La decomposizione (o ricomposizione) della comunità internazionale segue vie sempre nuove e non tutte coerenti e/o chiare. È un fatto che diversi attori, di cui ancora non si conoscono capacità e affidabilità (e stabilità) si affacciano sulla scena e portano nuovi elementi in aree specifiche. Una di queste è l’Africa, dove in termini nuovi si ripresentano quelli della ‘Scramble for Africa’, una fase che per circa ottanta anni, approssimativamente il 1830 e 1911 ha visto le potenze, tutte europee, concorrere per accaparrarsi territori e ricchezze di quel continente.
Mentre molto si sa (o si presume di sapere) sulle ambizioni di Russia, Cina, ma anche delle aspirazioni e ambizioni di Francia1, USA2, Turchia3, India4, UE5 e altri, poco si sa su quelle delle nazioni del Golfo. Queste, all’interno della area multipla del mondo arabo-islamico, per circostanze peculiari, a cominciare dalle enormi disponibilità finanziarie, rappresentano un mondo a parte di quella frastagliata comunità che va dall’Atlantico fino alla Mesopotamia.
Sino ad ora schierate nel cosiddetto mondo occidentale, queste nazioni da un certo periodo cercano di trovare una via autonoma dall’ingombrante partenariato con gli USA e Europa, anche cercando di aumentare la loro influenza in Africa e anche ponendosi in concorrenza con Washington e Bruxelles. Questa analisi si riferisce più agli stati aderenti al Gulf Cooperation Council6 che all’organizzazione in quanto tale, che al di là delle fastose e velleitarie riunioni, è poco più di una ‘Morley’ politica.
Storicamente, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno avuto il maggior numero di interazioni con l'Africa sub-sahariana (definita come quelle aree del continente a sud degli stati arabofoni nordafricani situati sul Mediterraneo) mentre il Bahrain ne ha meno di tutti. L'Oman ha legami storici con la costa orientale dell'Africa, mentre il Qatar è diventato più attivo nel continente soprattutto da quando la sua rivalità con l'Arabia Saudita e gli EAU Uniti si è surriscaldata nel 2017, a causa dei legami militari del Qatar con la Turchia7, della percezione che fosse troppo favorevole nelle sue relazioni con l'Iran e le organizzazioni terroristiche islamiste. L'Arabia Saudita, il Kuwait e gli EAU sono diventati attivi nel continente africano durante gli anni '70, in particolare dopo la guerra arabo-israeliana del 1973, quando molti paesi africani hanno interrotto le relazioni diplomatiche con Israele a causa dell’arrivo delle truppe israeliane al di là Canale di Suez. Durante gli anni '70 e '80, l'Arabia Saudita, il Kuwait e gli EAU hanno lanciato delle politiche di aiuto allo sviluppo in Africa e hanno persino lavorato per lo stesso scopo del leader libico Muammar Gheddafi nel continente, dove lui aveva grandi progetti, quando le attività erano dirette a raccogliere sostegno per il mondo arabo nel suo conflitto contro Israele. Da allora gli investimenti e le politiche commerciali, nonché il contrasto alle attività della Repubblica islamica iraniana in Africa8, sono diventati più importanti per l'Arabia Saudita e, in anni più recenti, per gli EAU e Qatar. Questi ultimi rivaleggiano con i sauditi in questi sforzi e nel considerare Turchia e Iran come rivali dirette per l'influenza nel continente africano, nonostante un (apparente) miglioramento delle relazioni.
Negli ultimi quindici anni, Arabia Saudita, EAU e Qatar, hanno rafforzato i legami economici e di sicurezza attraverso con il continente africano, in primis nella regione del Corno d’Africa e estendendoli progressivamente verso l'Africa sub-sahariana. Emirati, sauditi e qatarioti lavorano in questa regione con l'obiettivo di costruire lo status di potenza internazionale agendo da protagonisti negli affari e nei conflitti del continente, ma è fondamentale sottolinearlo non in quadro di cooperazione tra di essi, semmai di rivalità più o meno aperte e le intese che si sono registrate sono dovute a necessità tattiche, come nel caso del Sudan9.
