Propaganda e giochi di guerra tra Russia e Ucraina. Col mondo a guardare.

(di David Rossi)
29/11/18

“Scrivere un pezzo che riporta la propaganda di entrambe le Parti, Kiev e Mosca, senza prendere posizione” è il compito con cui mi appresto a lavorare, mentre siedo all’aeroporto di Vienna, in una di quelle postazioni di gomma in stile anni novanta per viaggiatori d’affari che lo rendono così comodo per gli scali di media durata.

Leggo un po’ di propaganda di parte russa e scopro che:

- Le forze navali ucraine avevano più volte tentato manovre “provocatorie” in violazione delle acque territoriali della Federazione russa;

- In particolare, la missione di tre unità navali di Kiev era rivolta a causare la reazione della guardia costiera e dei servizi di sicurezza, l’FSB;

- Sottoposti a interrogatorio, alcuni degli uomini a bordo hanno confermato di aver eseguito ordini precisi del Governo ucraino;

- A tale proposito, documenti scritti a mano e fogli intestati confermano l’intenzione dei leader ucraini di attirare la Russia in una trappola;

- L’obiettivo di Kiev è di innescare una crisi che serva al presidente Petro Poroshenko a riguadagnare consenso, dato che i sondaggi a quattro mesi dal voto lo danno come seconda, terza o quarta scelta degli elettori ucraini;

- Attraverso l’instaurazione della legge marziale, lo stesso Poroshenko mira a influenzare o addirittura annullare le elezioni del prossimo 31 marzo.

La posizione del Governo russo si può ben riassumere nelle parole del presidente Vladimir Putin:

Si tratta di una provocazione orchestrata dal governo ucraino alla vigilia delle elezioni presidenziali di marzo. L’attuale presidente rischia di non andare al secondo turno e quindi pensa di esacerbare la situazione creando ostacoli per i candidati dall’opposizione… (negli anni scorsi) l’Ucraina aveva motivi più seri per imporre la legge marziale nel paese, quando nel 2014 la Crimea decise di unirsi alla Russia, o più tardi, quando il conflitto scoppiò nel Donbass: c’era una guerra ma nessuna legge marziale fu introdotta”.1

Leggo un po’ di propaganda di parte ucraina e scopro che:

- Le forze navali russe e l’FSB da mesi esercitano controlli asfissianti sui traffici navali commerciali nel mare di Azov e nello stretto di Kerch;

- La missione di tre unità navali di Kiev era stata segnalata alle competenti autorità russe;

- Gli “interrogatori” e le “investigazioni” del FSB hanno estorto confessioni sotto ricatti e prodotto documenti falsi;

- A tale proposito, appare palese che Mosca intende rendere impossibile l’esercizio della navigazione nelle acque del Mare di Azov e dello Stretto di Kerch, in violazione degli accordi del 2003;

- Il Parlamento ha accordato solo un mese di applicazione della legge marziale al presidente Poroshenko: questa serve solo a facilitare lo spostamento di uomini e mezzi militari in alcune province senza ogni volta doversi incagliare nella burocrazia interna;

- Le elezioni sono confermate: in Paesi occidentali come l’Italia la campagna elettorale dura 60 giorni, non 120.

Per capire la posizione ucraina, diamo la parola all’Istituto di Studi sul Mar Nero:

Dallo scorso aprile circa 730 navi ucraine o battenti bandiere straniere in partenza o arrivo da Mariupol e Berdiansk sono state fermate e rallentate dai guardiacoste russi per periodi compresi tra 8 ore e 4 giorni. Si tratta di azioni assolutamente arbitrarie condotte dagli agenti dello FSB (il servizio segreto russo). Alcune navi sono state rallentate più volte nello stesso viaggio. Ciò causa un grave danno alla nostra economia. Dai nostri porti sul Mare d’Azov transita il 40 per cento del nostro export, soprattutto grano e acciaio. In più c’è stata la costruzione del ponte russo che collega la penisola di Crimea alla Russia continentale attraverso lo stretto di Kerch. Un’opera lunga 18 chilometri e alta solo 35 metri, sotto la quale non possono transitare le grandi navi da carico. Metà della nostra flotta non può più passare in quelle acque”.2

Sì, in effetti, quello che i media si trovano a riportare è quasi tutta propaganda ed è molto difficile separare i fatti dalla disinformazione. Per dire, nemmeno sappiamo se i marinai e gli ufficiali ucraini in mano al FSO sono 12, 18 o 23: le fonti sono discordanti. Al cittadino europeo nemmeno importa sapere queste cose: se è pro-Occidente, sa già che il capo dei cattivi sta a Mosca… se è filo-Putin, gli ucraini e gli occidentali non hanno mai smesso di assediare la grande Nazione russa… se non gliene importa nulla, fa parte della vasta maggioranza silenziosa.

Ha davvero senso scrivere un articolo del genere, solo sulla propaganda? No! Mi limito perciò a elencare alcuni fatti:

  • Pare evidente che esista un tentativo del Cremlino di imporre un’egemonia navale russa sul Mare d’Azov e sullo Stretto di Kerch. Per la propaganda filorussa, è una necessità, non un fatto da nascondere.

