La crisi ucraina aumenta di giorno in giorno e sono numerose le tesi di analisti e sedicenti "esperti". La posta in gioco è notevole e non bisogna limitare la prospettiva ad una visione limitata ma aumentarne la quota, fisica e temporale.
Si sta giocando una partita a scacchi. Chi è abituato al gioco della dama dovrebbe, quanto meno, avere la decenza di abbassare la voce. Chi poi non ha fonti e/o non è mai stato in un luogo, in un momento tanto delicato, dovrebbe tacere.
Difesa Online, anche internamente, è un'arena di discussione ma anche di dibattito, talvolta acceso.
Ho deciso di realizzare una breve intervista a due analisti della redazione geopolitica di questo giornale: David Rossi ed Andrea Gaspardo. Le loro diverse valutazioni sono certamente personali ma frutto di due prerogative fondamentali: esperienza diretta dei Paesi e contatti in loco.
Spero apprezzerete, magari arricchendo la discussione (nei commenti su Facebook) con il vostro pensiero sull'argomento.
Come va interpretata la crisi in Ucraina?
(David Rossi) Fanno più rumore centinaia di aerei con la bandiera rossa che sorvolano Taiwan o decine di migliaia di truppe russe ammassate al confine con l’Ucraina? È più pericolosa la Cina comunista amputata di un frammento del Celeste impero, Formosa1 appunto, o la Russia privata dell’Ucraina, tassello senza il quale non può ricostruire l’Impero che fu? Nel dubbio, a Washington le due sfide sono viste come convergenti, non parallele dato che è fin troppo evidente che Putin alza la tensione da questo lato dell’Eurasia per offrire alla superpotenza americana l’opportunità di dialogare per evitare di doversi impegnare su due fronti, Europa e Pacifico.
Insomma, se non volete dirottare una parte dello sforzo per contenere la Cina nel contenimento anche della Russia, vi conviene venire a patti. A questo gioco gli USA si prestano, perché permette, aumentando la deterrenza verso la Federazione russa, di tenere separata l’Europa e, in particolare, la Germania, dall’abbraccio con Putin & C. Che il gigante industriale tedesco e quello militare russo abbiano da tempo messo su famiglia insieme è fin troppo evidente: sotto Schroder e Merkel si è alimentata una vera e propria dipendenza energetica tedesca dal gas di Putin. A Washington e Londra nessuno nasconde l’irritazione. Non a caso, durante i colloqui con Putin, Biden non ha smesso di ripetere che le misure economiche ostili alla Russia sarebbero state intraprese dagli Stati Uniti insieme ai loro alleati. Anche quelli più vicini al Cremlino.
Gli USA non possono permettersi di dislocare truppe americane in Ucraina, ma nemmeno possono lasciare mano libera al Cremlino, anche se questo ha il costo di diventare strabici a forza di guardare ai due lati dell’Eurasia: se abbandonassero al proprio destino Kiev, a vantaggio della Federazione russa, tutto sommato una potenza regionale con velleità globali, che cosa direbbero a Taiwan? Per non parlare di Giappone, Arabia Saudita e Israele…
(Andrea Gaspardo) Quella ucraina è la crisi di un sistema-paese che dall'indipendenza dall'Unione Sovietica fino ad ora non è mai riuscito a stabilizzarsi e a trovare un suo percorso di sviluppo economico e socio-politico autonomo e coerente. Su questa crisi di natura interna si è innestata anche una crisi esterna causata dal tentativo da parte degli Stati Uniti e dei loro partner occidentali di trasformare l'Ucraina (esattamente come la Georgia, la Moldavia e l'Azerbaigian) in un elemento destabilizzante ai danni della Russia.
Da parte russa vi è l'assoluta necessità di proteggere i propri interessi nazionali in quello che i politologi e gli analisti geopolitici chiamano “Estero Vicino”. Tale area, che comprende grosso modo tutti i territori delle repubbliche ex-sovietiche, eccezion fatta per le tre baltiche, viene chiamata dai russi “ближнее зарубежье” (blizhnee zarubezhe) ed è di fondamentale importanza per la sicurezza nazionale della Russia.
