Il Covid non è solo un’emergenza sanitaria; la sottile linea rossa che unisce gli eventi si sta ancora delineando e contorna un quadro gravido di conseguenze.
Partire da un contesto scientifico, e dall’organizzazione che lo incarna, l’OMS, obbliga ad espandere il panorama delle relazioni internazionali che, seppur apparentemente incardinate in un contesto istituzionale, mostrano la consueta propensione all’anarchia.
OMS: forte di 7000 collaboratori è vincolata ad un fattore fondamentale: il denaro. Ad oggi gli USA sono stati il maggior contributore con una partecipazione pari a circa il 15% del bilancio; l’argento spetta alla Fondazione di Bill e Melinda Gates, per una quota appena inferiore al 10%. Stando al bilancio biennale, le risorse ammontano a circa 4,8 Mld di USD, con una forte incidenza dei finanziamenti volontari che variano annualmente, ed a cui si aggiungono i versamenti non sempre puntuali in USD e franchi svizzeri dei 196 stati membri1.
Negli anni in cui le disponibilità sono scemate, è emersa l’influenza di Stati e finanziatori dotati di forza politica ed economica, tanto che nel 2017 circa l'80% delle risorse risultava destinato a soddisfare i progetti indicati dai donatori.
Se gli USA persistessero nella decisione di tagliare i fondi, l’OMS dovrebbe o ridimensionarsi, oppure ricorrere ulteriormente alla generosità degli altri contributori volontari, con gli USA sempre in prima posizione; possiamo dire che è solo per la filantropia (!) dei soliti noti che l’OMS riesce a portare avanti i suoi compiti tuttavia nel rispetto vincolante delle volontà dei finanziatori, specialmente della Gates Foundation che alimenta anche Gavi Alliance, oggetto di critiche nel 2013 sia da parte di Medici senza Frontiere per i prezzi dei vaccini, sia di Antoine Flahault2, per cui “…l’Oms è costretta a tenere conto di quello che Gates ritiene prioritario”3.
Le difficoltà dell’OMS, specialmente durante la fase 1 della pandemia, sono state sintomatiche sia dell’assenza di multilateralismo politico, sia dell’indebolimento di credibilità della governance difesa da Cina e Russia, e culminata con le critiche del Wall Street Journal circa ritardi, contraddizioni, passività, elogi affrettati.
Il volto dell’OMS è quello dell’etiope Tedros Adhanom Gebreyesus (foto), successore della cinese Margaret Chan (foto) in carica per 10 anni, primo direttore generale africano e primo non medico nella storia dell’Agenzia.
Il dottor Tedros non è solo uno scienziato, ma anche un politico sagace e trasversale; iniziato nel 1986 il suo cursus nel Derg4 come analista del Ministero della Salute, quando il regime di Menghistu comincia a mostrare i primi segni di cedimento si trasferisce a Londra, dove acquisisce notorietà studiando la malaria e pubblicando su alcune delle riviste scientifiche più titolate5. Sostenitore del Tigray People’s Liberation Front, poi confluito nel Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo che abbatte Menghistu nel 1991, rientra in Etiopia solo nel 2001 per ricoprire nel 2005, con l’ascesa di Meles Zenawi, il vertice del dicastero della Salute. In carica dal 2005 al 2012 Tedros adotta la International Health Regulation dell’OMS6, promuove l’utilizzo dei vaccini incontrando il vivo apprezzamento sia di Gavi sia della National Foundation for Infectious Diseases, che gli ha permesso di conquistare nel 2011, primo non americano, il Jimmy and Rosalynn Carter Humanitarian Award; nel 2012 ricopre l’incarico di ministro degli Esteri, forte delle relazioni globali che ha saputo stringere anche con i Clinton e con Gates.
Solo luci? No, anche ombre dovute sia ad un presunto insabbiamento delle epidemie di colera scoppiate in Etiopia tra il 2006 ed il 2011, sia riportate dal New York Times e relative ad un ipotizzato coinvolgimento nelle violente repressioni governative etiopi contro l’opposizione.
Un attore sempre presente nella vita politica di Tedros è stata la Cina che, dal 2000 in poi, ha prestato all’Etiopia, per le sue infrastrutture, più di 12 miliardi di USD; quale ministro degli Esteri Tedros ha sostenuto scambi bilaterali fino a quasi 4 Mld di USD nel 2015, agevolando la partecipazione di Pechino ai progetti delle dighe sul Nilo.
La geopolitica dell’acqua, con la Grand Ethiopian Renaissance Dam, la maxi diga sul Nilo Blu che l’Etiopia intende trasformare nella più grande riserva idroelettrica africana, ha portato Tedros al confronto con Sudan ed Egitto, quest’ultimo a rischio di una forte decurtazione delle risorse idriche, ambedue intenzionati a percorrere la strada obbligata della negoziazione politica. È già da allora che Tedros è divenuto, appoggiato dalla Cina, la figura di riferimento dell’Unione Africana all’OMS, indirizzando una svolta terzomondista ed inciampando sulla nomina di Robert Mugabe7 come ambasciatore dell’Agenzia.
