Jurij Gagarin
Edizioni Pgreco , Milano 2013
pagg. 214
“Vengo da una famiglia comune, una famiglia di lavoratori come ce ne sono milioni nella mia patria socialista. I miei genitori sono due semplici russi ai quali la Rivoluzione d’ottobre ha dato una vita piena e dignitosa.” Inizia così il diario di colui che il 12 aprile 1961 sarà il primo uomo a vedere il mondo dal cosmo a bordo della navicella Vostok–1, Jurij Alekseevic Gagarin.
Nato il 9 marzo 1934 in un villaggio a nord di Mosca, terminato il ciclo di istruzione obbligatoria, egli si trasferì a Mosca per frequentare una scuola professionale per apprendere il mestiere di fonditore.
“Il fuoco è forte, l’acqua è più forte del fuoco, la terra è più forte dell’acqua, ma l’uomo è più forte di tutti.” Queste furono le parole con cui fu accolto dal caposquadra, quando fece il suo ingresso nella sua nuova scuola. Trasferitosi successivamente a Saratov, frequentò il tecnicum industriale per perfezionarsi nel mestiere di fonditore. La frase dello scienziato russo Tsiolkovski,"l’uomo non resterà eternamente legato alla terra. Nella sua corsa verso la luce e lo spazio, supererà prima i confini dell’atmosfera e successivamente conquisterà tutto lo spazio del sistema solare" contribuì a far nascere in lui un’attrazione irresistibile verso il cosmo. A Saratov inoltre, mentre portava a compimento gli studi di tecnico-fonditore, iniziò i primi voli presso un aeroclub.
“Ti piace dunque l’aereo? – chiese l'istruttore. Non riuscii a dargli una risposta. Mi mancavano le parole. In quel momento solo la musica avrebbe potuto esprimere la mia gioia durante il volo.”
Superati brillantemente gli esami all’aeroclub, il suo desiderio fu quello di diventare pilota militare. Fu cosi che partì per la scuola aeronautica di Orenburg, città della steppa, dove avrebbe dovuto imparare a pilotare gli aerei a reazione. L’8 gennaio del 1956 giurò ed il 7 novembre 1957 divenne pilota militare e tenente dell’Esercito sovietico, in coincidenza con il quarantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, mentre oramai, con il lancio in orbita del satellite sovietico Sputnik, il 4 ottobre 1957 era stata aperta la via al cielo.
Il 14 settembre 1959 il Lunik II fu la prima nave spaziale ad arrivare sulla Luna. Gagarin, sempre più attratto dal cosmo, presentò domanda di ammissione al gruppo di candidati cosmonauti. Superata la prima fase delle selezioni fu trasferito presso un’altra base, per completare la preparazione. Tradizione voleva che i sovietici entrassero nelle fila del partito di Lenin alla vigilia di un avvenimento decisivo della loro vita. Cosi fece Gagarin che fu accolto nel partito il 16 giugno 1960, ricevendo, un mese dopo, la tessera n.0890927, mostrata con orgoglio alla madre ed alla moglie Valia. Dopo la sfortunata conclusione della missione spaziale della cagnetta Laika, il 19 agosto 1960 fu messa in orbita una navicella con a bordo le cagnette Strielka e Biella.
“Per la prima volta nella storia, a conclusione di molte rivoluzioni attorno al pianeta, degli essere viventi erano tornati salvi dal cosmo alla terra. Questo importante avvenimento provava la sicurezza assoluta della nave cosmica alla quale saremmo stati affidati.”
Intanto continuavano gli allenamenti, comprendenti paracadutismo, prove di centrifuga, prova del vibrostand (un apparecchio che imitava le vibrazioni dell’astronave con i motori a razzo in funzione), adattamento allo stato imponderabilità e simulazione di volo in un modello di cabina spaziale.
“Trasferito al cosmodromo di Baikonur, arrivò finalmente il giorno del lancio, il 12 aprile 1961. Avevo davanti a me non soltanto una stupenda creazione della tecnica ma anche un’opera d’arte impressionante.” Questo era il pensiero del pilota Gagarin al momento del suo imbarco sulla cosmonave Vostok. “I potenti motori del missile sembravano inventare una musica del futuro forse ancora più commovente e più bella delle grandi opere del passato.”
“Il volo prosegue normalmente. Sopporto bene lo stato di imponderabilità” - affermò dopo il distacco del missile vettore dalla nave cosmica. Quindi iniziò la fase di rientro con l’ingresso nell’atmosfera. Tutto andò come previsto. “Le ali sovietiche erano cresciute.”
Promosso maggiore sul campo, Jurij Gagarin venne insignito da Krusciov del titolo - primo fra gli uomini - di pilota cosmonauta dell’Unione Sovietica e, rivolgendosi alla moglie Valentina Ivanovna, nella Piazza Rossa, lo stesso Krusciov si felicitò dicendo: “Nessuno poteva garantirle che gli addii fatti a Juri Alexeievic prima della sua partenza per il volo cosmico non fossero gli ultimi.”
Egli fu “la massima rappresentazione del mito dell’uomo sovietico: bello, bravo, studioso, laborioso, impegnato.”
Gianlorenzo Capano