Ucraina: l’attacco atomico russo, il Lend-Lease Act e la Guerra totale

(di Emilio Tirone)
22/05/22

Se l’evoluzione degli scontri in Ucraina dovesse continuare tramutandosi, come auspicano gli Americani, in un totale collasso delle forze russe,i tale da inibire totalmente la loro capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati, compromettendo le posizioni già raggiunte e addirittura permettendo l’umiliazione di possibili puntate offensive nemiche che violino il proprio territorio nazionale, la probabilità di un ricorso a un uso tattico dell’arma nucleare diventerebbe quasi una certezza. L’interrogativo, a quel punto, non sarebbe più se i Russi potrebbero usare l’atomica ma quando.

Da molte parti si minimizza la possibilità di un tale scenario:

“Ritengo che probabilmente i Russi continueranno a lanciare minacce e avvertimenti sull’uso di armi nucleari, ma non penso che le useranno perché non gli daranno nessun vantaggio sul campo di battaglia.” (tenente generale Ben Hodges).ii Ma questa rassicurazione, già di per sé preoccupante per il doppio utilizzo del “probabilmente” e del “penso”, al vaglio sia dottrinale sia di una seria analisi militare, risulta riduttiva se non illusoria.

I discorsi minimizzanti di numerosi esperti e “analisti”iii possono servire a tranquillizzare l’opinione pubblica ma non possono cancellare la realtà dell’efficacia dell’offesa atomica.

L’impiego nucleare tattico, sotto forma di attacco improvviso e tempestivo, è stato dottrinalmente concepito proprio perché la sua potenza distruttiva, contro obiettivi tatticamente remunerativi, offre la possibilità di ridurre, localmente ed efficacemente, il potenziale bellico avversario, determinando in tal modo favorevolmente il rapporto di forze tra attacco e difesa.

Tale utilizzo è indubbiamente, nell’immediato almeno, altamente pagante, soprattutto a fronte dell’incapacità avversaria di controbattere con analoghe misure. Sia che tali armamenti siano adoperati secondo criteri di impiego difensivi, sia offensivi, sia, in modo proficuo, consecutivamente in entrambi i modi, contro obiettivi fissi e/o mobili.

Non dimenticando l’esperienza sovietica nel campo NBC, sia materiale sia dottrinale,iv l’unico passo alternativo da parte russa, prima dell’impiego nucleare tattico, potrebbe essere quello delle armi chimiche, da utilizzarsi in modo locale e massiccio. Ma tale provvedimento risulterebbe certamente tatticamente meno risolutivo a fronte di una unanime condanna internazionale e di possibili ritorsioni avversarie. Ancora più improbabile l’offesa biologica, che renderebbe insensate le accuse fino ad oggi rivolte agli Stati Uniti di aver condotto sperimentazioni segrete sul suolo ucraino.

Il tipo di operazioni fin qui condotto dai Russi ha escluso l’impiego atomico tattico a supporto della manovra offensiva, dove avrebbe trovato, e ancora troverebbe, valido utilizzo contro la resistenza statica avversaria, spazzando rapidamente via gli ostacoli e le forze che svolgono azioni di contenimento, di ritardo e logoramento, al fine di stabilire condizioni di superiorità, sia pure locali e temporanee, necessarie per poter imprimere la ricercata, e mai raggiunta, accelerazione al proprio ritmo d’azione e portarla a un termine risolutivo. Le difficoltà incontrate dai Russi sembrano invece essere giunte a un punto tale da rendere plausibile una sempre maggiore iniziativa da parte ucraina.

Il supporto di armamenti forniti dagli Stati Uniti e dai Paesi occidentali inizia a far sentire il suo peso, mentre ulteriori e più cospicui aiuti, per quantità e qualità, stanno per giungere in teatro. Inizia a palesarsi la possibilità, dichiarata, di azioni offensive ucraine non solo locali ma di più ampia portata, tese non solo a rallentare e ad arrestare le forze russe ma a disarticolarle e annientarle. Una situazione che militarmente e politicamente, in campo internazionale e interno, la Russia non può permettersi.

In realtà politicamente la Russia non può consentire nemmeno l'eventualità di subire l’iniziativa ucraina passando in difensiva. Se costretta a questo scenario il ricorso alle armi nucleari tattiche per ribaltare la situazione si presenterebbe come un’opzione possibile, nonostante i gravi rischi che le ripercussioni internazionali presentano. A quel punto, infatti, coordinando l’eventuale difesa statica, interposta a un’offensiva generale ucraina, l’impiego del fuoco atomico e il successivo rapido impiego di forze mobili in controffensiva, risulterebbe per i Russi una strategia valida e quindi tentatrice. Il fuoco atomico, infatti, utilizzato contro i concentramenti di forze, specie corazzate, impedirebbe la possibilità avversaria di conseguire quella necessaria superiorità per condurre azioni manovrate nello spazio. Verrebbe, al contrario, raggiunto lo scopo di ribaltare le condizioni di difficoltà e ristabilito quel rapporto di forze, tra attacco e difesa, necessario per creare le condizioni per la riuscita della reazione e del movimento in profondità lungo le direttrici create, avendo conseguito immediate via di facilitazione nel vuoto determinatosi nel dispositivo avversario.

