Le giornate convulse seguite alla conquista di Kobane e di Tikrit da parte degli uomini neri del califfo hanno portato alla ribalta un dilemma che supera la mera semantica per entrare nell'ambito delle operazioni psicologiche, il sedicente stato islamico deve essere catalogato come ISIS (Stato Islamico di Iraq e Siria) o come IS (Stato Islamico)?
La domanda come detto supera la dimensione meramente teorica ed entra nella pratica operativa di un movimento terroristico che in breve tempo ha scalzato il ruolo primario di Al Qaeda.
Chiamarsi stato islamico del levante di fatto comprimeva non solo le aspettative egemoniche di un gruppo organizzato, ma limitava l'impatto mediatico connesso alle capacità operative delle bandiere nere, di fatto sanciva un confine, un limite.
Tenuto invece conto del rinnovato spirito ecumenico con cui agiscono gli uomini di Al Baghdadi era necessario realizzare uno scatto in avanti definendo il conglomerato di fede e terrore con l'appellativo di Stato Islamico.
La rottura dei confini semantici ha uno scopo principale, quello di dimostrare che l'orizzonte del movimento nato tra Siria ed Iraq abbia come end state strategico il mondo intero.
L'atteggiamento descritto e gli obiettivi prefissati potranno apparire al limite della megalomania, ma sono funzionali a superare l'impasse del confronto simmetrico con l'Occidente sul piano fisico, infatti se è vero che il gap relativo agli arsenali militari è pressoché incolmabile, nel dominio cognitivo ed in quello morale IS ha praticamente vinto la partita.
La dinamica di esportare nel mondo i dettami dello stato islamico attraverso coloro i quali hanno svolto un ciclo operativo in Siria o Iraq (Siraq n.d.a.) non solo rafforza lo spirito di appartenenza ad un gruppo, ma aggrava la condizione di indeterminatezza in tutti quegli stati in cui è difficile afferrare la presenza di individui appartenenti al califfato, peraltro l'assoluto solipsismo dei cosiddetti foreign fighters, per quanto attiene alle fasi del reclutamento, ne rende assai complessa l'individuazione e soprattutto massimizza l'efficacia delle attività di propaganda messe in atto dai taglia gole del levante.
Al momento l'occidente non ha strategie, per tale ragione rischia di contribuire in maniera decisiva al definitivo passaggio dall'orizzonte strategico di ISIS verso quello di IS.
(nelle immagini miliziani all'opera in Iraq)