I russi non accetteranno mai che una forza esterna, di qualsiasi natura, a loro ostile riesca ad attestarsi permanentemente alle frontiere della “Родина” (Rodina - la Madrepatria), esattamente come a suo tempo gli americani non permisero all'Unione Sovietica di schierare i suoi missili balistici a testata nucleare sull'isola di Cuba. Ignorare o, peggio, negare questi fatti significa solo farsi del male.
Ci sarà una guerra?
(David Rossi) Le guerre accadono spesso per errori di calcolo e/o per un’ottimistica (ed errata) valutazione dello scenario e delle conseguenze. Quindi, non si può escludere a priori che la Russia invaderà il territorio dell’Ucraina, magari solo le regioni già occupate dai propri accoliti, immaginando che Washington starà a guardare o che centinaia di migliaia di Ucraini si schiereranno per il “grande fratello slavo-ortodosso”.
A quanto ci risulta, Putin non ha ancora deciso e il suo entourage è diviso sul tema, con una larga parte che vorrebbe evitare di usare lo strumento militare: a Mosca c’è un consenso diffuso sulla necessità di trascinare gli USA in un dialogo sull’Ucraina, non in una guerra.
Per adesso, comunque, ancora non si vede sbandierato il giustificativo2, ad uso interno e internazionale, premessa di una campagna militare: fra i governi NATO c’è un consenso diffuso a evitare di incendiare la situazione schierando personale in Ucraina che non darebbe vantaggi in caso di un conflitto aperto; tantomeno, la propaganda russa si è attaccata, come un cane all’osso, a presunte azioni o leggi delle autorità ucraine contro la lingua, la cultura o la chiesa russe nel Paese.
Niente di niente. Gli slavi orientali e meridionali non spostano truppe se non c’è un “fratello” da salvare. Nemmeno l’Unione sovietica si azzardava a muovere l’Armata rossa senza aver prima messo ben in chiaro che c’erano dei “compagni” in pericolo da soccorrere. Putin non può permettersi una guerra fuori dalla “legalità internazionale” e senza una causa forte che muova a suo fianco non solo la Russia profonda e la Siberia, che lo seguono quasi sempre, ma anche le ricche e intellettuali metropoli della Russia europea.
(Andrea Gaspardo) È estremamente difficile dire con certezza se scoppierà o no una guerra ora. Ricordiamo che la Russia sta conducendo manovre militari su piccola e grande scala (anche assai maggiore di quella che stiamo vedendo ora) alle frontiere con l'Ucraina da almeno 7 anni, cioè da quando la crisi è iniziata.
I russi sono maestri nell'arte della “maskirovka” che è parte organica delle loro tradizioni e dottrine militari almeno sin dall'epoca medievale e della quale esistono innumerevoli esempi. Le attuali manovre potrebbero essere sì il preludio di un'invasione ma potrebbero essere anche un tentativo di fare pressione sull'Ucraina e sull'Occidente in generale per ridurli a più miti consigli.
In ogni caso è bene ricordare una cosa; da anni ormai la Russia è impegnata contemporaneamente in ben due conflitti (Ucraina, dal 2014, e Siria, dal 2015), un' impresa che alla lunga è risultata impossibile da gestire per gli Stati Uniti d'America (ricordiamo tutti i “fallimenti gemelli” di Iraq ed Afghanistan) che avevano ed hanno a disposizione risorse umane, materiali e finanziarie di gran lunga superiori di quelle della Russia. Sebbene le due guerre abbiano senza dubbio portato grandi benefici alla Russia in termini di leve geopolitiche complessive a livello mondiale, nondimeno esse si stanno anche rivelando un peso che la leadership russa dovrà prima o poi affrontare in modo deciso, specialmente in vista del 2024 quando sapremo se l'Era Putin arriverà finalmente alla sua conclusione.
