Tahar Ben Jelloun
Le Ondine
pagg. 179
Terrorismo, anarchia, stato di diritto, resistenza. E ancora Isis, islamismo, società civile, kamikaze, utopia. Parole diverse, significati diversi, spesso difficili da capire per gli adulti, ancora di più per i giovani. E proprio a questi, alle nuove generazioni, si rivolge Tahar Ben Jelloun nel suo ultimo libro “Il terrorismo spiegato ai nostri figli”.
Un dialogo con sua figlia quello che l’autore immagina. Lei che come tanti giovani sta crescendo con il timore di non essere al sicuro, in una società continuamente sotto attacco e con molte domande che non trovano risposta. Proprio a queste domande Tahar Ben Jelloun cerca di dare risposta convinto che ai giovani e ai piccoli vada detta la verità sempre, scegliendo ogni volta le parole e i toni adeguati. Così, come in una lezione, alternando definizioni a esempi pratici e concreti, spesso ricorrendo a fatti storici, l’autore cerca di spiegare la natura del terrorismo, ponendo l’attenzione sull’importanza delle parole, sulla responsabilità di educare e sul rapporto non negoziabile della verità. D’altronde: “spiegare non è giustificare né rendere innocenti; si tratta di consentire a colei o colui che si pone delle domande di capire meglio ciò che succede”.
Definizioni e fatti storici aiutano il lettore a porre le basi di una conoscenza oggettiva del fenomeno terroristico. E poi le domande, quelle che ognuno di noi almeno una volta, pensando a uno qualsiasi degli attacchi di questi ultimi anni, credo si sia posto: “bisogna avere paura dell’Islam?”, “Esiste una soluzione?”. A queste, l’autore risponde così: “bisogna avere paura di coloro che si servono di questa religione per governare e dominare gli altri; sì, i jihadisti sono una minaccia. Quanti sono? Difficile dirlo…L’Occidente deve inventarsi una contropropaganda, lavorare per smontare quel sistema di comunicazione basato sulla menzogna, sullo snaturamento di una religione e sulla passione per la morte”.
Educazione, lotta al razzismo, lavoro quotidiano nelle scuole, nelle famiglie e nei media: sono queste, secondo l’autore, le attività da svolgere per aiutare i giovani a liberarsi dal sentimento della paura e per recuperare tutti coloro che, invece, si sono lasciati trascinare nei sentimenti di odio e menzogne.
Anita Fiaschetti