Come suaccennato, sebbene Arabia Saudita, EAU e Qatar hanno una tradizione di contatti con le realtà africane, la crisi finanziaria globale del 2007 è stato il booster per reindirizzare i loro investimenti verso l'Africa. Con il rallentamento delle economie occidentali, le economie africane in rapida crescita sono diventate un'esca attraente. Le monarchie del Golfo, sempre concorrenti e mai solidali, hanno rafforzato le loro strategie di diversificazione economica e riduzione della dipendenza dagli idrocarburi investendo nei mercati africani, soprattutto quando i prezzi del petrolio sono crollati nel 2014.
L'esperienza delle società del Golfo nel settore energetico le rende particolarmente attraenti per gli stati africani che cercano di sviluppare la propria industria energetica. Inoltre, la capacità di questi paesi arabi di realizzare progetti infrastrutturali su larga scala è anche una potente attrazione per gli stati africani, sempre alla ricerca di un rapido sviluppo10.
Il comune patrimonio religioso ha anche favorito il rafforzamento dei legami. Quando le economie occidentali sono entrate in crisi, alcuni leader africani hanno chiesto aiuto economico alle monarchie del Golfo, e lo hanno fatto facendo appello ai loro legami religiosi. L'espansione degli aiuti allo sviluppo nel continente serve anche a rafforzare la loro reputazione tra i musulmani africani, promuovendo al contempo i propri interessi economici11.
Man mano che i loro interessi economici in Africa sono cresciuti, anche Arabia Saudita, EAU e Qatar hanno ampliato la loro presenza militare, in primo luogo nel vicino Corno d’Africa12.
Infatti, oltre a sostenere gli sforzi contro la pirateria nelle acque somale13, hanno potenziato le loro capacità militari costruendo le loro prime basi nel Corno d'Africa14 La causa scatenante in questo caso è stata la partecipazione alla guerra nello Yemen, nazione particolarmente significativa nel contesto del nuovo ordine globale, in cui i traffici marittimi sono strategici e da dove si può controllare il traffico marittimo da e per il Mar Rosso, Canale di Suez (e, di conseguenza, il Mediterraneo), e Mare Arabico. È anche il guardiano asiatico dello stretto di Bab el Mandeb. In entrambe le sezioni dello stretto, tra l'isola yemenita di Perim e il porto di Gibuti, così come tra le isole yemenite Hanish e la striscia di isole eritree, è largo meno di 10 miglia. Ciò implica che il traffico marittimo attraverso lo stretto può essere facilmente controllato (e/o minacciato).
Nel caso degli emiratini e dei sauditi, nonostante le loro sostanziali differenze e contrapposizioni15 hanno anche intensificato la cooperazione militare con l'obiettivo di svolgere un ruolo di primo piano nelle operazioni internazionali per combattere il terrorismo nel Sahel. In questo senso, sotto il patrocinio saudita, nel 2015 è stata lanciata la Coalizione militare islamica contro il terrorismo (IMCTC)16.
Questa piattaforma ha notevolmente migliorato la cooperazione militare e la condivisione dell'intelligence tra le monarchie del Golfo e gli stati africani. In questo contesto, nel 2017 l'Arabia Saudita e gli UAE hanno contribuito rispettivamente con 100 e 30 milioni di dollari alla forza multinazionale G5Sahel17. Negli ultimi anni i Paesi del Golfo hanno aperto decine di ambasciate nell'Africa sub-sahariana e sono intervenuti diplomaticamente nei conflitti africani con l'obiettivo di accrescere il loro prestigio internazionale. Il più recente è il Sudan, dove, ancora una volta Arabia Saudita ed EAU sostengono ciascuna delle fazioni in lotta, senza parlare della Libia, dove EAU sostiene apertamente il governo di fatto della Cirenaica.
La percezione delle incertezze e debolezze delle policies degli Stati Uniti dal continente ha in parte motivato questi interventi. Con Washington in una posizione non chiara, le monarchie arabe sembrano determinate nel cercare uno spazio18.
