Laura Hillenbrand
Ed. Mondadori
pagg. 457
“Un’incredibile storia vera” recita la copertina di questo libro. Un'esagerazione? Tutt’altro: sulla vita di Louie Zamperini, il protagonista di questo pregevole lavoro, sono stati scritti almeno tre libri ed è stato girato un film con lo stesso titolo, diretto da Angelina Jolie (uscito in Italia all’inizio del 2015). Eppure di questo uomo e delle sua vita che si può a ragion veduta definire incredibile, fino a poco tempo fa non sapevo niente.
Quando mi sono imbattuto nel trailer del film della Jolie, mi incuriosì molto la storia alla base della sua trama, anche perché si trattava di una “storia di guerra”, perciò ero deciso a vederlo. Tuttavia è un periodo della mia vita in cui quelli legati al cinema ed ai film sono ricordi ormai sbiaditi, soppiantati da una realtà fatta di fatine con ali di farfalla e tacchi a spillo, varia fauna parlante (compresa un’insopportabile porcellina), un orso e una bambina siberiani e da tanti, tanti altri simpatici personaggi fantastici, amatissimi dalla nostra piccola “dittatrice” mediatica. Per fortuna successivamente ho scoperto l’esistenza della biografia da cui è stato tratto il film, scritta da Laura Hillenbrand dopo ben sette anni di lavoro, tra ricerche documentali ed interviste. Ciò dovrebbe già dare il senso della “grandezza” ed eccezionalità della vita di Louie Zamperini, scomparso il 2 luglio 2014, alla veneranda età di novantasette anni.
In breve considero il libro della Hillenbrand come un classico che dovrebbe albergare nelle librerie di ognuno di noi in quanto è sì una biografia, ma è anche un libro storico-militare in cui sono riportate molte vicende belliche del teatro di guerra del Pacifico, rigorosamente arricchite con statistiche, aneddoti e molti particolari su velivoli, tecnologie e tattiche impiegate. Ciò è il frutto del rigoroso ed imponente lavoro di ricerca effettuato dall’autrice presso archivi disseminati in tutto il mondo. Inoltre gli episodi riportati dai personaggi intervistati per scrivere il libro sono stati attentamente verificati dall’autrice mediante controlli incrociati.
Tuttavia, quello della Hillenbrand è anche un romanzo appassionante, in cui brilla l’amore incondizionato e immenso di una mamma che non si arrende alla realtà che vorrebbe un figlio prima dato per disperso e poi dichiarato morto in azione nel Pacifico. È un libro in cui a tale amore infinito e puro viene contrapposto il “male assoluto”, incarnato in un soldato giapponese, padrone incontrastato delle vite dei malcapitati prigionieri a lui affidati. Louie non riuscì mai a incontrare il malvagio carceriere dopo la sua liberazione ma con un gesto non comune, ispirato dalla propria fede religiosa ritrovata proprio grazie alle vicende belliche, lo perdonò nonostante tutto il male che gli procurò durante la prigionia. Due e anni e mezzo di inferno, durante i quali ”l’Uccello”, come il caporale giapponese era soprannominato dai prigionieri, si dedicò in modo particolare ad annientare Louie, umiliandolo continuamente, privandolo dei diritti e dei bisogni primari e mantenendolo in un permanente stato di terrore. Ogni momento della giornata poteva essere l’ultimo vissuto dal prigioniero americano e ogni pestaggio dovuto ad uno scatto d’ira dell’Uccello o ad una sua sadica voglia di sfoggiare il proprio potere, rischiava di terminare con la sua morte. Come quella volta in cui Louie, stremato dalla denutrizione e dalla malattia, fu colpito senza pietà da ben 220 pugni e rimase per diverso tempo appeso tra la vita e la morte.
Infine lo considero anche un libro di denuncia e di riscatto, in cui vengono riportate alla luce le tremende sofferenze che i prigionieri di guerra alleati hanno patito nei campi di prigionia giapponesi. Sofferenze che in molti casi hanno continuato a funestare l’esistenza dei sopravvissuti, anche dopo la loro liberazione (le statistiche riportate in merito sono davvero impressionanti). Eppure questa importante pagina di storia fu frettolosamente sacrificata e lasciata cadere nell’oblio, in nome delle necessità politiche del secondo dopoguerra. Secondo l’autrice ciò fu in gran parte dovuto al processo di “riconciliazione” tra gli Alleati ed il Giappone intrapreso poco dopo la fine della guerra, per mere opportunità politiche. Il comunismo all’epoca avanzava rapidamente anche verso oriente e la riconciliazione con il Giappone fu funzionale al blocco dei paesi Occidentali per arrestarlo sulle sponde occidentali del Pacifico.
Infine, credo che sia un libro utile a tutti noi, presi dai nostri grandi e piccoli drammi quotidiani. La storia di Zamperini, infatti, dimostra come sia possibile superare quasi ogni tipo di difficoltà grazie alla forza d’animo, alla fede ed alla determinazione di preservare ad ogni costo la propria dignità.
Per questo ultimo aspetto della vicenda raccontata dalla Hillerbrand ho deciso che la mia prossima lettura sarà il libro scritto da Zamperini stesso, con David Rensin: “Vivi! La vita che vuoi”. Credo che Louie si sia guadagnato il diritto di poter dare qualche buon consiglio di vita!
Non mi rimane che provare a riassumere in poche righe (non è facile) quanto raccontato nel libro.
Louie proveniente da una umile famiglia italoamericana, astro nascente dell’atletica (partecipa alle Olimpiadi di Berlino del 1936), subito dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale si arruola nell’Army Air Corps (l’Air Force non esisteva ancora). Dopo aver combattuto alcune furiose battaglie aeree nei cieli Pacifico quale ufficiale puntatore di un bombardiere B-24 “Liberator”, sopravvive ad un disastroso ammaraggio dovuto ad un guasto tecnico. Quindi vaga nell’oceano a bordo di un gommone insieme al pilota ed a un mitragliere (che morirà di stenti), senza cibo ed acqua per ben 47 giorni e più di 3.000 chilometri, sfuggendo alle fameliche fauci degli squali e alle mitragliate degli aerei giapponesi. Quindi, una volta catturato, viene internato in diversi campi di prigionia nipponici per più di due anni e mezzo in cui, ridotto a pelle ed ossa e gravemente malato, oppone tutto se stesso all’obiettivo dell’Uccello di annientarlo fisicamente e moralmente. Più di una volta è sul punto di mollare e soccombere eppure, a volte grazie anche al supporto degli altri prigionieri, sopravvive incredibilmente fino al giorno della propria liberazione. Tuttavia, a distanza di anni il suo demone continua a perseguitarlo nei sogni, fino a farlo precipitare nel baratro dell’alcolismo e della depressione. Finalmente, durante il sermone di un predicatore a cui è costretto ad assistere dalla propria moglie, si ricorda di una solenne promessa che un giorno, mentre era alla deriva nell’oceano, fece al Signore. Quindi con il perdono e la misericordia riesce a ritrovare la propria pace interiore ed a scacciare dalla propria vita e una volta per sempre, il demone con gli occhi a mandorla (che non riuscirà mai ad incontrare). Una vita che poi Louie dedicherà interamente agli altri ed in particolare ai giovani, con una predilezione per quelli definiti “difficili”.
Un vero eroe. Un esempio di vita.
Ciro Metaggiata