Lo scenario che si sta delineando è preoccupante. Il supporto dell’Occidente all’Ucraina, nel mettere con le spalle al muro la Russia, senza possibilità di mediazioni e puntando invece sulla sconfitta militare, lascia poche opzioni a Mosca. Sempre più in campo occidentale, o almeno nelle sue dirigenze politiche, si sta affermando l’idea che l’invio massiccio di armamenti di qualità possa essere la soluzione per salvare l’Ucraina sconfiggendo la Russia. E quanto più massiccio è questo aiuto più rapida sarà questa soluzione.

“L’Ucraina può evitare un lungo scenario di guerra se ha armi a sufficienza e fornite velocemente” - parola di Wesley Clark e Philip Breedlove, entrambi generali a quattro stelle americani e con un passato da comandante supremo delle forze della NATO in Europa.v

Una prospettiva, però, che superficialmente non tiene conto della volontà russa di non volersi piegare.

Se gli Americani hanno usato strategicamente due bombe atomiche per accelerare la conclusione di una guerra già vinta, senza farsi scrupolo di colpire la popolazione civile inerme, causando centinaia di migliaia di morti, perché dovremmo aspettarci che i Russi non usino delle armi nucleari tattiche su obiettivi militari limitati per vincere una guerra che potrebbero perdere?

L’aria che si respira è sempre più quella dell’ultima guerra mondiale.

L’Ukraine Democracy Defense Lend-Lease Act, approvato dalla Camera dei rappresentanti e dal Senato degli Stati Uniti d’America, permette l’invio di aiuti militari, armi e attrezzature, in modo agile, senza pastoie burocratiche. Un pacchetto di ben 20 miliardi di dollari su un totale di 33 miliardi di aiuti generali.

Il provvedimento ha il suo precedente nel Lend-Lease Act del 1941, più noto come legge “Affitti e Prestiti”, che permise il determinante soccorso all’Impero britannico, all’Unione Sovietica e agli altri Paesi alleati in guerra con la Germania di Hitler, con un contributo complessivo di 49 miliardi di dollari, dal 1941 al 1945vi (il raffronto economico deve tener conto che un dollaro americano del 1940 equivale a circa 20 attuali)vii. Quando all’epoca fu approvato gli Stati Uniti mantenevano formalmente la propria neutralità. Ma l’enorme flusso degli aiuti che ne derivò, che determinò la tenuta della resistenza inglese e favorì quella sovietica, determinò come corollario due conseguenze da parte tedesca: prima la dichiarazione di guerra agli USA (cui fece seguito quella italiana) e poi quella di guerra totale.

La prima risoluzione parve l’unica possibile per colpire il flusso di rifornimenti che dai porti americani, attraverso l’Atlantico, raggiungeva la Gran Bretagna. Il secondo nel 1943,viii che prevedeva la completa mobilitazione della nazione per “una guerra totale”, fu la reazione materiale alla pressione psicologica esercitata dai rovesci militari sul fronte dell’est e dalla conseguente avanzata sovietica verso i confini nazionali, considerata portatrice, attraverso il bolscevismo, della distruzione della civiltà e dell’identità tedesca ed europea.

Non molto diversamente è oggi visto dalle élite russe l’avanzare del liberalismo occidentale di derivazione anglo-americana.

La Germania nell’ultimo conflitto, dunque, in una situazione simile rispose con la guerra contro chi riforniva i propri nemici e con “guerra totale” di fronte al rischio della sconfitta. Guerra totale, ieri come oggi, significa mobilitazione di ogni risorsa e utilizzo di ogni mezzo disponibile. Ma fra tutti i mezzi disponibili per vincere la battaglia in corso oggi ci sono anche le armi di distruzione di massa, a partire dalle tanto temute armi nucleari tattiche.

Pragmaticamente e freddamente Goebbels nel suo discorso sulla guerra totale sottolineò che di fronte al pericolo “la questione non è se i metodi sono buoni o cattivi, ma se hanno successo”. Oggi, in una situazione pericolosamente sempre più simile, con contesti psicologici affini, analiticamente è legittimo aspettarsi risposte analoghe.

A una attenta riflessione senza pregiudiziali, l’utilizzo da parte russa dell’arma atomica e il land-lease act americano in favore dell’Ucraina risultano strettamente correlati. Questa può sembrare un’affermazione forte ed esagerata ma se, ancora una volta, si guarda alla lezione della storia tale correlazione diventa evidente.