Quello che appare differente, nella azione di queste nazioni è la disponibilità di completare gli accordi di pace con importanti incentivi economici, questo mentre altri ‘honest brokers’ hanno fallito, anche perché non avevano la disponibilità /o la volontà (o la mentalità da souk) come nel caso dell'accordo di pace di Jeddah del 2018 tra Etiopia ed Eritrea, sponsorizzato dai sauditi e dagli Emirati e accompagnato da promesse di investimento19.
Vi è una linea di pensiero che vede positivamente che la diplomazia si basi anche sul principio della pace per denaro. Infatti, senza fondi, nel caso succitato, la pace sarebbe stata impossibile e che proprio in questa condizione risiede la sua fragilità. Nel caso dell'accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea, oltre all'apertura economica agli interessi del Golfo, vi è, tra le altre cose, la costruzione di un oleodotto tra i due Paesi da parte degli EAU e di una ferrovia che colleghi l'Etiopia con il porto di Assab in Eritrea20.
Va inoltre notato che dal 2021 l'emirato di Abu Dhabi lavora come mediatore nella disputa tra Egitto, Etiopia e Sudan sulla spartizione del fiume Nilo21.
Nel caso della crisi che ancora travaglia il Sudan, al suo esplodere per quanto più vicina al generale Abdel Fattah al Burhan (mentre gli EAU sono apertamente sostenitori del generale Mohamed Hamdan Dagalo, "Hemeti" comandante degli ex Janjaweed), l'Arabia Saudita, insieme agli USA ha avviato una iniziativa diplomatica riunendo a Jeddah i rappresentanti dei due gruppi opposti, anche se senza risultati. Inoltre ha partecipato all’evacuazione di civili stranieri sulle sue navi facendoli sbarcare nelle sue basi sulla costa orientale del Mar Rosso22.
Emirati Arabi Uniti
La volontà di sviluppare una vera politica africana è stata avviata dagli EAU dopo la crisi finanziaria del 2008, ha deciso per riorientare la tua strategia di investimento internazionale. La spinta è stata tale che diverse aziende occidentali, già operanti a Dubai, la hanno riconfermata, come base da cui operare nei paesi africani per le condizioni fiscali vantaggiose e i collegamenti diretti con le principali capitali africane. Inoltre, Dubai ha attirato un numero crescente di uomini d'affari africani, che hanno scelto questo emirato come base per operare investimenti. Il numero di società africane registrate presso la Camera di commercio e investimenti di Dubai è aumentato in modo esponenziale nell'ultimo decennio e gli EAU puntano decisamente sull’Angola, paese in grande crescita come hub di espansione continentale23.
Tuttavia, accanto agli interessi economici, gli EAU hanno importanti drivers di sicurezza, come il contrasto dell’estremismo religioso in particolare a quello portato avanti dalla galassia dei Fratelli Musulmani24. La instabilità diffusa nel Medio Oriente - l'ascesa dello Stato islamico, il crollo della Libia, il conflitto in Siria, la crisi senza fine di Libano e Irak, il sempre traballante Egitto e la crescente influenza dell’Iran (e il connesso problema yemenita) ha scatenato timori paranoici nelle leadership delle nazioni del Golfo; la minaccia dei gruppi affiliati ai Fratelli Musulmani, è considerata esistenziale hanno se anche una presenza limitata all'interno degli Emirati. La loro ascesa ha allarmato i leader degli EAU, soprattutto perché i conflitti nel mondo arabo sembravano sempre più intrecciati, con eventi in un paese che si riversavano negli altri.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno attuato con molti paesi africani quello che alcuni hanno definito il suo "modello egiziano"25 supporto diplomatico, militare e finanziario a attori politici stabili che sono visti come i più capaci di contenere i movimenti islamisti. Così ha agito, oltre che in Egitto, in Yemen e Sudan. In questo senso, gli EAU condizionano i loro aiuti allo sviluppo e i loro investimenti al fatto che le autorità africane mostrino sostegno ai loro orientamenti strategici, cioè che aderiscano alla loro agenda contro l'islamismo politico. Gli EAU sono il quarto più grande paese investitore nel continente africano a livello mondiale — dopo Cina, Stati Uniti e Francia — e il maggiore in assoluto tra gli Stati del Golfo26.
