Tra nove giorni il sottufficiale di marina Massimiliano Latorre, dopo un periodo di convalescenza in Italia dovrà fare rientro nel Kerala, la partenza del militare italiano susciterà la solita ridda di polemiche a frammentazione prestabilita che si risolveranno nell’arco di un titolo al tg delle 20, tuttavia il problema rimane.
Certo Latorre potrebbe rifiutarsi di rientrare in India, ma ciò determinerebbe il crearsi di una situazione molto simile al gioco matematico detto: “dilemma del prigioniero”.
Il rompicapo logico-matematico racconta di due prigionieri catturati e reclusi in due stanze separate, ad ambedue vengono prospettati tre destini possibili connessi con la confessione o meno della propria colpa: nel caso in cui uno dei due avesse confessato e l’altro no al prigioniero reo confesso sarebbe stata annullata la pena, mentre all’altro sarebbe stata comminata una pena di sette anni, altra cosa invece se ambedue avessero confessato, allora sarebbe stata data a ciascuno la pena di sei anni, l’ultima ipotesi, quella in cui nessuno dei due avesse ammesso la colpa prevede una pena di un anno per ciascun prigioniero.
Nel caso fucilieri di marina i due prigionieri li abbiamo, Latorre e Girone, mancano le testimonianze da offrire agli accusatori, ma le sostituiremo con il rientro o meno del marò attualmente ricoverato in Italia, infatti il mancato rientro dell’uno comporterebbe verosimilmente l’inasprirsi dei rapporti italo-indiani con conseguente trattenimento dell'altro ad libitum, mentre il rientro nel sub-continente di Massimiliano Latorre determinerebbe il ricominciare del girone dantesco di rinvii fatto dalle corti indiane, ultima ipotesi, peraltro estrema sarebbe un intervento militare italiano con conseguente esfiltrazione di Girone dall’India e conseguente processo in Italia.
È chiaro che l'ultima scelta nel suddetto elenco oltre a scomodare il dilemma del prigioniero ci addentrerebbe nella logica aristotelica ed in particolare nelle ipotesi dell’irrealtà, quanto ai primi due esempi appaiono percorribili, ma pongono comunque l’India in una condizione di vantaggio.
Sembrerebbe allora che la concessione di un periodo di convalescenza e relativo prolungamento della stessa a favore Latorre sia stata una finezza diplomatica finalizzata a distruggere le ultime velleità italiane di salvare capra e cavoli.
Il nostro sottufficiale di marina farà rientro in India e non solo la querelle non troverà soluzione per molti e molti anni ancora, ma resterà un macigno sulla credibilità diplomatica italiana, andando peraltro ad avvalorare la tesi di chi ritiene il dilemma del prigioniero un gioco che non ha soluzioni connesse all’approccio logico, ma d'altronde nell’affare marò di logico fino ad ora abbiamo visto ben poco.