Naturalmente l’utilizzo estremo da parte russa di uno o più ordigni nucleari tattici o dell’offesa chimica non significa automaticamente l’inizio di un confronto militare diretto con l’occidente e l’avvio di una apocalittica escalation nucleare. Però la volontà americana non sembra lasciare altri margini: “La risposta americana non sarebbe necessariamente nucleare e non sarebbe solo americana: la risposta verrebbe dall’intera Alleanza. Potrebbe essere una risposta non cinetica, come un devastante attacco cyber, che provocherebbe danni devastanti all’economia e al governo della Russia. Potrebbe anche essere cinetica, come la distruzione della flotta russa nel mar Nero o delle forze russe in territorio ucraino”. (ten. gen. B. Hodges)ix Queste parole, tralasciando di commentare la discutibile pretesa che la NATO possa intervenire direttamente nel conflitto come se l’Ucraina fosse un suo membro sotto attacco e che Paesi membri dell’Alleanza, come l’Italia, possano entrare automaticamente in guerra a dispetto dei propri ordinamenti giuridici, in realtà non mostrano una soluzione ma solo la determinazione a voler allargare il conflitto senza scongiurare il pericolo atomico. Infatti, in caso di reazione anche solo convenzionale da parte occidentale, comunque, non si allontanerebbe il rischio di un conflitto atomico poiché i Russi, ancora più in svantaggio, per evitare un’immediata sconfitta, non avrebbero altre alternative che l’impiego tattico nucleare contro le forze dell’Alleanza. Ma questa risposta aprirebbe un’escalation inarrestabile. Poiché, da sempre, dottrinalmente l’offesa atomica va in linea di principio rivolta con precedenza e prevalenza contro le sorgenti dell’analoga offesa avversaria, l’escalation sarebbe inevitabile, passando rapidamente dal campo tattico a quello strategico.

Stati Uniti d’America e Cina continuano a evitare il confronto anche politico in un reciproco clima di attesa dell’evolversi degli eventi e dei riposizionamenti geostrategici che deriveranno dal concludersi di questa crisi, preludio di quella che in un altro intervento abbiamo definito la futura “pace fredda” sinoamericana.x Ma mentre Finlandia e Svezia sono state messe sotto l’ombrello atomico inglese in attesa di un loro ingresso nella NATOxi e la Russia minaccia possibili ritorsioni atomiche, lo scenario di un’apocalisse nucleare diventa sempre più realistico. Ma se anche questo fosse solo una remota ipotesi, sarebbe comunque doveroso ricercare una soluzione pacifica. Allontanare questa possibilità sarebbe infatti l’interesse nazionale preminente su tutti e quindi il dovere primario dei responsabili politici.

Di fronte, invece, alla volontà di assumersi il rischio di uno scontro che potrebbe prendere una deriva atomica restano altri preoccupanti interrogativi: quali realistiche contromisure l’Europa e, nel nostro caso, l’Italia intendono assumere? I piani di difesa civile nazionali per la salvaguardia della popolazione in caso di attacco atomico offrono realistiche garanzie?

Le risposte potrebbero essere più inquietanti delle domande.

iCfr. intervista di D. Rossi al tenente generale B. Hodges, ex comandante delle forze armate statunitensi in Europa, Difesa Online (16/05/22),

https://www.difesaonline.it/evidenza/interviste/difesa-online-intervista-ex-comandante-us-army-europe-forniture-di-armi-moderne

iiCfr. Idem

iii E. Tirone, Russia-Ucraina e gli analisti fai da te, Difesa Online (22/03/2022),

https://www.difesaonline.it/evidenza/lettere-al-direttore/russia-ucraina-e-gli-analisti-fai-da-te

iv D. C. Isby, Weapons and tattics of the soviet army, Jane’s Publishing Company, London 1988.

vCfr. D. Rossi, Effetti inattesi delle prime forniture di armi americane agli ucraini, Difesa Online (15/05/22), https://www.difesaonline.it/evidenza/punti-di-vista/effetti-inattesi-del...

viCfr. AA.VV., Infografica della Seconda guerra mondiale, L’Ippocampo, Milano 2019, pp. 36-37.

viii J. P. Goebbels, Discorso della guerra totale, Berlino, 18 febbraio 1943,

https://www.perlaretorica.it/wp-content/uploads/2013/04/Goebbels-discors...

ix Cit. intervista di D. Rossi al ten. gen. B. Hodges,

https://www.difesaonline.it/evidenza/interviste/difesa-online-intervista...

x E. Tirone, la “pace fredda” sinoamericana e il rischio di una “guerra calda” europea, Difesa Online (06/05/2022)

https://www.difesaonline.it/geopolitica/analisi/la-pace-fredda-sinoamericana-e-il-rischio-di-una-guerra-calda-europea