  • Tutti i commentatori concordano nell’affermare che c’è stato un tentativo del presidente ucraino di imporre la legge marziale per un periodo sufficientemente ampio da influenzare le elezioni politiche del 31 marzo, ma non è andato a buon fine perché non aveva la maggioranza parlamentare sufficiente.

  • Per quello che ne sa lo scrivente, nessuno ha reso note le immagini satellitari di quello che è accaduto: sarebbero state utili per evidenziare se il colpevole sia uno dei due Governo o la sfortuna. Non lo ha fatto la Russia che pure dispone di un sistema di monitoraggio, né per ora lo ha fatto la NATO, che non vuol alimentare il conflitto.

  • Se di provocatoria violazione delle acque territoriali russe in Crimea si è trattato, per il diritto internazionale la provocazione e la violazione sono solo negli occhi della Federazione russa e dei suoi alleati, in quanto l’annessione della Crimea alla Federazione russa è riconosciuta solo da Afghanistan, Cuba, Nord Corea, Kyrgyzstan, Nicaragua, Sudan, Syria e Zimbabwe. Per tutti gli altri, molto semplicemente non si tratta di acque territoriali russe3.

  • Siamo di fronte a un conflitto che dura da poco più di quattro anni e ha provocato 10.500 morti (di cui un quarto civili), quasi 25.000 tra feriti e mutilati, 1,7 milioni di profughi che dalle regioni di Crimea, Donesk e Luhansk si sono riversati in Ucraina e 900.000 all’estero.

È ipotizzabile, come nessuno dice apertamente, un conflitto diretto tra le forze ucraine e russe? Purtroppo, sì. Qualunque episodio potrebbe costituire il casus belli. Le reciproche accuse di aver compiuto omicidi politici, di aver violato il territorio dell’altro e di minacciare interessi strategici della controparte sono all’ordine del giorno.

Con quali conseguenze? Possiamo solo divertirci a disegnare scenari, dato che non sappiamo da cosa partirà la crisi e quindi in quale direzione evolverà. Sappiamo solo che prima o poi si potrebbe innescare…

Esiste uno scenario demenziale dell’occupazione russa dell’intera Ucraina. Dico solo che richiederebbe due terzi delle forze russe e probabilmente perdite militari, politiche e economiche tali da compromettere irrimediabilmente la solidità dell’attuale leadership russa.

Esiste uno scenario del “sogno russo” del risvegliare l’obiettivo del 2014 da indurre manu militari negli oblast (province, regioni) di Karkiv, Dnipropetrovsk, Zaporizia, Kherson, Mykolayiv e Odessa a seguire le orme della Crimea. In questo scenario, dopo essere arretrate sotto i colpi devastanti dei Russi, le forze ucraine si arroccano a difesa di Kiev e della “Fortezza occidentale”.

Esiste uno scenario dello stress test sulla Russia: in effetti, le forze armate ucraine del 2018 non sono né quelle irregolari dello Stato islamico, né quelle modeste della Georgia, tantomeno quelle ucraine - inesistenti - del 2014. È facile immaginare che gli Stati uniti e il Regno unito non si farebbero scrupoli a fornire Kiev di moderni equipaggiamenti in modo massiccio. Insomma, in questo scenario Mosca ha dare una dimostrazione delle proprie capacità - o meno - in ambito militare, tecnologico e strategico davanti al mondo, in un Paese con un buon numero di centrali nucleari possibili vittime di errori di targeting. Ne vale la pena?

In ogni caso, è probabile che un simile conflitto determinerebbe, a Washington e a Londra più che a Bruxelles, Parigi e Berlino, la necessità di definire, una volta per tutte, il limes orientale dell’Occidente e dove comincia l’area egemonica russa, con conseguenze anche nella regione baltico-scandinava.

Dagli italiani, aspettatevi solo che si siedano a guardare chi vince per portarlo in trionfo.

Ecco, il mio aereo sta per partire. Chiudendo il computer, un po’ invidio i nazionalisti ucraini, i filo Putin, gli atlantisti e gli antioccidentali: su questo caso, hanno idee certe e vedono il mondo in bianco e nero. La crisi ucraina, con tutto il suo potenziale di morte e rovina, per loro ha una chiave di lettura semplice. In fondo, imbottirsi della droga della propaganda aiuta a non pensare. Perché se ci pensi bene, questa crisi mette i brividi.

   

1 Il Manifesto, 28 novembre 2018.

2 Corriere della Sera, 29 novembre 2018.

3 Anticipo il lettore che parlerà di diritto all’autodeterminazione e regione abitata da russi. Tutte bellissime parole, ma valgono anche per l’Alto Adige / Sud Tirolo? Se sì, il lettore è purtroppo nemico dell’integrità del nostro Paese e francamente non merita commenti. Se no, allora la giustificazione non esiste perché i due casi sono in effetti identici.

(foto: MoD Fed. russa / Cremlino / Governo Ucraina / MoD Ucraina)