Cerchiamo di capire meglio come mai le forze russe stentano così tanto a prendere il controllo della città di Mariupol, nonostante spesso, come ammesso dai vertici del battaglione Azov che da solo rappresenta un quinto dei difensori in divisa, il rapporto di forza sia di un resistente ucraino contro dieci attaccanti nelle singole battaglie.
Lo faremo aiutandoci con “Le Otto Regole della Guerra Urbana e perché Dobbiamo Lavorare per Cambiarle”1 di John Spencer, un testo recente2 ma già molto apprezzato. Partiamo da un dato di fatto che né i giornali né i così detti “analisti” spesso considerano: “le città sono piene di strutture ideali per scopi di difesa militare. Grandi edifici governativi, complessi dirigenziali o impianti industriali sono realizzati in cemento armato spesso e rinforzato con acciaio che li rende quasi impermeabili a molte armi militari”.
Guardiamo a questo punto la mappa dell’Azostal (immagine apertura), uno dei più grandi complessi siderurgici al mondo, dove da quasi un mese i vertici militari russi gettano quotidianamente centinaia di uomini e mezzi, ricavandone perdite consistenti.
Prendiamogli le misure: è un rettangolo di poco meno di 5 per quasi 10 chilometri posto in direzione sud-ovest nord-est, con una superficie all’incirca di 50 chilometri quadrati, vale da dire un terzo del Lago di Como o tre volte il comune di Ladispoli. A sud ha le infrastrutture del porto, per una superficie di ulteriori 15-20 chilometri quadrati e a nord-ovest ha un’area palustre che lo avvolge su tutto quel lato e che non permette agli attaccanti di muoversi in sicurezza né agevolmente. Il diramarsi della rete ferroviaria sul lato nord crea uno spazio in cui i difensori possono colpire gli attaccanti senza quasi poter ricevere risposte efficaci. Il fatto che i Russi non abbiano attaccato in forze dal mare forse dipende dal fatto che le forze di Kiev dispongono ancora di sistemi d’arma capaci di impensierire le forze da sbarco di Putin.
Partendo proprio dall’Azovstal, seguiamo Spencer che ci aiuta a capire: “ogni edificio in mano al nemico (N.d.R. in questo caso, gli Ucraini per i Russi) interrompe il movimento in avanti della forza attaccante”. In alcuni casi storici, solo pochi combattenti nemici in un edificio, come quelli nella casa di Pavlov, riuscirono a fermare intere divisioni di fanteria meccanizzata. Figuriamoci un rettangolo di acciaio e cemento…
Perché non limitarsi a insaccare i difensori nell'Azovstal?
“In qualsiasi altro ambiente con una difesa, un esercito attaccante cercherebbe di evitare le posizioni più forti del nemico, manovrando intorno ad esse per sferrare colpi di sorpresa o ammassandosi su un'unica posizione nella linea difensiva per aggirare le principali fortificazioni. Ma in un'operazione di attacco alla città su larga scala, gli edifici non possono essere evitati. Non possono essere aggirati. Ciò lascerebbe un nemico in grado di attaccare i fianchi e la parte posteriore dell'unità che avanza”. Così, dieci difensori della Città di Maria riescono a rendere la vita un inferno a cento invasori russi.
Spencer ci spiega ancora meglio come mai anche il semplice assedio di un caposaldo in questo caso non è praticabile: “questo non è fattibile per le forze in un attacco cittadino che potrebbero dover affrontare centinaia di fortificazioni nemiche e devono manovrare attraverso un'intera città con obiettivi multipli piuttosto che occuparsi di un singolo edificio”. Pensate a un complesso industriale con pareti costruite per reggere ai bombardamenti e centinaia di edifici, da bonificare uno per uno. L’enorme estensione dell’Azovstal rende anche impossibile sigillarlo: in effetti, anche solo avvicinarsi dal lato sud-est, dove stazionano le forze russe, è un incubo.
Perciò, è evidente come “i vantaggi forniti a una forza più debole per occupare il terreno urbano sono grandi. Un nemico più debole può…nascondersi e coprirsi” ma anche “combattere” e “manovrare (ad esempio, attraverso edifici o sotterranei in infrastrutture civili e tunnel preparati) …In breve, possono ridurre l'efficacia di una parte sostanziale delle odierne tecnologie e tattiche militari”.
Mariupol, insomma, è la prova di come “i difensori urbani possono nascondersi in qualsiasi delle migliaia di luoghi nella giungla urbana. Possono scegliere in quali edifici, finestre, vicoli o buche delle fogne nascondersi senza preoccuparsi di essere scoperti. Possono anche scegliere il momento del contatto decidendo quando attaccare la forza in avvicinamento… Usano tattiche di guerriglia per attaccare e poi scompaiono nel terreno urbano. E possono canalizzare le forze armate attaccanti per tendere imboscate o lungo strade piene di trappole esplosive e ordigni esplosivi improvvisati”.
Dal punto di vista degli attaccanti, questi “devono muoversi lungo vie di avvicinamento conosciute - strade e vicoli - rendendo quasi impossibile per loro sorprendere i difensori. Sono completamente visibili e vulnerabili mentre si muovono attraverso il terreno urbano. Nonostante tutte le tecnologie di cui dispongono gli eserciti più avanzati del mondo, in un attacco alla città, attraversare la strada può essere uno dei rischi maggiori per la vita dei soldati”. E, infatti, il ministero della difesa ucraino dichiara ogni giorno di aver eliminato decine o centinaia di combattenti russi: ci sarebbe da parlare di propaganda, se l’eccezionale moria di ufficiali non confermasse che ogni giorno i Russi subiscono autentiche carneficine.
Provate ora a calarvi nei panni dei Russi impegnati in questo combattimento urbano: “non possono mirare o concentrarsi sulle posizioni nemiche finché non vengono scoperti, di solito quando i difensori aprono il fuoco. Non sapranno esattamente dove si trovano le forze nemiche finché non avranno chiuso la distanza e stabilito un contatto con loro. Molti attacchi alla città sono quindi in realtà movimenti da contattare. Inoltre, una volta stabilito il contatto da una specifica posizione difesa, le forze attaccanti sono ancora vincolate in quanto non possono distinguere se ci sono non combattenti nella posizione”.
Le difficoltà del combattimento urbano emergono anche dalle posizioni tenute dai Russi nel nord di Mariupol:
È evidente che le truppe di Putin si sono attestate attorno ai centri abitati, trovando enormi difficoltà ad avanzare fra le strette vie e le macerie.
Ancora peggio vanno le cose nel sud-ovest: l’avanzata “fino in centro città” si è svolta tutta lungo l’autostrada M14 e i suoi raccordi, salvo poi arrestarsi davanti a un fitto reticolato di vie.
Se vi basta il fatto che la città è insaccata e in parte anche penetrata, considerate che i Russi si sono ritirati, per sfinimento, da posizioni attorno a Kiev, Chernihiv e Sumy che a molti giornalisti e “analisti” sembrano già acquisite. L’assedio di Mariupol non è vicino al termine…
2 È del 2021
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