Distruggere la cultura per distruggere un popolo: dai Taliban all’Isis

(di Roberto Colella)
06/03/15

Dopo aver fatto saltare la tomba di Giona e distrutto il tesoro archeologico di Ninive i jihadisti dell’Isis non si fermano più e radono al suolo il sito di Nimrud con dei bulldozer. “Il nostro profeta ci ha ordinato di rimuovere queste statue”, spiega l'uomo che compare nel video.

“Le opere d'arte che sono dietro di me - continua - sono idoli e dei costruiti al posto di Allah da persone che vissero centinaia di anni fa”.

Nimrud fu fondata dal re Shalmaneser (1274-1245 avanti Cristo) e divenne capitale dell'impero assiro sotto Assurbanipal II (883-859 avanti Cristo) arrivando ad avere 100.000 abitanti.

I primi scavi risalgono al 1845 e proseguirono fino al 1873. Ripresero poi nel 1949 e andarono avanti fino alla metà degli anni '70 portando alla luce resti del palazzo reale, basamenti, sculture, statue. In eccellente stato di conservazione fu quindi trovata una statua di Assurbanipal II ed enormi sculture alate con la testa di uomo e il corpo di animale oltre oggetti di avorio.

Ma la furia wahabita dell’Isis non si placa e punta il dito anche contro le piramidi egizie. Il portale Islam Web ha lanciato una fatwa proprio contro le Piramidi e la Sfinge in quanto idoli contrari alla fede islamica. Da qui l'appello a tutti i jiahisti dell'Isis affinché li facciano saltare in aria. Una minaccia terrificante ripresa dalla stampa egiziana.

Ma attenzione ancora una volta a non condannare il vero Islam. I veri musulmani posizionarono queste imponenti opere (alcune in più antiche di 3000 anni fa) in musei riuscendo a conservarle per circa 1400 anni.

In passato la memoria va alla distruzione dei Buddha di Bamiyan da parte dei Taliban. Nel marzo 2001, secondo l'agenzia di stampa France Press, un decreto dichiarò: “In base al verdetto del clero e alla decisione della Corte Suprema dell'Emirato Islamico, tutte le statue in Afghanistan devono essere distrutte. Tutte le statue del paese devono essere distrutte perché queste statue sono state in passato usate come idoli dagli infedeli. Sono ora onorate e possono tornare a essere idoli in futuro. Solo Allah l'Onnipotente merita di essere adorato, e niente o nessun altro”.

Il 19 aprile 2004, durante un'intervista ad un giornale pachistano, il Mullah Mohammed Omar dichiarò: “Io non volevo distruggere i Buddha di Bamiyan. Alcuni stranieri vennero da me e dissero che avrebbero voluto restaurare le statue che erano state lievemente danneggiate a causa delle piogge. Questo mi scandalizzò. Pensai questa gente insensibile non ha riguardo delle migliaia di esseri umani che muoiono di fame, ma sono così preoccupati per oggetti inanimati come i Buddha. Questo era estremamente deplorevole, e questa è la ragione per cui ne ho ordinato la distruzione. Fossero venuti per ragioni umanitarie, non ne avrei mai ordinato la distruzione”.

Ma facendo della dietrologia storica, durante la seconda guerra mondiale scandalizzarono le violenze e gli stupri commessi dalle truppe francesi (marocchini) sulle donne italiane. Secondo Ruth Seifert, professore di Sociologia presso la Fachhoschule di Regensburg in Germania, il corpo della donna veniva visto allora, ma anche in alcuni conflitti odierni, come il corpo della nazione che in guerra viene violato dai soldati nemici. Lo stupro di una donna visto come un qualcosa in grado di cancellare a livello simbolico il linguaggio e la cultura di un popolo.

Questa tesi è stata oggetto anche di un progetto riguardante le donne in Mozambico e nello Sri Lanka. L’analisi indica che le donne fossero gli obiettivi principali per colpire nel cuore una cultura. Per la loro posizione culturale e per la loro posizione all’interno della struttura familiare, rappresentano un obiettivo centrale nelle strategie di attacco da parte di alcuni gruppi in tempo di guerra.

Ma oggi l’Isis si serve di un’arma ancora più subdola. Preferisce colpire il tesoro archeologico e il patrimonio artistico per cancellare definitivamente la storia di un popolo colpendolo nelle sue radici storiche.