Conosce il greco e il latino e nel 1525, quando la Sorbona proibisce lo studio del greco per evitare che si possano leggere i testi sacri in greco e sollevare problemi, chiede di passare nell'ordine dei benedettini, dove avrebbe potuto continuare i suoi studi e le sue letture. In seguito studia medicina e esercita la professione di medico in diversi ospedali a Lione. Nel 1542 pubblica "Gargantua e Pantagruele", il primo di cinque libri, l'ultimo dei quali esce postumo nel 1562.
I libri hanno successo ma sono condannati all'Indice dalla Sorbona che li giudica eretici.I suoi libri non si possono certo considerare classici, nei testi infatti gli argomenti più trattati sono il sesso, le funzioni corporali, il cibo e il vino, conditi dalla inventiva dell'autore, in tutti i campi, ma anche dalla sua vastissima cultura.Ma veniamo al testo e cominciamo da una avvertenza dell'autore.Mai avvertenza fu tanto gradita dai suoi lettori e io la riporto integralmente:
"Lettori amici, voi che m'accostate,Liberatevi d'ogni passione,E leggendo, non vi scandalizzate,Qui non si trova male ne infezione.E' pur vero che poca perfezioneApprenderete, se non sia per ridere:Altra cosa non può il mio cuore esprimereVedendo il lutto che davoi promana:Meglio è di risa che di pianti scrivere,Chè rider soprattutto è cosa umana."
Ed in effetti la sua opera immensa e particolare, in tante occasioni, se non ridere, fa sorridere per i doppi sensi, ma non è per tutti e non sempre è facile comprendere tutto il testo se non si è dotati di un grosso bagaglio culturale di tipo classico e linguistico. Nel prologo l'autore chiarisce il punto con un paragone tra i Sileni e la sua opera. I Sileni erano dei piccoli contenitori usati nelle farmacie per custodire medicinali e spezie. Contenitori sui quali erano spesso raffigurate immagini buffe e fantastiche. I Sileni erano preziosi, dunque, per il loro contenuto nascosto, non per l'apparenza. Così secondo l'autore, a ben guardare, la sua opera è più preziosa di quanto può apparire ad una prima lettura.
Rabelais nei suoi cinque libri fa sorridere ma allo stesso tempo insegna, a chi è in grado di capire, usando la difficile arte dei simboli.
Così, attraverso i suoi strani personaggi: Gargantua, Pantagruele suo figlio, Panurge e frà Giovanni, Rabelais esplora il mondo fantastico o reale che sia, muovendosi non solo nello spazio della fantasia ma anche nel tempo e delle lingue.
Ogni capitolo è intriso di conoscenze antiche e moderne (per i tempi), di inventiva e linguistica, di saggezza popolare e filosofia, di misteri delle religioni del mondo reale e di ridicoli personaggi o personaggi ridicolizzati dall'autore.
Un libro enorme e complesso che però, a mio parere, non può mancare nella biblioteca personale.
Alessandro Rugolo