Le sanzioni dell’UE ed i mega profitti degli USA

(di Antonino Lombardi)
25/02/23

In questi giorni, alcune fonti di informazione1 riportano che la Russia prevede di tagliare, a marzo, del 25% le sue esportazioni di petrolio dai porti occidentali rispetto a febbraio.

La misura verrà presa al fine di tentare di aumentare i prezzi del petrolio. Mosca aveva già annunciato di tagliare la sua produzione di petrolio di 500.000 barili al giorno per il mese di marzo dopo i limiti alle importazioni imposto dall’UE il 5 febbraio scorso. Ciò sarebbe stato pari al 5% della sua produzione o allo 0,5% della produzione globale di petrolio. Se confermati, questi ultimi piani di tagliare l'offerta fino al 25% vedrebbero fino a 625.000 barili al giorno rimossi dalle esportazioni petrolifere della Russia.

Nel dicembre 2022, l'UE aveva già imposto un limite massimo al prezzo del petrolio russo pari a 60 dollari al barile per poi abbassarlo nuovamente a 45 $ al barile pochi giorni fa. Dal 5 dicembre, l’Unione Europea, così come Stai Uniti e Gran Bretagna, ha concordato il divieto per i Paesi membri di acquistare, importare o trasferire petrolio russo con l'eccezione di quantità limitate esportate via terra a Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca attraverso Druzhba (oleodotto che rifornisce Polonia, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ndr).

Il limite dei 60 dollari al barile ha il fine di ridurre drasticamente le entrate del Cremlino e di conseguenza i finanziamenti per la guerra in Ucraina.

Il divieto dell'Unione europea sugli acquisti di prodotti petroliferi russi ed i limiti di prezzo del petrolio stanno davvero complicando il mercato russo? Sicuramente possiamo dire che il tetto al prezzo del petrolio sono riusciti a diminuire gli incassi russi ma senza bloccare le forniture Russe a livello globale causando un incremento notevole del prezzo.

Pare che Mosca non stia avendo troppe difficoltà nel reindirizzare il proprio greggio prima destinato in Europa in altri Paesi come Cina, India e Turchia. Dall’inizio del conflitto e la perdita del mercato con l’Europa, Mosca ha operato forti sconti sui prodotti petroliferi stipulando accordi con, in particolare, Cina ed India diventando i massimi acquirenti di petrolio russo.

In India, per esempio, a gennaio le importazioni di petrolio russo hanno raggiunto il livello record del 27% del totale ovvero 1,4 milioni di barili al giorno e rappresenta un incremento del 9,2% rispetto a dicembre 2022.

Negli Stati Uniti, invece, la produzione di greggio ha registrato una tendenza al rialzo nel 2022. Secondo l'Energy Information Administration (EIA), la produzione di greggio è stata la più alta nell'agosto 2022 a 11,87 milioni di barili al giorno. Quasi tre quarti di questa produzione è stata ottenuta dai giacimenti di scisto nella regione Lower 48.

Nel 2019 la Russia rappresentava il secondo più grande esportatore di petrolio greggio costituendo il 45% delle entrate del bilancio 2021 e, prima dell’inizio del conflitto in Ucraina, l’Europa importava da Mosca 4 milioni di barili al giorno pari al 34% delle importazioni totali.

Sicuramente i profitti russi sono stati drasticamente ridotti ancorché il Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente (CREA) stima che gli introiti di Mosca si aggirino ancora a circa 688.3 milioni di dollari al giorno. Il divieto dell'UE sulle importazioni di petrolio greggio via mare russa e l'imposizione di un limite di prezzo da parte dei G7 costano alla Russia circa 171.8 milioni dollari al giorno. Le misure occidentali hanno contribuito a una diminuzione del 17% delle entrate russe dalle esportazioni di petrolio e gas nel dicembre 2022. Nonostante ciò, l’Europa è diventata il più importante importatore di petrolio russo nel dicembre 2022 mostrando che, a dispetto delle sanzioni e delle dichiarazioni, gli stati europei potrebbero non essere in grado di funzionare senza massicce importazioni di greggio da Mosca.

La Russia esporta anche attraverso i mercati africani e nell’ultimo anno si è registrato un aumento significativo delle esportazioni di petrolio russo verso quel continente. Lo scorso dicembre Mosca ha inviato 214.000 barili al giorno di prodotti petroliferi verso l’Africa (principalmente Tunisia, Marocco e Nigeria), all’incirca tre volte tanto i valori del dicembre 2021 e probabilmente questa cifra aumenterà a seguito degli ultimi divieti imposti dall’UE.

In tutto ciò, le grandi compagnie petrolifere stanno registrando i loro più ingenti profitti annuali di sempre. Nel corso del 2022, le cinque grandi compagnie petrolifere hanno più che raddoppiato i loro profitti rispetto all'anno precedente. ExxonMobil ha registrato i profitti più alti fino ad oggi per qualsiasi compagnia petrolifera occidentale con 59,1 miliardi di dollari. Shell ha annunciato i maggiori profitti nei 115 anni di storia della società, Chevron e Total Energies hanno stabilito incassi senza precedenti con decine di miliardi di dollari. Questo è stato possibile grazie al forte aumento del prezzo del petrolio causata, come appena descritto, dalla guerra russo-ucraina.

La crisi energetica scaturita a seguito del conflitto avrebbe dovuto gettare le basi per un’accelerazione del processo di transizione energetica ma fin’ora si sono registrati solo enormi profitti per l’industria dei combustibili fossili vedendo ancora lontani gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

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Foto: ExxonMobil