In ogni caso, se l'Ucraina (come la Georgia e la Moldova) fosse veramente intenzionata ad accedere alla NATO, l'invasione russa sarebbe a quel punto inevitabile.
Quali sarebbero le conseguenze in caso di conflitto armato?
(David Rossi) Di tutto, persino la terza guerra mondiale. Non nascondiamoci dietro un dito: Kiev vale Taipei e chi sostiene il contrario farebbe bene a dedicarsi al calcio e non alla geopolitica. Washington non ha schierato forze in Ucraina non per disinteresse, ma per non trasformare un deterrente in un casus belli.
Nello scenario di una rapida invasione dell’Ucraina, fino all’accerchiamento di Kiev, Odessa ecc. la Polonia e la Turchia, ma anche l’Arabia Saudita, sarebbero così tanto nel panico da cercare di dotarsi di un ombrello nucleare proprio.
A parte questo scenario estremo, né Biden né gli altri leader della NATO potranno ignorare l’ingresso ufficiale di un solo soldato russo in Ucraina. Da parte russa, le conseguenze sarebbero la rovina dello Stato e dell’economia: il blocco totale dell’export russo di idrocarburi, il divieto di vendita di derrate alimentari e beni di consumo alla Russia, la sopravvivenza della sola Cina come partner economico, la crisi con l’enorme comunità ucraina impiegata nel Paese3, la fibrillazione delle minoranze, il disfacimento di tutte le alleanze e dei buoni uffici costruiti negli ultimi decenni, la perdita di tutti gli investimenti russi all’estero, la fine degli investimenti stranieri in Russia ecc.
Per l’Europa, la repentina scomparsa del partner energetico ed economico russo provocherebbe un danno che riusciremmo a riparare solo in una decina di anni, salvo il coinvolgimento nella guerra stessa. Nel qual caso, succederebbe come con la Prima guerra mondiale: il livello di libertà e sviluppo del commercio del 1914 è stato superato solo dopo il 2000.
(Andrea Gaspardo) Come hanno dimostrato le esperienze di tutte le guerre convenzionali più importanti succedutesi dal 1991 ad oggi (Guerra del Golfo, intervento NATO in Bosnia, Guerra del Kosovo, Guerra d'Iraq del 2003, Guerra del Libano del 2006, Seconda Guerra del Nagorno-Karabakh del 2020) tali conflitti non possono durare più di 100 giorni. Dopo quella data, il rischio che le fibrillazioni dei mercati finanziari diano luogo ad un collasso sistemico si fanno troppo grandi e le parti in guerra verrebbero poi sottoposte ad una pressione diplomatica multilaterale tale da dover necessariamente interrompere le operazioni, pena danni seri al sistema economico mondiale.
La Russia ha certamente i mezzi e la forza necessaria per piegare l'Ucraina. Inoltre data l'irrilevanza dell'Ucraina nell'abecedario delle priorità degli interessi nazionali di gran parte dei paesi della NATO (Stati Uniti inclusi!), c'è la ragionevole certezza che, in caso di invasione russa, nessuno (a parte forse qualche scalmanato polacco e baltico) vorrebbe veramente “morire per Kiev”, una cosa che invece i russi hanno fatto più volte nel corso della loro Storia.
Quale tipo di danni subirebbe l'infrastruttura economico-sociale dell'Ucraina è al di là della mia capacità di calcolo. Non ritengo invece che la paura di nuove sanzioni o il collasso del sistema economico russo possa risultare un deterrente per Mosca nel caso tutt'altro che remoto che la collocazione internazionale dell'Ucraina si configuri infine come una perpetua minaccia alla sicurezza nazionale russa.
1 L’antico nome dell’isola di Taiwan.
2 Non intendo un generico casus belli: a Bismarck, per tirare in guerra la Francia del secondo impero bastò un telegramma un po’ irrispettoso…
3 Fra il 3 e il 4 per cento della forza lavoro della Federazione russa
Foto: MoD Fed. Russa / Difesa Online