Sfortunatamente Tedros vedrà a lungo la sua fama legata alla gestione della pandemia di Covid. Al di là della tempistica delle comunicazioni, culminate con la dichiarazione pandemica dell’11 marzo, le criticità si suddividono tra negligenze sanitarie ed equilibrismi politici che hanno portato l’OMS tra l’incudine americana ed il martello cinese; una situazione accentuata peraltro dalle notizie riportate dall’Associated Press che ha reso noti carteggi ed audio in cui l’OMS, internamente, rivelava la sua impotenza verso l’omertà cinese, intaccata dal Wall Street Journal e nuovamente incalzata dalla richiesta internazionale di indagini indipendenti; una richiesta rimandata e difficilmente attuabile dato l’improbabile consenso a svolgere il suo mandato sul territorio cinese perché "based on the presumption of guilt".
Il Partito Comunista Cinese, dati crisi economica e rischi di isolamento internazionale, rischiando sia di cadere in una “trappola di Chernobyl”8 sia di rimanere ancorato alle immagini di Piazza Tien an Men, sta tentando di spostare il focus dell’attenzione internazionale su altri teatri, in primis quello interno americano.
L’arrendevolezza di Gebreyesus alla Cina andrebbe dunque rivista, ma il rifiuto di ricevere la delegazione di Taiwan, dal 2017 privata su pressioni cinesi dello status di osservatore OMS, ha incentivato gli USA, in piena campagna elettorale, a tagliare i finanziamenti ad un’organizzazione valutata ormai come sbilanciata e fuori dal controllo americano; beninteso, questo non esime da responsabilità i governi occidentali che si sono illusi di poter evitare o contenere il contagio.
Africa: i legami tra Pechino ed Africa sono asimmetrici, specialmente con Paesi sì arretrati ma strategicamente rilevanti e su cui esercitare un soft power espresso con la diplomazia delle mascherine, con prestiti a lunghissimo termine, con delocalizzazioni produttive ed uso di tecnologia cinese.
Nonostante la pandemia, la Cina per l’Africa non ha preventivato cancellazioni dei debiti, tanto da far interpretare l’impossibilità di restituire i prestiti quale chiave cinese per ottenere vantaggi strategici diretti, come il controllo di aree titolari di rendita geopolitica e non solo in termini di risorse (Etiopia e Corno d’Africa), ed indiretti, come quello ottenuto nel controllo delle agenzie ONU.
L’Etiopia, che non ha fermato i voli da e per la Cina, demograficamente seconda solo alla Nigeria, ha recentemente rinegoziato il suo ingente debito estero con Pechino. La Cina, che ha supportato Addis Abeba nella realizzazione e nel lancio del suo primo satellite, ha investito nella ferrovia Addis-Gibuti, che strategicamente raggiunge la prima base navale cinese in Africa a Doraleh, e ha reso l’Etiopia non solo un partner fondamentale nella Belt and Road Initiative, ma anche una leva per rimanere nel continente; non a caso Addis non ha appoggiato la proposta di sanzioni ONU vs. la Cina per la violazione dei diritti umani in Tibet.
Mentre per l’UE l’Etiopia è un beneficiario di aiuti secondo la direttrice nord sud, per la Cina è un alleato ricco di risorse politico-diplomatiche9 e militari in un contesto continentale in evoluzione, soprattutto in Somalia, Somaliland e Sudan, un alleato interessato ad alleggerire la dipendenza da Gibuti dove punta a creare una base per stanziare, a lungo termine, una flotta con la benedizione della Francia, interessata a riacquistare influenza nell’area, a contenere la Cina e ad intervenire nel processo delle privatizzazioni etiopi.
Per il momento la nostra linea rossa arriva qui, evidenziando tuttavia aspetti che ritroveremo presto: come risolverà la Cina il suo “paradosso della strategia”10? E soprattutto, malgrado il lavorio diplomatico, come reagiranno i Paesi africani ad una possibile perdita di sovranità conseguente al mancato saldo dei debiti?
1 USA (115 milioni circa di USD e 118 milioni di franchi svizzeri), Cina (57 e 58), Giappone (40 e 41 milioni), Germania (29 e 29), UK (21 e 22), Francia (21 e 21), Italia (15 e 16), Canada (13 e 13), Russia (11 e 11)
2 Direttore dell’Istituto di Sanità Globale della facoltà di medicina dell’Università di Ginevra
3 Sovradimensionamento dei fondi destinati alla lotta per la poliomielite in remissione rispetto a quelli previsti per l’Aids
4 Giunta militare marxista-leninista che nel 1974 aveva detronizzato Haile Selassie
5 Annals of Tropical Medicine and Parasitology, The Lancet, Nature e Parasitologia
6 Prevenzione delle malattie epidemiche
7 Primo ministro dello Zimbabwe dal 18.4.1980 al 31.12.1987; presidente dal 31.12.1987 al 21.11.2017. Accusato di aver instaurato un regime dittatoriale dopo un potere quasi quarantennale, si è dimesso da Presidente dello Zimbabwe, dopo il colpo di stato del 15 novembre.
8 Prof. Laris Gaiser
9 È sede dell’Unione Africana
10 Prof. L. Gaiser, il Paese invece d’accumulare potere ne avrà sempre meno a causa dell’aumento costante dell’opposizione internazionale.
Immagini: web / EURONEWS / ONU