Tra il 2016 e il 2021 gli EAU hanno investito circa 1,2 miliardi di dollari nell'Africa sub-sahariana e sono tra i primi dieci importatori di beni e prodotti di base del continente. Si stima che il commercio non petrolifero tra gli Emirati e l'Africa ammonti a 25 miliardi di dollari l'anno. Negli ultimi quindici anni il volume degli scambi tra gli EAU e il continente africano di prodotti diversi dagli idrocarburi è cresciuto del 700%. Gli investimenti degli Emirati si indirizzano verso telecomunicazioni, energetico, miniere (oro e coltan)27 agricoltura, infrastrutture portuali, dove spicca la presenza della Dubai Ports (DP) che gestisce attualmente alcuni dei più importanti terminal portuali dell'Africa sub-sahariana: Dakar (Senegal), Berbera (Somalia), Maputo (Mozambico) e Luanda (Angola), Bosaso (Puntland, Somalia). A Gibuti, la DP ha gestito anche il porto di Doraleh fino alla risoluzione del contratto da parte del governo locale nel 201828. DP ha inoltre ottenuto una concessione per la costruzione di un centro logistico a Kigali (Rwanda) Inoltre, sono in fase di negoziazione nuovi progetti in Sudan e Madagascar. Da parte sua, Abu Dhabi Ports gestisce il porto di Kamsar (Guinea). Gli investimenti portuali e di acquisizione di terreni agricoli sono parte della strategia per la sicurezza alimentare, in quanto gli EAU importano il 90% del consumo interno29.
Come con l'Arabia Saudita, il conflitto nello Yemen ha reso la regione del Corno d'Africa la principale area strategica in cui gli EAU hanno dispiegato una propria missione militare, le cui prestazioni hanno consolidato il mito (molto mitizzato, in verità, anche a causa degli scadenti risultati ottenuti delle forze saudite) della ‘piccola Sparta del Medio Oriente’. All'inizio del conflitto nello Yemen, gli EAU erano allarmati dall'avanzata dei ribelli Houthi nei pressi dello stretto di Bab Al Mandeb, poiché si stava sollevando la possibilità che un gruppo alleato iraniano controllasse quel punto vitale del commercio degli Emirati30.
Ma oltre alla già citata Angola, gli EAU stanno estendendo la loro presenza anche in Africa Occidentale, e nel Sahel: in Senegal e Guinea, come già detto, gestiscono infrastrutture portuali a Dakar o Kamsar; in Marocco31 Mali, Mauritania, Ciad e Burkina Faso sono stati effettuati investimenti in infrastrutture civili e militari. Nella loro strategia per combattere le forze islamiste e il finanziamento della G5Sahel e vi sono segnali per una ulteriore espansione e penetrazioni nelle zone costiere dell’Africa Atlantica.
