stabilità. Senza rinunciare al sostegno delle forze militari europee, i vertici dei due continenti contano sul rafforzamento delle capacità e degli equipaggiamenti per intensificare le operazioni autonome delle forze africane.
“Oggi c'è un'assoluta necessità di guardare le cose in faccia e di agire di conseguenza. Gli stati africani sono pronti a mobilitare gli uomini. Abbiamo anche nella nostra architettura le forze di riserva dell'Unione africana, brigate per regione. Penso che dobbiamo invertire l'approccio", ha affermato Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell'UA (ex ministro degli esteri del Chad), che ha anche espresso la sua visione del finanziamento della pace alla fine del vertice. Anche l'Europa vede la priorità in questa direzione.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha colto l'occasione per ricordare le direttive. "Abbiamo consolidato un approccio di partenariato basato sulle richieste e sui bisogni espressi dai paesi africani", ha affermato, prima di riconoscere la capacità di mobilitazione africana all'interno di un quadro regionale. "Sosteniamo la richiesta degli Stati africani alle Nazioni Unite di disporre di nuovi meccanismi che possano essere finanziati dalle Nazioni Unite e che consentano agli eserciti africani di svolgere operazioni di stabilizzazione nella lotta al terrorismo", ha aggiunto il presidente francese.
La cooperazione tra i due continenti sarà rafforzata anche su altre questioni come la criminalità informatica e la sicurezza marittima.
Una costellazione di satelliti per collegare i due continenti
L'ultima decisione in realtà non è stata presa a Bruxelles, ma questo vertice ha confermato che andrà a beneficio di tutta l'Africa. Mercoledì 16 febbraio, durante il vertice spaziale organizzato a Tolosa, in Francia, l'Unione Europea ha deciso di lanciare una “megacostellazione” di 250 satelliti. Con un budget stimato in sei miliardi di euro, questa costellazione deve fornire una connessione internet ad alta velocità, anche nelle impervie aree bianche dei deserti digitali che attualmente faticano ad accedere a una rete terrestre tradizionale. Tuttavia, queste miriadi di satelliti copriranno un'area in orbita bassa, di circa 500 chilometri, al di sopra dell'Europa e dell'Africa.
Dalla maschera al volto
Questa lunga dissertazione mostra che il Summit e suoi risultati hanno un forte retroterra politico e strategico da parte di bruxelles, quello di cercare di sottrarre l’Africa alla influenza cinese e russa e, anche in questo le vicende legate all’aggressione di Mosca all’Ucraina, l’ambigua posizione di Pechino e un preoccupante numero di stati africani che o si sono astenuti o non hanno partecipato al voto dell’Assemblea Generale dell’ONU che condannava la Russia, fa meditare e rendere urgente la messa in opera di questo piano.
Il progetto nasceva come risposta soprattutto ai Summit che Mosca e Pechino hanno havuto in tempi recenti (quello di Sochi nel 2019 e un secondo previsto nel prossimo novembre (sic)) e quello di Dakar nel novembre scorso, hanno fatto suonare l’allerta anche per l’accellerazione che Russia (soprattutto in Mali e Centrafrica) e Pechino hanno dato alle loro politiche africane (la Cina sarebbe interessata a ottenere una nuova base militare in un paese africano dopo quella di Gibuti, ma che si affaccia sull’Oceano Atlantico e si parla con insistenza della Guinea Equatoriale).
Non è dato sapere come risponderanno gli stati africani, che con la nuova situazione internazionale potrebbero essere tentati di alzare il prezzo, non solo finanziario, della loro collaborazione con l’Europa. Intanto, viste le persistenti difficoltà nelle relazioni con la giunta golpista di Bamako, molto legata a Mosca, l’UE ha appena annunciato che ritirerà la sua missione di addestramento alle forze armate maliane, la EUTM-Mali.
È utile considerare che in un progetto cosi’ ampio da parte dell’Europa poi si inseriscono anche priorità nazionali, soprattutto da parte francese, che visto l’appannamento della ‘Francafrique’ trova particolarmente utile il piano dell’ UE per cercare di riprendere una influenza assai ridotta.
Quello che però è mancato nel Summit è stato l’impegno, da parte di entrambi (Bruxelles e Addis Abeba), di migliorare la governance dei paesi africani, la cui bassa (per non dire inesistente, in troppi contesti) qualità è all’origine delle difficoltà in cui si dibatte il continente. Questo è un dettaglio di non poco conto che potrebbe rendere velleitario, inconcludente e costoso tutto il progetto europeo.
Fotogramma: African Union