Leggi: "Africa, nuovi poteri alla ricerca di spazi (seconda parte)"
1 Boniface P., France: la panne diplomatique? 13.07.2023 IRIS https://www.iris-france.org/177040-france-la-panne-diplomatique/
2 U.S. Strategy Toward Sub-Saharan Africa, August 2022, White House, August 2022
3 Türkiye-Africa Relations, MFA, https://www.mfa.gov.tr/turkiye-africa-relations.en.mfa
4 Wagner C. India’s Africa Policy, SWP 10.07.2019 https://www.swp-berlin.org/10.18449/2019RP09/
5 6th EU-AU Summit: A Joint Vision for 2030, EU Council February 2022, https://www.consilium.europa.eu/media/54412/final_declaration-en.pdf
6 Il GCC è stato istituito nel 1981 e comprende i paesi dell'Arabia Saudita, degli EAU, del Kuwait, del Qatar, dell'Oman e del Bahrain; ad essi si aggiungono con uno statuto incerto Marocco e Giordania, in quanto invitati; in realtà non hanno nessun peso politico, in quanto sopravvivono solo grazie a prestiti e doni dei paesi del Golfo, ai quali in caso d’emergenza, dovrebbero fornire forze militari in caso di emergenza
7 Turkey and the Gulf states: A complicated relationship, DW16.07.2023 https://www.dw.com/en/turkey-and-the-gulf-states-a-complicated-relationship/a-66236291?maca=en-newsletter_en_bulletin-2097-xml-newsletter&r=17279601681379198&lid=2606898&pm_ln=211182
8 Keynoush B., Revolutionary Iran’s Africa Policy, , Special Report, June 2021, King Faisal Center for Research and Islamic Studies, https://kfcris.com/pdf/dd448fcd67b35ab48903bd18c6fcffd160d99d2290923.pdf; When it comes to great power competition in Africa, one competitor is missing: Iran, Atlantic Council 09.05.2023, https://www.atlanticcouncil.org/blogs/iransource/when-it-comes-to-great-power-competition-in-africa-one-equation-is-missing-iran/
9 How Sudan Became a Saudi-UAE Proxy War https://foreignpolicy.com/2023/07/12/sudan-conflict-saudi-arabia-uae-gulf-burhan-hemeti-rsf/, Foreign Policy 12.07.2023; UAE thanks Saudi Arabia for evacuating Emirati citizens from Sudan, 24.04.2023 Al Arabiya, https://english.alarabiya.net/News/gulf/2023/04/24/UAE-thanks-Saudi-Arabia-for-evacuating-Emirati-citizens-from-Sudan
10 Todman W. «The Gulf Scramble for Africa», Center for Strategic & International Studies. Nov. 2018.: https://www.csis.org/analysis/gulf-scramble-africa-gcc-states-foreign-policy-laboratory; Soler Lecha E., Gulf Rivalries Reach North Africa, https://www.iemed.org/publication/gulf-rivalries-reach-north-africa/, IeMed yearbook 2018; Bishku M. B., The Gulf Cooperation Council (GCC) States and Sub-Saharan Africa: In Search of Influence, Security, and New Markets, Journal of South Asian and Middle Eastern Studies, Villanova University, Volume 45, Number 2, Winter 2022, https://muse.jhu.edu/article/846003
11 si veda per il caso saudita, The Evolving Relationship Between Religion and Politics in Saudi Arabia, https://arabcenterdc.org/resource/the-evolving-relationship-between-religion-and-politics-in-saudi-arabia/, Arab Center, Washington DC, Hoffman J., 20.04.2022
12 sulle performaces delle forze armate delle nazioni arabo-islamiche cfr. de Atkine N., Why Arabs Lose Wars MERIA, Middle East Review of International Affairs, Vol. 4 No. 1/March 2000, https://ciaotest.cc.columbia.edu/olj/meria/meria00_den01.html; Pollack K. M., The U.S. Has Wasted Billions of Dollars on Failed Arab Armies https://foreignpolicy.com/2019/01/31/the-u-s-has-wasted-billions-of-dollars-on-failed-arab-armies/, Foreign Policy 31.01.19
13 Afyare E. Said M., The Role of the GCC Countries in Ending Piracy in the Horn of Africa, Arab Center for Research and Studies, 01.09.2016
14 Neil M., The Foreign Military Presence In The Horn Of Africa Region, SIPRI Background, April 2019
15 Clashes in Southern Yemen: A Renewed Saudi Arabia-UAE Rivalry?, https://gulfif.org/clashes-in-southern-yemen-a-renewed-saudi-arabia-uae-rivalry/, Gulf International Forum 09.04.2020
16 Joint Statement on the Formation of the Islamic Military Alliance https://embassies.mofa.gov.sa/sites/usa/EN/PublicAffairs/Statements/Pages/Joint-Statement-on-the-Formation-of-the-Islamic-Military-Alliance.aspx, KSA Embassy in USA, 15.12.2015
17 S. Arabia pledges $100 million and UAE $30 million for Sahel anti-terror force, https://www.france24.com/en/20171213-africa-counter-terrorism-sahel-saudi-arabia-pledges-100-million-uae-g5-macron, France 24, 13.12.2017; bisogna ricordare, che nonostante e questi fondi, tra cui assai sostanziosi da parte della UE, altri 100 milioni di euro, e altri quasi 200 da altri donatori, la G5Sahel è stato un clamoroso fallimento, non essendo riuscita a raggiungere nessuno dei suoi obiettivi nella lotta al terrorismo islamico
18 Lons C., Saudi Arabia and the UAE Look to Africa, Carnegie Endowment for International Peace, https://carnegieendowment.org/sada/7756
19 Eritrea - Ethiopia accord signed in Jeddah: Here are the details https://www.africanews.com/2018/09/18/eritrea-ethiopia-accord-signed-in-jeddah-here-are-the-details//, Africa News, 18.08.2018
20 The United Arab Emirates in the Horn of Africa, International Crisis Group. Nov. 2018 https://www.crisisgroup.org/middle-east-north-africa/gulf-and-arabian-peninsula/united-arab-emirates/b65-united-arab-emirates-horn-africa
21 Egypt, Ethiopia hope to reach agreement within 4 months after long dispute over Africa’s largest dam https://apnews.com/article/ethiopia-egypt-dam-dispute-nile-0f71472e426d9399c273d09aedc04e62 AP 13.07.2023
22 Cafiero G. Analysis: Saudi Arabia’s diplomatic energy, soft power in Sudan, 15.05.2023 Al Jazeera, https://www.aljazeera.com/news/2023/5/15/analysis-saudi-arabias-diplomatic-energy-soft-power-in-sudan; Royal Saudi Naval Forces conduct 19 evacuation operations from Sudan, https://saudigazette.com.sa/article/632198, Saudi Gazette 05.05.2023
23 Plácido G. The United Arab Emirates, Africa and Angola in the new Silk Road, Portuguese Institute of International Relations and Security. https://www.academia.edu/13691974/The_United_Arab_Emirates_Africa_and_Angola_in_the_new_Silk_Road
24 UAE and the Muslim Brotherhood: A Story of Rivalry and Hatred, https://fanack.com/united-arab-emirates/politics-of-uae/uae-muslim-broth..., Fanack, 16.07.2017; Abu Dhabi’s problem with the Muslim Brotherhood, https://www.aljazeera.com/news/2018/5/26/abu-dhabis-problem-with-the-muslim-brotherhood
25 Egyptian Diplomacy and International Relations https://www.realinstitutoelcano.org/en/work-document/egyptian-diplomacy-and-international-relations-wp/ El-Kamel H., Real Instituto Elcano, 13.04.2010; la vera differenza tra i due modelli, è che quello originale, quello egiziano, dispone di risorse incomparabilmente minori a quelle degli EAU
26 https://www.statista.com/statistics/1122389/leading-countries-for-fdi-in-africa-by-investor-country/
27 Abu Dhabi's grand gold and coltan designs in the DRC, Africa Intelligence, 06.04.2023 https://www.africaintelligence.com/central-africa/2023/04/06/abu-dhabi-s-grand-gold-and-coltan-designs-in-the-drc,109932235-eve
28 con il deteriorarsi delle relazioni bilaterali, gli EAU hanno firmato un accordo con l’Eritrea per una base militare dotata di aeroporto ad Assab, da dove partivano gli attacchi contro gli Houti nello Yemen
29 The United Arab Emirates in the Horn of Africa, International Crisis Group, Ibidem
30 Johnsen G. D., The UAE’s Three Strategic Interests in Yemen, 24.02.2022 The Arab Guldf States Institute in Washington, https://agsiw.org/the-uaes-three-strategic-interests-in-yemen/
31 a riprova della pervasività e influenza degli EAU, questo ha finanziato l’acquisto e le spese di manutenzione per l’esercito marocchino, quasi completamente equipaggiato con sistemi di tipo occidentale, di un certo numero di veicoli da combattimento da fanteria BMP3, di produzione russa, in servizio anche presso i reparti di fanteria meccanizzata le forze di terra degli EAU; questo in previsione che contingenti di Rabat operino insieme a quelle di Dubai in maniera strettissima
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